Gas pagato in rubli, le big dell’energia (Eni inclusa) accontentano Putin?
Diverse compagnie energetiche europee hanno già pagato il gas russo in rubli, violando le sanzioni. Altre si preparano a farlo, tra cui Eni
A fine marzo, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto con il quale ha stabilito che il gas deve essere pagato esclusivamente in rubli e non più in euro o dollari, come invece era accaduto fino ad allora. La misura ha terrorizzato i Paesi europei, perché il rischio era quello di non riuscire più ad acquistare il gas senza rispettare le sanzioni applicate dagli stessi europei.
Fin da subito, però, grazie a un tecnicismo venuto in soccorso delle due parti, l’Europa ha potuto continuare a onorare i pagamenti e quindi a rifornire di gas le proprie economie. E la Russia ha potuto fare affidamento su questi introiti anche per proseguire con l’invasione in Ucraina.
Un escamotage per continuare a comprare il gas russo
Il meccanismo di cui stiamo parlando è pressapoco il seguente: fino alla firma del decreto da parte di Putin, i pagamenti avvenivano in euro su un conto della Gazprombank, uno dei pochi istituti bancari russi esclusi dai pacchetti di sanzioni. Da aprile, invece, dopo il decreto di Putin, i Paesi europei hanno aperto due conti speciali, sempre presso Gazprombank, nelle due valute correnti, euro e rubli. In questo modo, gli acquirenti hanno continuato a pagare in euro, e Gazprombank ha convertito la valuta in rubli, trasferendoli sul secondo conto.
Insomma, un escamotage per salvare la faccia che la Commissione europea ha fin da subito criticato, lasciando però correre. Fino ad adesso: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, infatti, è tornata sul metodo di pagamento. Spiegando che il sistema dei due conti è da considerarsi a tutti gli effetti una violazione delle sanzioni.
Anche Eni si prepara a pagare in rubli
La critica della Commissione rischia, però, di arrivare tardi. Secondo quanto riportato da Bloomberg, dopo che la Russia ha interrotto le forniture di gas verso Polonia e Bulgaria, quattro compratori europei avrebbero già pagato in rubli. Piegandosi alla volontà di Mosca. Mentre altre dieci compagnie energetiche avrebbero già aperto conti in rubli. Bloomberg non cita le compagnie coinvolte ma nell’elenco sembra figurare anche l’italiana Eni.
Il colosso energetico italiano ha dichiarato di aver sempre pagato gas in euro e quindi di aver rispettato la linea adottata dal blocco europeo. Ora, però, starebbe chiedendo più chiarezza alle autorità italiane su ciò che è consentito fare. Nel frattempo, «in via precauzionale», scrive la testata statunitense, potrebbe pagare in rubli per evitare il razionamento del gas in Italia.
L’unica cosa da fare è abbandonare il gas russo
Nel suo ultimo intervento, von der Leyen non ha specificato come si possa continuare ad acquistare gas rispettando le regole. Ma al di là delle decisioni che adotteranno Eni e le altre compagnie, questo scenario sembra dimostrare che l’unità del blocco europeo nei confronti della Russia si stia sgretolando.
La società tedesca Uniper ha già annunciato di aver trovato un modo per continuare a pagare in euro, senza violare le sanzioni. Ma la questione cruciale rimane. Indipendentemente dalla valuta che si vuole usare, la decisione che l’Europa è chiamata a prendere il prima possibile è se vuole continuare ad acquistare il gas russo oppure no.
Perché da questa decisione può dipendere il futuro della guerra in Ucraina. Da una parte, i Paesi europei continuano a sovvenzionare il conflitto acquistando combustibili fossili dalla Russia. Mentre dall’altra inviano armi per sostenere la difesa del popolo ucraino. Tra questi pure la Germania, finora la nazione più restia. Un’ipocrisia che si è fatta troppo evidente.