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Corridoi verdi: due gradi in meno piantando alberi

Dalla Colombia un modello per raffrescare naturalmente le metropoli. Milano prende esempio: investimenti su alberi e tetti verdi per spezzare le isole di calore

Medellin, Colombia, alberi e aree verdi © William Pomares/Pixabay

Dalla Colombia, in particolare da Medellin, arriva il successo di una soluzione relativamente semplice ed economica per contrastare il calore crescente nelle città. Basato su un’infrastruttura altamente complessa ma che, per essere installata e gestita, non richiede grandi investimenti in tecnologia e competenze: gli alberi. E, più in generale, utilizza la diffusione strategica del verde pubblico nell’area urbana per mitigare le conseguenze del riscaldamento globale.

Variazione di temperatura annuale media delle città del mondo nel 2050 @ Progetto Future Cities

Forse la seconda città più grande della Colombia è nota ai più per il cartello della droga che porta il suo nome, ma Medellin è soprattutto il centro della maggior parte degli uffici politici e nei suoi quartieri vivono quasi 4 milioni persone. Per dare loro sollievo di fronte all’innalzamento delle temperature, il Comune ha puntato sul progetto Green Corridors, i corridoi verdi. Una soluzione che l’International Union for Conservation of Nature (IUCN) definisce come “azioni per proteggere, gestire e ripristinare in modo sostenibile ecosistemi naturali o modificati, che affrontino le sfide della società in modo efficace e adattivo, fornendo contemporaneamente benessere umano e benefici per la biodiversità“.

Green Corridors, beneficio percepito e quartieri più belli

«Quando abbiamo preso la decisione di piantare i 30 Green Corridors, ci siamo concentrati sulle aree che mancavano di spazi verdi» ricorda il sindaco Federico Gutiérrez in una nota diffusa dalle Nazioni unite. «Con questo intervento siamo riusciti a ridurre la temperatura di oltre 2°C e già i cittadini lo percepiscono». Un’azione studiata e messa in atto nell’interesse della collettività e del Pianeta, perché – ad esempio – induce un minor impiego dei condizionatori d’aria, tra i grandi imputati per il consumo di energia elettrica e l’emissione di gas serra.

Premiato in occasione degli Ashden Awards 2019 nella sezione Cooling by Nature (cioè “Rinfrescare grazie alla natura”), sostenuta dal programma Kigali Cooling Efficiency Program e in collaborazione con Sustainable Energy for All, il progetto colombiano si è infatti dimostrato virtuoso sotto vari aspetti. I corridoi verdi, cioè le fasce della città dove il posizionamento di alberi e piante segue precisi obiettivi di adattamento climatico, hanno portato alla riduzione delle temperature fino a tre gradi, con risultati superiori stimati per il futuro. Ma non solo.

Questa soluzione garantisce ombra a pedoni e ciclisti, raffredda le case e pulisce l’aria lungo le strade più trafficate. Senza dimenticare la riqualificazione estetica e funzionale dei quartieri che naturalmente genera l’introduzione di parchi e aree verdi. Un «eccellente esempio di come i pianificatori e i governi delle città possono utilizzare la natura per una progettazione urbana intelligente», commenta Juan Bello, responsabile Onu per l’ambiente nel Paese, che mette l’accento sulla necessità di proseguire col monitoraggio dei risultati nel tempo.

Green Corridors, il progetto di Medellin (Colombia) per mitigare le temperatureCittà al centro della crisi climatica. E Milano lancia la sua strategia cool

Del resto «circa il 30% della popolazione mondiale è attualmente esposta a temperature potenzialmente letali per almeno 20 giorni all’anno, e le ondate di calore portano già a 12mila morti ogni anno in tutto il mondo», accompagnandosi alla crescita vertiginosa del consumo di energia per il raffrescamento. Numeri impressionanti che, al G7 di Metz di maggio 2019, hanno sostenuto il lancio di programmi internazionali di mitigazione su larga scala.

Visto che quasi il 70% della popolazione globale vivrà nei grandi centri urbani entro i prossimi 30 anni, anche l’impatto delle politiche locali diventa critico. Bene perciò che Atene sperimenti l’abbattimento delle temperature attraverso l’uso dei colori in edilizia e l’attenzione verso il “modello Medellin”, affinché non resti un caso isolato. Tanto che sulla sua scia possiamo annoverare la “strategia Cool”, cioè “fresca”, presentata recentemente a Milano.

Le anomalie termiche sulla città di Milano © Life METRO ADAPT, dati 2014-2018

L’amministrazione meneghina è sempre più consapevole, infatti, che il clima sta cambiando, e, grazie a uno studio del Politecnico cittadino, sa che, dal 2001 al 2017, la temperatura della città è salita mediamente di 2 gradi, in attesa di crescere altrettanto entro il 2050. Per questo ha deciso di intervenire, aderendo al programma 100 resilient cities e formando una squadra dedita alla “resilienza”, cioè la capacità di resistere e rispondere anche alla crisi climatica.

Popolazione sensibile alle anomalie termiche sulla città di Milano © Life METRO ADAPT, dati 2014-2018

Isole di calore: a rischio anziani e bambini

Stando ai dati emersi dal progetto europeo LIFE Metro Adapt rilevati tra 2014 e 2018, le temperature medie nelle notti più calde sono cresciute ugualmente in città e nelle campagne intorno, con valori fino a +4 °C.  «Complessivamente, circa il 24% della popolazione dell’intera Città metropolitana di Milano è esposto al fenomeno “isole di calore“, mentre a rischio dal punto di vista termico e sanitario è il 4% della popolazione totale, ovvero i bambini e gli anziani che vivono in zone in cui il delta termico è più elevato, e che sono circa 125mila».

Obiettivo numero uno è quindi  spezzare le isole di calore, che predominano nelle zone a bassa concentrazione di aree verdi, evidenziando differenziali di temperatura che arrivano fino a 13 gradi centigradi, tra i 28 °C di minima e i 41 °C delle massime nelle zone più calde.

Aree più calde e strutture vulnerabili a Milano © Piero Pelizzaro, Chief Resilience Officer, 2019

Alberi e tetti verdi per abbassare la temperatura

Un bello scarto, che i cittadini non possono non percepire. Il piano di forestazione urbana ForestaMi, lanciato nel 2018, punta a 3 milioni di alberi entro il 2030. Eppure, nel primo anno si è fermato a 16mila: segno che,  al di là della sbandierata collaborazione coi privati, i costi sono l’ostacolo maggiore. Si spende circa un milione di euro per ogni ettaro di piante strappato all’asfalto.

C’è però anche un’altra arma su cui Milano intende investire, quella dei “tetti verdi”, cioè coperti di vegetazione. Una strategia già adottata da altre città europee, come Amburgo. I lastrici solari assorbono calore e CO2, emettendo ossigeno. Il milione di metri quadrati di tetti già verdi potrebbero diventare 13 milioni, secondo l’assessore comunale a Verde e Urbanistica, Pierfrancesco Maran. Nel progetto, i condomìni e i privati cittadini coinvolti in prima persona. Per realizzarli avranno infatti a disposizione sia il bonus fiscale del 50% ereditato dal governo Gentiloni sia un ulteriore finanziamento comunale.