Dolomiti, il maxipiano di Zaia: manie di grandezza sci ai piedi con soldi pubblici
Riunire Cortina, Arabba, Alleghe e Comelico in un unico comprensorio sciistico da 1300 km. Giustificazione? Ridurre le auto. Ma la stazione ferroviaria più vicina dista 40 chilometri
Fosse stato un piano nato dalla mente del “leader supremo” nordcoreano Kim Jong Un e dalla sua megalomania, probabilmente avrebbe suscitato solo un sorriso sardonico. Il fatto che il progetto potrebbe vedere la luce in Italia, in una delle perle naturali più amate da turisti provenienti da tutto il mondo – le Dolomiti – fa un tantino più effetto. Il sogno è del presidente del Veneto, Luca Zaia: costruire un comprensorio sciistico sci-ai-piedi unico al mondo, di quasi 1.300 chilometri di piste e composto da 500 impianti di risalita che circondi e attraversi le vette e le valli dolomitiche dichiarate patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Stiamo elaborando un progetto da 64 milioni per collegare Cortina ad Arabba e al Civetta. Creeremo un carosello che vale il doppio del Sellaronda come chilometri di piste da sci. Creare opportunità per il suo sviluppo: il miglior risarcimento per la montagna. pic.twitter.com/SukhPyrSX1
— Luca Zaia (@zaiapresidente) December 5, 2018
Tutto ruota attorno a Cortina (e ai soldi di Mondiali e Olimpiadi)
Il maxipiano, ça va sans dire, dovrebbe ruotare attorno alla regina delle località montane venete, Cortina d’Ampezzo. Sovrana a dire il vero caduta un po’ in disgrazia insieme allo yuppismo imperante Anni ’80 immortalato dai film dei Vanzina (le rilevazioni dell’Osservatorio Turismo Montano la vedono ancora al vertice tra le località più “trendy” ma lontano dal podio per tutto il resto: qualità di piste, impianti, alberghi, servizi, livello di sicurezza, “garanzia” di innevamento e prezzi).
Però Cortina è benedetta due volte dall’assegnazione dei mondiali di sci alpino 2021 e dalle Olimpiadi invernali 2026. Quindi il grande gioco della speculazione può partire. Costo dell’intera operazione, non meno di 100 milioni di euro. Per capirci: quanto risparmierebbero annualmente le casse pubbliche dal taglio dei parlamentari. I fondi saranno metà pubblici e metà privati, promettono gli estensori del piano, che sperano in questo modo di sottrarre turisti al vicino Trentino a vantaggio dei propri albergatori.
Le quattro tappe del progetto
Che cosa prevede nel concreto il piano? Oggi Cortina conta 120 chilometri di piste ma frammentate in tre aree non collegate tra loro. Il progetto creerebbe in prima battuta il collegamento tra l’area delle Tofane, delle 5 Torri (solo per questo, andrebbero via quasi una ventina di milioni di fondi pubblici) e quella del passo Falzarego.

Il secondo step prevederebbe (usiamo il condizionale perché tracciati e dettagli sono di là da venire) l’unione con Arabba. Destinazione cruciale perché spalancherebbe le porte al Sellaronda (meglio noto agli sciatori come Giro dei 4 Passi) che giù unisce Alta Badia, Val Gardena e Val di Fassa. Ma per riuscirci le difficoltà tecniche non sono secondari, così come i costi, visto che sarebbe necessario costruire almeno altre tre cabinovie.

Ancora più ardita tecnicamente l’idea di unire Cortina con l’area del Civetta perché ci sarebbero da superare almeno 4 chilometri di una valle piuttosto impervia che mal si presta ad essere attraversata da nuovi impianti, piste da sci e sistemi dell’indispensabile sistema di innevamento artificiale.

Manca la ciliegina sulla torta di tutto il piano: un ulteriore collegamento, discusso e tentato da anni, tra la valle del Comelico e l’area sciistica altoatesina delle Tre Cime all’interno delle Dolomiti di Sesto in Val Pusteria, attraverso Santo Stefano di Cadore, Padola e Passo Monte Croce. Tale unione, nei sogni più rosei ma nient’affatto segreti di amministratori e imprenditori regionali e locali (ne parlano da un decennio), dovrebbe poi ricongiungersi con Cortina attraverso Auronzo di Cadore e il Monte Agudo.
«Lo facciamo per ridurre le auto»
Basta uno sguardo un poco attento alla cartina del territorio per capire quanto sia impattante l’intero progetto. A dire il vero, è proprio adducendo motivi di sostenibilità ambientale che i promotori lo portano avanti. Il nome scelto la dice lunga: Dolomiti no car.

«La riduzione del traffico sulle strade dolomitiche e sui passi è la sfida. Possiamo vincerla solo se creiamo una mobilità alternativa» spiega l’assessore regionale al Turismo del Veneto, Federico Caner. E parole analoghe le usa il deus ex machina dell’operazione, Mario Vascellari, potente imprenditore titolare della società che gestisce gli impianti di risalita della Marmolada. «Il collegamento Cortina-Civetta e Cortina-Arabba è una soluzione ecosostenibile per il nostro territorio. Senza contare che è un progetto strepitoso: creare un enorme comprensorio sciistico, inserito in una zona unica al mondo come quella delle Dolomiti bellunesi».
Speculazione nascosta dal greenwashing
Il tam tam sui media locali magnifica la possibilità, una volta completato, di mettere agli sciatori di spostarsi da una parte all’altra senza l’ausilio delle vetture. «Nessuno crede — osserva Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness — che le seggiovie sostituiscono le automobili. L’obiettivo è portare sempre più turisti e a qualunque costo in aree fragili, anche dove non nevica più».
Significativa è l’analisi del sindaco di Livinallongo (il cui territorio comprende Arabba), Leandro Grones: «no, no, no. Per motivi paesaggistici, ambientali, idrogeologici, archeologici, perché un collegamento del genere non è né sostenibile ne sciisticamente appetibile e perché le ruspe non passeranno mai sui quei luoghi Sacri dove 100 anni fa migliaia e migliaia di giovani, senza distinzione di ordine, grado e nazionalità persero la vita nella Prima Guerra mondiale» spiega, sollevando perplessità sul fatto che un impianto a fune aiuti a togliere le auto dalle strade. «In questo momento non abbiamo bisogno di sciatori ma di servizi. Alle prossime Olimpiadi ci sarà bisogno di collegare Cortina con la Valle di Fiemme, sede delle prove di sci nordico e la strada delle Dolomiti è vecchia più di cent’anni: facciamo passare tutto il traffico lì?».
In montagna senz'auto
Sci sì, auto no: treni e funi riducono l’impatto del turismo invernale
Alcune località investono su ferrovie e funivie, altre vietano le auto. Obiettivo: sistemi integrati di trasporti per ridurre emissioni e cambiare le abitudini dei turisti
Il progetto “sostenibile” dimentica i treni
C’è peraltro un ulteriore paradosso che nessuno dei promotori evidenzia: possibile che un progetto che tanto enfatizza l’impatto ambientale positivo non spenda una parola sul fatto che nessuna delle località coinvolte è servita da mobilità su ferro.
Altre valli, come la trentina Val di Sole o l’altoatesina Val Pusteria, hanno puntato forte sul legame tra impianti sciistici e ferrovia (tanto da rendere superflua l’auto anche per chi proviene dalle grandi città).
In Veneto spira tutt’altra aria. La stagione più vicina per Cortina d’Ampezzo è a 35 chilometri (fermata: Calalzo di Cadore), Alleghe a 47 chilometri (fermata: Belluno), Arabba ce l’ha a 50 chilometri (fermata: Brunico, che, per inciso, è in Alto Adige).