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Azionariato attivo e azionariato critico. Cosa sono e in cosa sono diversi

Etica Sgr e la Fondazione Finanza Etica affrontano la stagione delle assemblee: da A2A a Campari a Telefonica. Da Eni a Enel a Leonardo

Un'immagine tratta dall'Engagement report 2017 di Etica Sgr

Azionisti che decidono di non limitarsi a investire i propri risparmi in un titolo azionario e aspettare eventuali profitti, ma vogliono far sentire la propria voce ai vertici dell’azienda in questione e orientarne le scelte in linea con i propri ideali. In inglese si definisce shareholder activism (letteralmente “attivismo degli azionisti”) o, più in generale, engagement (per descrivere la partecipazione attiva degli azionisti).

In italiano si usano termini diversi per descrivere queste iniziative,  perché diversi possono essere gli attori che le portano avanti, le condizioni di partenza, gli obiettivi, gli strumenti usati. In particolare si parla di “azionariato attivo” e “azionariato critico”.

In comune tra questi due concetti c’è il fatto di essere portati avanti da azionisti di una società, il desiderio di influenzare il comportamento dell’azienda di cui si possiedono azioni, l’idea di renderle più responsabili in termini ambientali, sociali e di buona governance (ESG: environmental, social, governance). Ma ci sono anche molte differenze: nella scelta delle aziende con cui dialogare, nelle domande/critiche da porre in assemblea e non solo, negli obiettivi che si intende raggiungere.

I protagonisti italiani

A portare avanti queste iniziative di solito sono investitori istituzionali, che gestiscono i capitali che i risparmiatori hanno affidato loro, in molti casi, con alcune indicazioni etiche di base. Ad esempio il divieto di investire in alcuni settori controversi come le armi o il nucleare.

Spesso sono riuniti in coalizioni internazionali, per avere più massa critica, e per arrivare anche ad aziende con sede all’estero. Coalizioni  come gli americani di Iccr, il Pri delle nazioni unite, la neonata rete europea Shareholders for Change.

In Italia sono due i protagonisti dell’azionariato attivo/critico: Etica Sgr e la Fondazione Finanza Etica. “Cugini”, perché fanno entrambi riferimento a Banca Etica. Simili in parte nel modo di intendere l’engagement, ma diversi nell’approccio adottato per relazionarsi con gli interlocutori .

Attivi o critici?

«La differenza tra azionariato attivo e critico è sottile e spesso le due attività sono svolte contemporaneamente» spiega Mariantonietta Intonti, professoressa di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università di Bari, membro del Comitato Etico di Etica Sgr.

«In generale si può dire che l’azionariato critico si sviluppa su imprese e Stati che non hanno superato lo screening negativo o positivo e che dunque, in condizioni normali, sarebbero state escluse da un investimento responsabile perché operanti in settori controversi o perché il loro impatto Esg (ambientale, sociale e di governance, ndr) non è positivo. In questo caso il fondo può scegliere di investire comunque in questo tipo di emittenti con piccole partecipazioni simboliche perché intende coinvolgerli in un processo di responsabilizzazione e fare pressione perché le prassi di gestione cambino».

È il caso della Fondazione Finanza Etica, che ha scelto di acquistare azioni (poche) di aziende controverse, solo per acquisire il diritto di parlare in assemblea.

Etica Sgr, invece, si rivolge ad aziende che ha in portafoglio, di cui detiene consistenti pacchetti azionari. E che hanno superato la selezione basata su criteri Esg.

Lavorare sui margini di miglioramento

«Noi abbiamo scelto di dialogare in modo attivo, propositivo e costruttivo con le aziende in cui investono i nostri fondi», spiega Aldo Bonati, Corporate Engagement and Networks Manager di Etica Sgr. «Le aziende con cui portiamo avanti attività di engagement sono presenti nel nostro portafoglio di investimento e, di conseguenza, hanno già superato una serie di selezioni. Per esempio escludiamo a priori aziende che producano armi, petrolio, tabacco. Sono quindi aziende che hanno superato un primo screening. Ma tutte hanno dei margini di miglioramento. Noi lavoriamo su questi, li individuiamo e poniamo delle domande al management, chiedendo anche  modifiche e integrazioni nella policy aziendale».

«La Fondazione Finanza Etica, invece, utilizza l’azionariato critico come strumento per cercare di migliorare il comportamento di aziende che, a nostro avviso, non sono virtuose. Possiamo quindi parlare di vere e proprie “critiche” nei loro confronti – spiega Andrea Baranes, presidente della Fondazione Finanza Etica (FFE) – Scegliamo imprese che, in base alle nostre analisi e alle segnalazioni di realtà della società civile, hanno comportamenti altamente dannosi per l’ambiente o per i diritti umani: imprese che costruiscono dighe con forti impatti sull’ambiente (come in passato Enel nella Patagonia cilena), che producono armi (come Leonardo e Rheinmetall), che continuano a estrarre petrolio (come Eni)».

«Un caso emblematico di azionariato critico – spiega ancora la professoressa Intonti – è quello condotto dalla Chiesa anglicana, che, riunendo investitori come CalPERS e la coalizione americana per le economia ambientali e responsabili, ha svolto azionariato critico nei confronti del colosso minerario svizzero Glencore, specializzato nell’estrazione e nello sfruttamento del carbone, che nel 2018 ha accettato di porre un limite alla produzione di carbone. Fondamentale per la transizione verso un’economia low carbon».

La selezione delle aziende

«Etica Sgr sceglie le aziende con cui dialogare, tra quelle in portafoglio, sulla base di alcuni parametri specifici e predefiniti – specifica Bonati – In particolare la prossimità territoriale (favoriamo il dialogo con aziende italiane), la continuità del dialogo (preferiamo proseguire dialoghi già in corso); la collaborazione (quando possibile, seguiamo mozioni e richieste presentate insieme ad altri investitori nell’ambito di network quali ICCR, PRI o Shareholders for Change); controversie (analizziamo la presenza e la gravità di notizie problematiche)».

«Per ogni intervento in assemblea lavoriamo sulla base di campagne organizzate da reti della società civile – continua Andrea Baranes – Sono loro a segnalarci i casi su cui intervenire e a lavorare con noi agli interventi in assemblea. Per esempio per l’intervento in Acea abbiamo collaborato con il Forum dei movimenti per l’acqua; per Leonardo con la Rete italiana disarmo; per Enel con Greenpeace; per Eni con ReCommon».

La stagione 2019

Con il mese di aprile si è ufficialmente aperta la stagione delle assemblee. Tanto la Fondazione Finanza Etica quanto Etica Sgr partecipano a diverse assemblee degli azionisti. Ecco alcune delle imprese coinvolte nelle attività di azionariato attivo/critico e i temi trattati.

  • ACEA – La Fondazione Finanza Etica ha partecipato per la terza volta all’assemblea degli azionisti di Acea, la multiutility controllata dal Comune di Roma e dai gruppi Caltagirone e Suez, che gestisce servizi idrici, elettrici e il trattamento dei rifiuti. Gli interventi si sono concentrati in particolare sulla gestione dei servizi idrici e sui piani della società per una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. «La gestione dell’acqua a Roma continua ad essere, per il 47%, in mano ad investitori privati – spiega Andrea Baranes – Acea sembra spremere i servizi idrici per produrre dividendi per gli azionisti, che a nostro parere sono troppo elevati: 74% dell’utile nel 2017 e 56% nel 2018. Abbiamo votato contro la distribuzione del risultato d’esercizio 2018 perché riteniamo che l’attuale politica dei dividendi impoverisca l’azienda, sottragga risorse agli investimenti e renda inutilmente costosi i servizi per gli utenti».
  • ENI. Quello con Eni è un appuntamento fisso per la Fondazione Finanza Etica, che da 12 anni partecipa all’assemblea degli azionisti della società. Due le questioni in primo piano quest’anno: il piano ambientale «a dire poco obsoleto – lo definiscono alla Fondazione – Eni ha dichiarato che continueranno ad espandere l’estrazione di petrolio, aumentando le emissioni inquinanti, che compenseranno piantando foreste in Africa. Un approccio senza senso perché non cambia nulla. Non va nella direzione di una transizione verso un’economia green».
  • ENEL. Anche Enel è una conoscenza di vecchia data della Fondazione Finanza Etica, che ha iniziato a seguirne le assemblee degli azionisti nel 2008. Al centro delle critiche verso l’azienda la questione delle centrali a carbone, che Enel aveva promesso di chiudere entro il 2025. Promessa finita in un cassetto. «Adesso dicono che non saranno più chiuse».
  • H&M. Il produttore svedese di fast fashion è la novità di quest’anno tra gli interventi in assemblea della Fondazione Finanza Etica. «Partecipiamo all’assemblea con la coalizione Shareholders for Change, delegando la socia francese Meeschaert Asset Management e con la campagna Abiti puliti – spiega la Fondazione – Noi con un approccio più istituzionale, la Clean Clothes Campaign con un approccio più “movimentista”, rivolgiamo all’azienda  domande sulle remunerazioni dei lavoratori e sul rispetto dei salari minimi, chiedendo conto di cosa H&M stia facendo per monitorare la catena di approvvigionamento».

Etica Sgr, nella propria attività di engagement per il 2019 torna su alcuni temi centrali già visti negli interventi dell’anno scorso: gli ambiti strategici rimangono la biodiversità, i cambiamenti climatici, i diritti umani, la fiscalità, la gestione delle risorse idriche. Due i temi nuovi inseriti quest’anno: la plastica, e i danni correlati allo smaltimento di questo materiale, e la gestione delle risorse umane in contesti di transizione verso un’economia verde.

  • CAMPARI. Il tema della plastica è affrontato in particolare da Etica Sgr con Campari, sia in assemblea che durante i colloqui successivi con l’azienda. Verranno poste domande sul packaging e su un uso consapevole di questo materiale. A questo proposito Etica sgr supporta la Global vision on plastic, della Ellen Macarthur Foundation

 

  • TELEFONICA. Un tema a cui Etica Sgr presta attenzione quest’anno è la trasparenza nella rendicontazione dei green bond. Durante un suo incontro con l’azienda, non in fase di assemblea, Etica Sgr ha chiesto informazioni sull’uso dei proventi raccolti tramite l’emissione di green bond e la disponibilità ad aderire ad iniziative quali la Climate bond initiative.

 

  • A2A. Con A2A e con altre realtà Etica Sgr sta affrontando da anni il tema della lotta al climate change, chiedendo di fissare obiettivi “science based”, allineati ai target dell’accordo di Parigi (Science based targets initiative). Anche se alcune aziende trovano difficoltà nel farlo, sono sempre di più quelle che stanno provando e hanno dati un committment ufficiale per l’adozione, anche grazie all’impegno di Etica Sgr, tra queste proprio A2A. .

Non solo in assemblea

«L’assemblea è un momento importante, durante il quale possiamo portare i temi di nostro interesse all’attenzione del Cda e cerchiamo di tirare le fila dell’engagement condotto l’anno precedente e programmare le attività dell’anno successivo – spiega Aldo Bonati – Ma l’engagement è un’attività di medio/lungo termine. Un dialogo che si porta avanti negli anni anche al di fuori dall’assemblea e non solo con i vertici delle aziende ».

«Anche noi portiamo avanti un dialogo negli anni. L’azionariato critico è un lavoro di medio-lungo periodo – conferma Andrea Baranes – L’assemblea è importante, da un lato, per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’operato dell’azienda e sulle nostre critiche (grazie alla stampa e al lavoro delle reti con cui lavoriamo, si pensi al lavoro di quest’anno con la Clean Clothes Campaign e H&M). Dall’altro per le risposte che riusciamo ad ottenere dal management. La legge italiana infatti prevede che si possano inviare in anticipo all’azienda le domande che si intende porre in assemblea. Cosa che facciamo sempre. È un modo per ottenere delle risposte, di solito complete e argomentate, perché il management ha avuto il tempo di prepararle e di documentarsi».

I risultati

Ma che tipo di risultati può attendersi un azionista attivo dal dialogo con un’azienda?

«Spesso si tratta di piccole modifiche incrementali nelle policy delle aziende, che non sempre sono direttamente riconducibili agli interventi degli azionisti attivi – spiega Andrea Baranes – L’anno scorso con Generali, invece, abbiamo ottenuto un grande risultato:  dopo i nostri interventi la compagna assicurativa ha promesso che non avrebbe più finanziato né assicurato centrali a carbone».

«Un primo risultato molto importante è quello di creare consapevolezza su temi di sempre maggiore rilievo quali gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, il cambiamento climatico o la responsabilità fiscale – argomenta Bonati – Quest’ultimo un argomento su cui Etica Sgr sta lavorando già da più di un anno con numerose aziende, anche insieme a network quali PRI (Principles for Responsible Investments) e Shareholders for Change. Negli oltre dieci anni di attività di Etica Sgr numerose aziende hanno cominciato ad occuparsi e pubblicare informazioni sulla sostenibilità, prima che fosse obbligatorio per legge, o a inserire anche obiettivi legati alla sostenibilità nelle componenti variabili della remunerazione del management aziendale”.

L’engagement conviene

Dialogare con gli azionisti conviene anche alle aziende. «Possono trarne beneficio nel lungo periodo, perché imprese che potrebbero essere costrette a chiudere per business controversi, riconvertendo o modificando la loro attività potrebbero invece salvare i dipendenti e modificare il loro impatto sul territorio in cui operano», spiega ancora Mariantonietta Intonti. «Se non lo fa perde in reputazione sicuramente, ma rischia anche, nel lungo periodo, di non sopravvivere, con danni ai dipendenti e alla collettività».

Diversi studi dimostrano che l’attività di engagement può contribuire a ridurre il profilo rischio-rendimento di un portafoglio azionario.

Un’analisi pubblicata da Credit Suisse nel 2015 illustra che il solo fatto di realizzare attività di engagement, stimolando le aziende su temi legati alla sostenibilità, provochi dei rendimenti extra pari al +2,8% dopo 18 mesi dal primo meeting con la società. Tale indicatore sale al +7,1% nel caso l’attività di engagement sia stata valutata come positiva da chi la realizza.

L’engagement fa aumentare i rendimenti delle aziende (Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 2015, pag. 25)