Bambini al lavoro: risale la curva, spinta dal Covid-19

160 milioni i bambini e ragazzi al lavoro nel mondo: il dato risale dopo anni e il Covid19 rischia di essere un volano del lavoro minorile

Una bambina indiana venditrice di fiori fotografata all'alba © BDphoto/iStockPhoto

Sono 160 milioni le bambine e i bambini, le ragazze e ragazzi tra i 5 e i 17 anni messi al lavoro, e 79 milioni di questi svolgono mansioni pericolose. A dimostrazione che la piaga del lavoro minorile è lungi dall’essere sconfitta. Ma il peggio è che la situazione non migliora da troppi anni, anzi… mentre la pandemia è ancora in corso risuona l’allarme contenuto in un recente rapporto pubblicato da Unicef e Ilo.

progressi nella lotta al lavoro di bambini e ragazzi
I progressi nella lotta al lavoro di bambini e ragazzi © Lavoro minorile, stime globali 2020, Ilo-Unicef

A partire dal 2016, infatti, il progresso globale contro il lavoro minorile ha subito una battuta d’arresto. «La percentuale di bambini e adolescenti costretti a lavorare è rimasta invariata durante gli ultimi quattro anni, mentre il loro numero assoluto è aumentato di oltre 8 milioni». Allo stesso modo, la percentuale di bambini e adolescenti che svolgono un lavoro pericoloso è rimasta quasi invariata, mentre il loro numero assoluto è aumentato di 6,5 milioni.

Iacomini (Unicef): il nodo dell’Africa e il peso della pandemia di Covid-19

E poi è arrivata la pandemia di Covid19 che, come si suol dire, ci ha messo il carico! Come spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia: «Dobbiamo ricordare che in Africa subsahariana la crescita della popolazione e le crisi ricorrenti, la povertà estrema, le misure di protezione sociale inadeguate hanno portato a ulteriori 16 milioni di bambini coinvolti nel lavoro minorile negli ultimi quattro anni. E anche in regioni in cui era stato fatto qualche passo avanti dal 2016, come l’Asia, il Pacifico, l’America Latina e i Caraibi, il Covid-19 mette a rischio tutti i progressi ottenuti».

Covid19 e povertà, proiezioni globali 2022 lavoro per bambini e ragazzi
Covid-19 e povertà, proiezioni globali 2022 lavoro per bambini e ragazzi © Lavoro minorile, stime globali 2020, Ilo-Unicef

Ciò che preoccupa sono quindi le proiezioni del prossimo futuro. «A livello globale – prosegue Iacomini – ci saranno altri 9 milioni di bambini che rischiano di incorrere nel lavoro minorile entro la fine del 2022 a causa della pandemia. Addirittura alcune simulazioni mostrano che questo dato potrebbe raggiungere i 46 milioni se non sarà garantito un accesso ad una copertura di protezione sociale di base. Altre crisi economiche, e la chiusura delle scuole a causa del Covid-19, per i bambini già costretti ad alcune forme di lavoro minorile porteranno a un aumento degli orari di lavoro. A condizioni di lavoro peggiori. E l’innesco di situazioni terribili per le loro famiglie, costrette comunque a dei redditi molto molto bassi».

Bambini al lavoro: Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, sul rapporto “Lavoro minorile, stime globali 2020, tendenze e percorsi per il futuro”

Agricoltura e famiglia, contesti chiave per sconfiggere il lavoro dei bambini

Ilo e Unicef, d’alta parte, avvertono che, per tornare a invertire la tendenza, oltre al capitolo africano va affrontato principalmente il contesto rurale. L’agricoltura è il settore in cui persiste la maggior parte del lavoro minorile — sia per i ragazzi che per le ragazze —. Vale infatti ben 112 milioni di individui (il 70% del totale, contro un 20% nei servizi e il 10% nelle fabbriche). E, complessivamente, sono 122,7 milioni i bambini e gli adolescenti intrappolati nello sfruttamento lavorativo nelle aree rurali, rispetto ai 37,3 milioni delle aree urbane. Non solo. L’83% dei bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni in situazione di lavoro minorile sono impiegati in famiglia. Principalmente in aziende agricole familiari o in microimprese familiari.

lavoro in famiglia per bambini e ragazzi
lavoro in famiglia per bambini e ragazzi © Lavoro minorile, stime globali 2020, Ilo-Unicef

Insomma, c’è bisogno di politiche e investimenti mirati per riattivare un percorso di riduzione del lavoro minorile. E ciò a prescindere dal coronavirus e dalle crisi locali. «Bisogna proteggere tutti i bambini – conclude Iacomini -. Dare quindi una protezione sociale, comprendendo anche assegni familiari universali. Aumentare gli investimenti per garantire un’istruzione di qualità, quindi riportare tutti i bambini a scuola, compresi quelli che non frequentavano le scuole prima del Covid-19. Promuovere lavori dignitosi per gli adulti, in maniera tale che le famiglie non debbano più ricorrere all’aiuto dei bambini per generare un reddito familiare. Porre fine a delle norme pericolose di genere e di discriminazione che hanno un impatto sul lavoro minorile».