Quando il dito indica la luna…

C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi

Alzi la mano chi si ricorda un’edizione di un telegiornale che non riporti la notizia dell’andamento delle Borse. Per quanto sinteticamente, sembra che non possiamo fare a meno di sapere ogni giorno se i vari MIB, Dow Jones e altri indici delle principali Borse mondiali siano saliti o scesi. Ma se ci fermassimo un momento a chiederci il perché?

Semplificando, gli indici mostrano se un’insieme di titoli finanziari ha aumentato o diminuito il proprio valore. Ogni giorno ci viene quindi detto se il valore medio delle azioni delle imprese quotate a Londra o Parigi è superiore o inferiore al giorno precedente. Ma, ripetiamo, per quale motivo il dato dovrebbe essere così importante da essere onnipresente sui media?
Non per le imprese in sé, che si finanziano unicamente in minima parte tramite l’emissione di azioni. Un aumento o diminuzione di valore su base quotidiana non ha alcun effetto sulla loro capacità produttiva.
È vero che se un indice sale o scende, parimenti si muove il patrimonio di chi investe sui mercati finanziari. Ma è altrettanto vero che (negli USA, ma in Europa non siamo molto lontani), lo 0,1% più ricco della popolazione detiene il 17% delle azioni; l’1% più ricco il 50%, mentre il 50% più povero della popolazione detiene lo 0,7% delle azioni. Ancora, la gran parte dei risparmiatori investe in un fondo o affida i propri soldi a un gestore con ottiche di lungo periodo (nel caso dei fondi pensione con orizzonti di decenni). Un aumento o calo quotidiano non sembra avere questa grande rilevanza. In ultimo, questi indici danno un’indicazione media per tutte le aziende quotate in una Borsa, ma non dicono nulla sul singolo titolo o investimento.
Quindi? Se il valore quotidiano delle azioni non interessa né chi le offre (imprese) né chi le compra (investitori), perché ne parliamo ogni giorno?
Il fatto è che gli indici di Borsa sono diventati il termometro non solo della finanza (e sarebbe già improprio), non solo – in maniera decisamente più ampia – dell’andamento dell’intera economia, ma della
società nel suo insieme. Un avvenimento o una qualsiasi notizia è buona se “le Borse festeggiano”, è cattiva se “le Borse crollano”.
In pratica, il MIB o il Dow Jones che salgono o scendono ci dicono se le cose nel mondo vanno bene o vanno male. La finanza ha assunto un peso tale non solo da condizionare economia e società, ma dall’esserne al contempo giudice ultimo. Il Nasdaq è salito, quindi dobbiamo essere contenti. E il fatto che lo diamo per scontato mentre ascoltiamo il TG è, questo sì, un indice estremamente significativo, ma di qualcosa di decisamente preoccupante.