Danske Bank riparte dalla decarbonizzazione: basta prestiti a chi investe nelle fossili

Danske Bank, finita nel turbine degli scandali negli ultimi anni, cerca di rilanciarsi presentando un ambizioso piano climatico

Giulia Donti
La sede centrale di Danske Bank a Copenhagen © RL0919/Wikimedia commons
Giulia Donti
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Danske Bank, la più grande banca danese, ha pubblicato un piano d’azione per il clima che include nel percorso di decarbonizzazione anche i prestiti alle aziende che investono in fossili. Un piano, si legge nel comunicato diffuso il 20 gennaio, «per garantire che entro il 2030 e il 2050 Danske Bank e i suoi clienti riducano le proprie emissioni di CO2 in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi». 

Con quest’ultimo, siglato nel 2015 ed entrato in vigore nel 2016, la maggior parte dei Paesi del mondo si è impegnata a rendere i flussi finanziari coerenti al percorso di limitazione dell’aumento della temperatura media mondiale al massimo di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. In quattro parole: a decarbonizzare l’economia. 

Un’impronta pari a quella dell’intera Danimarca

«La transizione dall’energia fossile a quella rinnovabile è uno sforzo a lungo termine che richiede investimenti massicci. Noi serviamo l’intera economia, non solo le aziende che già oggi sono molto ecologiche», ha affermato il Ceo di Danske Bank Carsten Egeriis. «Il punto di partenza sarà sempre la collaborazione per trovare la soluzione giusta. Se un’azienda non vuole effettuare la transizione o non ha un piano di transizione realistico, potremmo essere costretti a interrompere i rapporti commerciali. Non vogliamo essere esposti a imprese il cui modello di business rappresenta un rischio a causa della riluttanza ad avviare un processo di transizione».

Danske Bank ha chiuso il 2022 patteggiando due miliardi di dollari di multa con il dipartimento di Giustizia statunitense e la Sec per frode bancaria. Tra il 2007 e il 2015, oltre 200 miliardi di dollari sono infatti fluiti nell’allora filiale estone dagli Stati ex-sovietici. Ne è nata un’inchiesta che ha portato alle dimissioni dell’allora Ceo Thomas Borgen e a ingenti investimenti per adeguarsi alla normativa antiriciclaggio. 

La mappatura delle emissioni complessive di CO2 si riferisce ai dati 2020 e mostra come l’impronta climatica totale, da attività dirette e indirette, ammonti a 41,1 milioni di tonnellate di emissioni. L’impronta climatica delle emissioni dirette dell’intera Danimarca, escluse le merci importate e il trasporto marittimo, è stata di 44 milioni di tonnellate.    

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© Danske Bank Climate Action Plan

La maggior parte delle emissioni di Danske Bank deriva dalle attività indirette, ovvero di finanziamento e investimento. Il nuovo piano di azione per il clima stabilisce obiettivi specifici per il 2030 in relazione a clienti, investitori, investimenti pensionistici. Non sempre le emissioni delle attività indirette afferiscono all’impronta climatica danese, perché riguardano aziende multinazionali come le compagnie petrolifere. 

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© Danske Bank Climate Action Plan

«Vogliamo dimezzare i 41 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030. E questo è un obiettivo molto, molto ambizioso», ha sottolineato Kristin Parello-Plesner, responsabile della sostenibilità di Danske Bank alla DK, la radiotelevisione danese.  

Gli investimenti di Danske Bank in nuovi progetti petroliferi

Proprio la DK ha documentato a metà gennaio, dieci giorni prima dell’uscita del nuovo piano climatico, come la Danske Bank abbia investito 8,4 miliardi di corone in compagnie petrolifere che continuano a cercare nuovi giacimenti. In particolare, 1,6 miliardi di corone in Equinor, la compagnia petrolifera norvegese responsabile del Wisting Project per la perforazione di pozzi petroliferi nell’Artico. 

Il report ha anche documentato nel dettaglio come la Danske Bank abbia votato ripetutamente contro le proposte di obiettivi climatici durante le assemblee generali delle grandi compagnie petrolifere come Shell, BHP Group e la stessa Equinor. I responsabili degli azionisti hanno motivato il voto contrario alle proposte giudicandole irrealistiche rispetto ad obiettivi più concreti di riduzione delle emissioni.   

Nel nuovo piano climatico del Gruppo, la banca avvierà un dialogo con i clienti che hanno preso in prestito denaro per supportarli nella possibilità di ridurre le emissioni. Obiettivi già messi nero su bianco nel febbraio 2022.

Dalle banche nordiche 21,2 miliardi di dollari ai combustibili fossili in due anni

Solo negli ultimi due anni, le dieci banche nordiche hanno finanziato l’industria dei combustibili fossili per 21,2 miliardi di dollari, secondo il report “Banking on thin ice” pubblicato da BankTrack, Profundo, ActionAid Denmark, Fair Finance Guide Norway (Etisk Bankguide), Fair Finance Guide Sweden, Friends of the Earth Finland, Greenpeace Nordic, e The Swedish Society for Nature Conservation (SSNC). Dopo Equinor, il report individua come il maggiore investimento di Danske Bank nei combustibili fossili a giugno 2022 sia Enel, con 130 milioni di dollari. 

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© Banking on a thin ice

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