“Contro” il debito, per il clima: Debt for Climate parte anche in Italia

Il World Congress for Climate Justice chiede di «trasformare» il debito del Sud del mondo in azione climatica

Andrea Di Turi
© Annie Spratt/Unsplash
Andrea Di Turi
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L’impatto della crisi climatica è maggiore sui Paesi più vulnerabili, i più poveri, che oltretutto hanno meno contribuito a causarla. Aiutare quei Paesi ad affrontare tale impatto e insieme ad intraprendere un percorso di transizione ecologica dei loro sistemi socio-economici, significa prima di tutto una cosa. Cancellare il loro debito finanziario nei confronti dei Paesi del Nord del mondo.

È quanto chiede Debt for Climate. «Un movimento di movimenti», spiega Sonia Sali, attivista di Debito per il Clima, capitolo italiano del movimento internazionale. Sali (che ha curato la traduzione del report di Debt Justice “The Debt Fossil Fuel Trap”, ndr)  ha partecipato lo scorso ottobre a Milano al World Congress for Climate Justice (Wccj).

Come valuta l’esperienza di Wccj?

Abbiamo partecipato ad assemblee e organizzato dei seminari in concomitanza con il contro-summit che in quei giorni si svolgeva a Marrakech per gli incontri annuali di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Il nostro obiettivo era creare coalizione. Perché la missione di Debt for Climate è unificare varie richieste e approcci che mirano alla giustizia climatica e alla giustizia sociale globale.

Wccj è stato un grande sforzo, assolutamente necessario, dove si è respirata la necessità e la voglia di convergenza, di unirsi e lavorare insieme. È stato molto utile perché ha fatto nascere gruppi, coalizioni. Per noi è stato anche un modo per farci conoscere, perché è proprio da quei giorni che siamo operativi in Italia.

Quando è nato Debt for Climate?

A livello mondiale è partito nel 2021 per iniziativa di attivisti del Sud del mondo. In particolare Argentina e Sudafrica, come movimento di coalizione internazionale per la trasformazione del debito finanziario dei Paesi del Sud del mondo in azione climatica. Oggi conta oltre 30 capitoli in tutto il mondo. La richiesta principale è la cancellazione del debito dei Paesi del Sud del mondo. Debito utilizzato come strumento di ricatto finanziario dai Paesi del Nord del mondo per continuare a estrarre risorse, in particolare risorse fossili.

Per questo è strettamente collegato alla crisi climatica. Cancellare il debito, infatti, permetterebbe ai Paesi del Sud del mondo di non essere più obbligati a esportare risorse e di potersi auto-determinare. Inoltre, sarebbe un modo per i Paesi del Nord del mondo di pagare il debito climatico che hanno verso il Sud del mondo.

Specie in Africa e Sud America, Debt for Climate ha partecipato a varie conferenze, dall’African Climate Summit alla stessa COP. In Argentina si è creato anche un dialogo coi movimenti sindacali, grazie al fatto che nel Sud del mondo il tema del debito è molto sentito a livello sindacale. Puntiamo non tanto a un movimento sempre più grande. Per far passare trasversalmente le nostre richieste unendo le forze con altri movimenti e organizzazioni.

Quanto vi ispirate a campagne del passato, come quella di Jubilee 2000 Coalition promossa per il giubileo cattolico del 2000? I fondatori di Debt for Climate sono stati anche ricevuti in Vaticano e hanno affermato che Papa Francesco sostiene la loro iniziativa…

Certamente Debt for Climate s’ispira a movimenti e iniziative. E a figure carismatiche come quella di Thomas Sankara (celebre il suo “discorso sul debito” nel 1987, ndr), che storicamente hanno prodotto uno sforzo per la cancellazione del debito. Quanto al giubileo, riprenderemo il messaggio del 2000 in vista del prossimo giubileo del 2025. Anzi, su questo lavoreremo intensamente quest’anno. Perché il giubileo sarà una grande occasione per spingere sulla cancellazione del debito.

Ci sono eventi o iniziative già programmate per il 2024 in Italia?

In Italia lavoreremo per rafforzare il racconto della nostra iniziativa. L’Italia come Paese membro del G7 gioca un ruolo importante all’interno di istituzioni finanziarie multilaterali come la Banca Mondiale e l’Fmi. Proveremo anche a creare collegamenti con quelle multinazionali che traggono vantaggio dalla situazione debitoria dei Paesi del Sud del mondo per espropriali delle loro risorse.

È bene comunque tenere presente che il modo con cui opera Debt for Climate è quello di promuovere mobilitazioni internazionali in contemporanea. Dove negli stessi giorni ogni capitolo locale organizza azioni, manifestazioni, iniziative. In questo senso fra i principali appuntamenti del 2024 ci saranno il G7 di giugno in Puglia, dove sicuramente faremo delle iniziative.

E due ricorrenze. Il 50esimo anniversario della dichiarazione sul New International Economic Order (al riguardo Debt for Climate Uganda ha incalzato il Summit del G77 tenutosi a Kampala a gennaio, ndr). E l’80esimo anniversario della Bretton Woods Conference che gettò le basi per la costituzione di Banca Mondiale e Fmi. La cancellazione del debito è il primo passo verso la giustizia climatica. E sarebbe anche molto semplice da realizzare: si potrebbe fare domani.