Deficit strutturale, ecco il vero motivo delle critiche Ue contro l’Italia

Sottovalutato dal dibattito politico-mediatico ma sempre più fondamentale per i giudizi di Bruxelles. Il deficit strutturale dovrebbe preoccupare eppure pochi lo tengono a mente

Luciano Canova
Luciano Canova
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Rapporto debito/Pil, rapporto deficit/Pil, parametri di Maastricht. Concetti ormai di uso quotidiano non solo fra gli economisti ma anche nell’agone politico.

Eppure, raccontare l’andamento di quei fattori senza considerarne un altro può essere fuorviante. Non permette all’opinione pubblica di capire il perché delle critiche che la Ue sta sollevando contro la manovra economica del governo italiano per il 2019. Questo ulteriore parametro è il cosiddetto “deficit strutturale”.

Elemento cruciale per capire come mai apparentemente gli strali della Commissione europea verso Roma appaiano più forti di quelli di altri Stati, nonostante il nostro rapporto deficit/Pil, nel 2017, sia stato migliore di altri. E perché, per restare alla stretta attualità, le critiche di Bruxelles potrebbero perdurare anche dopo l’impegno – annunciato poche ore fa dal presidente del Consiglio Conte – a ridurre il rapporto deficit/Pil dal 2.4% al 2,04% previsto nella legge di bilancio 2019.

10 anni di andamento del rapporto deficit/Pil

Agli occhi dell’Europa infatti non tutti i deficit vengono considerati uguali. Il tam tam politico-mediatico tricolore si è concentrato sul cosiddetto “deficit nominale” (quello che, in base agli accordi stipulati a Maastricht nel 1992) non deve essere superiore al 3%.

Nel tempo però è il deficit strutturale ad aver conquistato importanza. Per quale motivo? Perché è quest’ultimo parametro che indica se uno Stato sta effettivamente procedendo verso il pareggio di bilancio tra entrate ed uscite. E per farlo, si focalizza sul ciclo economico e non considera le misure temporanee che troppo spesso i governi italiani, compreso l’esecutivo Lega-M5S, usano per fare cassa a partire dai condoni fiscali o la vendita di beni dello Stato (come il patrimonio immobiliare).

Debito/Pil, nessuno peggio di Roma (tranne Atene)

E se togliamo quelle entrate “spot” la situazione dell’Italia si fa preoccupante. A spiegarlo, mattoncini alla mano (verdi per le entrate e rossi per le uscite), è l’economista Luciano Canova nella nuova puntata della sua videorubrica #Legonomics.

https://www.facebook.com/Valori.it/videos/546849812447375/

* L’autore è PhD in economia e divulgatore scientifico. Collabora con il Master MEDEA (Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente) della Scuola Enrico Mattei. Tra i suoi libri: “Scelgo, dunque sono. Guida galattica per gli irrazionali in economia” (ed. Egea, 2016) e  “Pop Economy – #Gamification – #Crowfunding – #Big Data” (Hoepli, 2015).