Economia sostenibile: il ministero dell’Ambiente si affida a un team di esperti

Un approccio condiviso per trovare nuove soluzioni per un'economia sostenibile. Leonardo Becchetti, a capo del neonato team, spiega come lavoreranno e con quali obiettivi

Un gruppo di esperti per affiancare il ministero dell’Ambiente nello studio di soluzioni per un’economia e uno sviluppo sostenibile. Si è insediato il 30 gennaio. A presiederlo Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica all’Università di Tor Vergata di Roma e già consigliere economico del ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

Ed è stato proprio il ministro Costa a volere questo team di esperti: «Lo scopo di questo Gruppo – ha commentato all’apertura dei lavori – è quello di implementare e dare maggiore efficacia alle norme e agli strumenti che già esistono, con uno spirito di condivisione e innovatività negli approcci».

Del comitato fanno parte anche Pierluigi Morone, professore ordinario di politica economica all’Università degli studi di Roma Unitelma Sapienza e consigliere economico del ministro; Jeffrey D. Sachs, professore ordinario presso la Columbia University di New York (Usa); Gustavo Piga, professore ordinario di economia politica all’Università di Tor Vergata di Roma; Pierluigi Conzo, professore associato di politica economica all’Università di Torino; Mariangela Zoli, professore associata di politica economica presso Università di Tor Vergata di Roma; Vittorio Pelligra, professore associato di economia l’Università di Cagliari; Francesco Salustri, ricercatore senior presso il Centro di economia sanitaria dell’Università di Oxford e l’architetto Edoardo Zanchini Di Castiglionchio, esperto di economia ambientale.

Abbiamo intervistato Leonardo Becchetti, che ha spiegato che lavoro attende questa nuova squadra.

Leonardo Becchetti, Professore Ordinario di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma e portavoce della Campagna ZeroZeroCinque. Foto di Emanuele Caposciutti, archivio GreenPress

Com’è nata questa iniziativa?

È nata da un’idea del ministro Costa, a cui ho aderito con piacere. È anche un’interessante innovazione di processo, un esempio di open policy. Una gestione condivisa della proposta politica. È un comitati che, facendo una sorta di volontariato di competenza, deve elaborare delle proposte per il ministero dell’Ambiente, per realizzare obiettivi di sostenibilità. Attorno a questa idea abbiamo messo insieme 9 colleghi, ma se ne aggiungeranno altri 3. E la rete di supporto è molto più ampia. Sono molte le persone che vogliono mettere insieme le proprie competenze per aiutare l’ambiente.

Quali saranno i vostri compiti e obiettivi?

Dovremo formulare delle proposte realizzabili, che possano superare due barriere: la disponibilità di fondi e la necessità di concertare decisioni con altri organismi, come ad esempio ministeri e parti sociali.

Potrebbero portare a nuove norme, ma non necessariamente. Potrebbero anche dar vita a strumenti, pratiche, una diversa organizzazione, metodi per rendere più agili alcune pratiche.

Lavoreremo su sistemi di rating e di valutazione della finanza verde; metodi di “nudging”, ovvero la cosiddetta economia comportamentale, per lo stimolo all’adozione di stili di vita e di consumo responsabili; green public procurement, cioè gli acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni; gli incentivi all’adozione di iniziative in direzione della sostenibilità ambientale; campagne di promozione della sostenibilità ambientale; smart working e sostenibilità ambientale.

Ci può fare un esempio concreto di un ambito a cui state lavorando?

Il nostro lavoro è appena iniziato e ci siamo divisi i compiti in base alle competenze. Un tema in cantiere, ad esempio, sono i sussidi ambientalmente dannosi. Stiamo affiancando una commissione dedicata a questo tema per capire cosa smantellare. È un tema delicato, non si può certo togliere dall’oggi al domani gli incentivi al gasolio per i trasporti. Bisogna trasformare sussidi dannosi in incentivi a ridurre l’impatto sull’ambiente.

Poi stiamo lavorando al finanziamento all’economia circolare; agli appalti per rendere sempre più verdi gli acquisti della pubblica amministrazione. A un sistema di rating verdi per negozi o imprese.

Poi c’è il fronte della finanza green, che si sta muovendo molto da sola. Il tema sarà vedere se si possa ulteriormente incentivare o stimolare l’uso della finanza green per istituzioni e privati.

Lavoreremo su tutti questi ambiti, ma non partiamo da zero. Vedremo cosa c’è già in campo. Spesso ci sono progetti europei già avviati, con cui ci accorderemo.

In che cosa consiste il “nudging”?

È un filone dell’economia comportamentale e della filosofia politica che ha portato all’assegnazione del premio Nobel a Richard Thale (nel 2017). Si basa sull’idea che si possano influenzare comportamenti umani, per esempio di tutela dell’ambiente nel nostro caso, sfruttando bias congnitivi, sollecitando dei collegamenti inconsci e automatici. Come quando vengono disegnate delle linee bianche sulla strada vicino alle curve. È dimostrato che porta il guidatore a rallentare.

In questo ambito per esempio stiamo lavorando a delle nollette smart che inducano al rispamrio energetico.

Che tempi avete per realizzare questi obiettivi?

Abbiamo iniziato a lavorare da una settimana. E abbiamo un mandato di un anno, rinnovabile.

A chi sono rivolti gli interventi che state studiando?

A tutti, dai privati alle istituzioni, dalle imprese mondo della finanza. È l’idea alla base dell’economia civile, sposata dagli obiettivi del millennio dell’Onu: qualunque obiettivo deve essere raggiunto a 4 mani: mercato, istituzioni, cittadinanza attiva e imprese responsabili.

Ci rivolgiamo ai singoli con buone pratiche nell’ambito dei consumi e dei risparmi, per incentivare l’adozione di stili di vita sostenibili. Ma anche alle aziende perché riducano la propria impronta ecologica. È nel loro interesse sviluppare innovazioni verso l’economia circolare. Porta un indubbio vantaggio competitivo.