Giegold: «Le banche etiche preparino un proprio bollino più verde»

L'europarlamentare dei Verdi lancia una proposta: nel caso si approvasse una tassonomia annacquata le banche etiche dovrebbero creare un bollino basato su criteri più rigorosi

Per superare un probabile annacquamento delle regole sulla finanza sostenibile le banche etiche potrebbero preparare un loro bollino verde © RomoloTavani/iStockPhoto

Dopo tre anni di lavoro, da parte della Commissione europea e non solo, per dare alla finanza etica definizioni e regole univoche a livello europeo, a partire dalla cosiddetta tassonomia, rischiamo un buco nell’acqua. O, comunque, di avere una versione annacquata di quel rigore e quella chiarezza che le banche etiche e, in generale, il mondo della finanza etica si aspettava. Tra i soggetti che più si sono occupati di questi temi c’è certamente Sven Giegold, portavoce dei Verdi europei sulle politiche economiche e finanziarie, co-presidente dell’intergruppo “Economia Sociale” e membro della commissione Affari economici e monetari. È considerato tra i dieci parlamentari europei più influenti (al sesto posto) da un’analisi di VoteWatch. Con lui abbiamo parlato dei rischi a cui stiamo andando incontro.

Sven Giegold, portavoce dei Verdi al Parlamento europeo
Sven Giegold (Verdi), considerato tra i 10 parlamentari europei più influenti (al sesto posto) da un’analisi di VoteWatch (www.influenceindex.eu/influence-analysis/) © Dominik Butzmann (archivio https://sven-giegold.de/presse)

 

Si parla molto di tassonomia dell’Unione Europea sulla finanza sostenibile. Quando sarà pronta? 

La parte relativa all’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti sarà approvata nella sua versione definitiva il 21 aprile prossimo. Mentre si discuterà ancora per buona parte del 2021 sull’accettazione o meno dell’energia nucleare tra le attività sostenibili. È un dibattito che fa parte del tema do no significant harm: l’adattamento e la mitigazione non devono, infatti, arrecare “danni significativi”. Sappiamo che le centrali nucleari emettono quantità particolarmente basse di CO2 durante le operazioni di routine, ma le scorie radioattive contraddicono il principio “do no significant harm“. Di questo si sta discutendo e si discuterà nei prossimi mesi.

C’è il rischio che la tassonomia presenti alla fine un elenco di attività economiche molto annacquata? 

Assolutamente sì. Il rischio è molto concreto, come abbiamo visto dai documenti di discussione che sono trapelati nelle ultime settimane. Il gas fossile potrebbe essere addirittura incluso tra le fonti energetiche sostenibili. Questo è inammissibile per le banche etiche. Nel dicembre del 2020 il gruppo parlamentare dei Verdi europei, guidato dal rapporteur sulla tassonomia Bas Eickhout, ha presentato al vice-presidente della Commissione Europea, Valdis Dombroviskis, e a Mairead McGuinness, la commissaria per i servizi finanziari, una lista di criteri sui quali non si dovrebbe transigere. La nostra richiesta non ha portato ad alcun miglioramento. Anzi, la bozza sulla tassonomia è addirittura peggiorata. 

E ora tornate con un nuovo appello…

L’ultima bozza della tassonomia che è trapelata devia in modo significativo dai criteri originali, basati sulla scienza. Questo peggioramento è dovuto a una massiccia pressione da parte di alcuni Stati membri. A certe condizioni, gli investimenti in infrastrutture e centrali elettriche a gas fossile sarebbero considerati sostenibili. Dopo l’adozione da parte della Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo avrebbero bisogno di una maggioranza qualificata per respingere le bozze. Nessuno, però, potrà cambiare i testi.

Nel nostro appello, che può essere firmato on line dagli operatori europei della finanza sostenibile, chiediamo, assieme a 250 professionisti, di riallineare la tassonomia alle raccomandazioni basate sulla scienza. Quelle elaborate dal gruppo di esperti in materia di finanza sostenibile (Technical Expert Group on Sustainable Finance o TEG). 

Su cosa, in particolare, non si può transigere, secondo voi? 

Le centrali elettriche convenzionali a gas e le relative infrastrutture non dovrebbero essere considerate in nessun caso come misura di adattamento o mitigazione dei gas a effetto serra. Sarebbe quindi sbagliato aumentare i valori soglia dagli attuali 100g CO2/kWh e 262g CO2/kWh, contro le raccomandazioni del gruppo di esperti.

Indebolire le soglie in un settore rischia inoltre di creare un precedente per tutti gli altri settori critici della tassonomia.

Inoltre, gli investimenti nell’energia nucleare e in forme non sostenibili di sfruttamento delle foreste non dovrebbero essere parte della tassonomia. 

Che impatto potrà avere una tassonomia azzoppata dagli Stati membri? 

Nessuno auspica una tassonomia che rifletta un tiepido compromesso tra gli interessi degli Stati membri europei. Le attuali proposte della Commissione minacciano di danneggiare gravemente la credibilità della tassonomia e dell’intero comparto della finanza sostenibile. Anche perché sulla tassonomia sarà poi basato il “label”, il bollino che verrà dato agli investimenti sostenibili. Se sarà relativamente facile ottenere un bollino basato su criteri definiti al ribasso, il bollino non avrà più alcun valore e si screditerà tutto il comparto della finanza sostenibile. 

Cosa potrebbero fare le banche etiche europee nel caso si approvasse una tassonomia annacquata? 

Dovrebbero muoversi già adesso per creare un bollino basato su criteri più rigorosi. Per poter dire: «I nostri fondi rispettano la tassonomia europea, ma questo è il minimo. Il nostro bollino segue standard ben più severi». È quello che hanno fatto, per esempio, gli agricoltori biodinamici con il marchio “Demeter”, che li distingue dai produttori biologici. Con la differenza sostanziale che le norme europee sull’agricoltura biologica sono già stringenti e vietano, per esempio, l’uso di pesticidi. Mentre c’è il rischio che la tassonomia sia già in origine poco credibile, includendo per esempio il gas fossile tra le fonti di energia sostenibile.