Lavoro, l’autonomia è roba da manager

Ogni settimana il commento di Marta Fana su lavoro, diseguaglianze, diritti

Salutiamo questo anno che si avvia da calendario alla propria conclusione ricordando un fatto passato purtroppo inosservato. Per la prima volta in Europa, la statistica ufficiale del lavoro (Rilevazione sulle Forze di Lavoro, pubblicata da Eurostat) include nella propria indagine una sezione dedicata all’organizzazione. Ai lavoratori viene finalmente chiesto quanta autonomia/libertà abbiano nel decidere i propri turni di lavoro, il contenuto e la modalità di svolgimento delle proprie mansioni. In Italia, un terzo dei lavoratori dipendenti non ha modo di influire autonomamente su nessuna di queste decisioni. Dato che va a braccetto con la gerarchia all’interno dei luoghi di lavoro: se i manager possono decidere in piena libertà nell’80% dei casi, gli operai qualificati possono solo nel 27%. E chi svolge un lavoro definito non qualificato può farlo in meno del 20% dei casi. Volgendo lo sguardo ai settori economici, meno autonomia caratterizza tre settori chiave: sanità, manifattura e logistica. Un dettaglio che ci riporta dentro questo eterno presente: i lavoratori che più hanno sostenuto la nostra economia e società in questo anno sospeso sono gli stessi che ogni giorno vengono privati di libertà nei luoghi di lavoro. Non per un fatto eccezionale ma per un dato strutturale: i luoghi di lavoro sono luoghi in cui il come il quando e il dove sono decisi da pochi che stanno in alto. Temi tacciati di anacronismo per farci credere che le regole del gioco fossero ormai fuori dalla portata umana. E invece no, sono le regole volute e mantenute per perpetrare forme di diseguaglianza tra chi ha e chi è derubato dall’avere.