Quel legame pericoloso tra petrolio e cibo. Se crolla uno trascina l’altro

Insieme alle quotazioni dell'oro nero, nelle ultime settimane sono precipitate anche quelle delle materie prime alimentari: mais, soia, zucchero. Complice il solito predominio della finanza

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un crollo del prezzo del petrolio (particolarmente evidente il 9 marzo), legato soprattutto al mancato accordo tra l’Opec (leggi in primo luogo l’Arabia Saudita) e la Russia sui tagli alla produzione di greggio da mettere in campo in seguito alla crisi causata dal coronavirus. A questo crollo del petrolio è seguito un andamento analogo dei prezzi di quasi tutte le principali materie prime, e in particolare di quelle alimentari, dal mais alla soia allo zucchero a diverse altre.

Non solo colpa delle Borse in calo

Un andamento che solo in parte si può spiegare con il calo generale delle Borse o le incertezze attuali. Ricordiamo che nel 2008 il crollo delle Borse aveva al contrario portato a un’impennata dei prezzi delle materie prime, considerate bene rifugio dopo lo scoppio della bolla dei subprime e il fallimento della Lehman Brothers.

La situazione oggi è profondamente differente: non parliamo di una bolla finanziaria che poi si trasmette all’economia, ma al contrario di un rallentamento della produzione economica e di un’incertezza che i mercati finanziari scontano in anticipo.

Le quotazioni del petrolio da gennaio a fine marzo 2020 (Sole24 Ore)

..del petrolio nell’agroindustria

Sono diverse, nella situazione attuale, le cinghie di trasmissione tra il prezzo del petrolio e quello delle materie prime alimentari. Vediamone alcune.

La prima è il peso del petrolio nella catena alimentare, soprattutto nell’agro-industria. Pensiamo al consumo di combustibili per trattori e macchinari, per la trasformazione, per il trasporto del cibo, cosi come alla quantità di derivati del petrolio impiegati come base per fertilizzanti e pesticidi.

Un altro elemento altrettanto importante è legato alla crescente quota di prodotti agricoli usati per produrre biocarburanti, il cui prezzo segue direttamente quello del petrolio.

..e dell troppa finanza nell’economia

Se quindi il legame cibo-petrolio è in parte direttamente legato ai fattori di produzione, altri elementi sono però slegati da ragionamenti produttivi, e mostrano l’enorme peso che ha assunto la finanza nel determinare l’andamento dell’economia. Uno di importanza fondamentale è lo sviluppo dei fondi passivi. Gli EtfExchange traded funds: fondi di investimento quotati che replicano l'andamento di un indice. Le loro quote possono essere acquistate e vendute in BorsaApprofondisci (Exchange Traded Funds) sono dei panieri finanziari che contengono una pluralità di titoli e cercano di replicare l’andamento del mercato o del settore corrispondente. Molti di questi, in particolare gli ETC (Exchange Traded Commodities), investono in materie prime, e hanno conosciuto negli ultimi anni un successo globale, avendo costi di gestione inferiori a tradizionali fondi e permettendo ai risparmiatori di diversificare gli investimenti rispetto a quelli in azioni e obbligazioni.

Reazione a catena: il petrolio trascina al ribasso i prezzi del cibo

In molti fondi specializzati nell’investire nelle materie prime, il petrolio ha un peso determinante (spesso anche il 40 o 50% del patrimonio) mentre il resto viene investito – spesso tramite derivati – nelle materie prime più svariate, comprese quelle alimentari. Il crollo del prezzo del petrolio causa un ribasso del valore di tali fondi e la diminuzione generale di questo valore trascina con sé il prezzo di tutte le materie prime contenute nel paniere.

Semplificando, avevo una quota di un fondo che valeva 100, investito al 50% nel petrolio e al 50% in prodotti agricoli. Il crollo del prezzo del petrolio porta il valore della mia quota a 80, il che significa che la parte agricola vale solo 40, e di conseguenza valgono meno i singoli prodotti che la compongono.

Ruoli invertiti: la finanza “determina” l’economia (e i suoi prezzi)

“Di conseguenza” è la parola fondamentale. Parliamo di un vero e proprio ribaltamento del ruolo della finanza, da strumento al servizio delle attività economiche a fine in sé stesso. Diventano – almeno in parte – meccanismi finanziari a determinare il prezzo dei fondamentali economici.

Il ruolo della finanza non finisce certo qui. Altro elemento centrale è il comportamento “di gregge” sui mercati finanziari, che è alla base di molte delle bolle e dei loro successivi scoppi. Se un titolo sale tutti comprano, e viceversa, esasperando le naturali oscillazioni che il titolo stesso potrebbe avere. Questo non solo per i sentimenti di euforia e panico che caratterizzano in particolare i piccoli investitori, ma, prima ancora, perché molti fondi sono regolati da algoritmi che acquistano o vendono sulla base di determinate indicazioni. In presenza di talune condizioni, gli algoritmi reagiscono tutti nello stesso modo, il che porta appunto a esasperare le naturali oscillazioni legate ai fondamentali dell’economia.

Terreno fertile per la speculazione

Su tali fenomeni si innesta poi il peso della speculazione, i cui guadagni sono proprio legati all’ampiezza e alla velocità delle oscillazioni dei prezzi. Se speculare significa comprare a poco e vendere a tanto (o viceversa, sui mercati si può speculare anche al ribasso), più le oscillazioni dei prezzi sono veloci e brusche, più posso guadagnare. In molti ambiti, e le materie prime non fanno purtroppo eccezione, sono proprio gli stessi speculatori a causare, o per lo meno a incrementare quelle stesse instabilità e brusche variazioni che permettono di estrarre profitti.

Non tutta colpa del coronavirus

Chiaramente il discorso appena effettuato è molto semplificato. Difficile capire il peso relativo di questi e altri fenomeni in quello che è accaduto nelle ultime settimane, e non è detto che l’andamento delle materie prime sia interamente legato a quello del petrolio. Certo è che è ancora più semplificativo ascrivere genericamente questo andamento al Coronavirus. Per l’ennesima volta, in una situazione di particolare difficoltà dell’economia mondiale, la finanza sembra essere più una parte del problema che non uno strumento per contribuire a trovare una soluzione.

Ancora una dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, che sarebbe necessario quanto urgente rivederne alla base regole e funzionamento per un profondo cambio di rotta.