Parità di genere: guardando i numeri è un obiettivo ancora lontano

Le lavoratrici europee i in media guadagnano il 16,2% in meno rispetto agli uomini. Le italiane sembrano essere messe meglio. Ma non è così

Luciano Canova
Un salto nel passato: nel 1947. Un gruppo di donne al lavoro in una storica fabbrica di biscotti inglese, la Wright’s Biscuits. Un passato che per molti versi, pensando alla condizione delle donne nel mondo del lavoro, non sembra poi così lontano. TWAM - Tyne & Wear Archives & Museums [No restrictions], via Wikimedia Commons
Luciano Canova
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Le donne in Europa stanno lavorando gratis. Il 3 novembre è stato l’ “equal pay day”, da quella data e fino alla fine dell’anno si può dire che le lavoratrici europee non percepiscano alcuno stipendio. Una data simbolica, certo, che però rappresenta bene il gap salariale tra uomini e donne. È stata stimata dalla Commissione europea e calcolata sulla base dei dati Eurostat.

Le cittadine degli Stati membri in media guadagnano il 16,2% in meno rispetto ai loro colleghi uomini (come paga oraria lorda), pari a circa 60 giorni di stipendio.

Le percentuali variano da Paese a Paese: sono più alte in Estonia, Repubblica Ceca e Germania, dove raggiungono il 22% di differenza di salario, mentre sono più basse in Italia e in Romania, sotto l’8%. Ma anche in questi casi non c’è molto da festeggiare, spiega l’Ue, perché a determinare una percentuale minore è il basso tasso di occupazione delle donne, come succede nel nostro Paese.

Una vignetta pubblicata sul sito della Commissione europea per rappresentare il gap salariale tra uomini e donne (https://goo.gl/GbHn2A)

 

Passando ad un indice più generale sui redditi annui medi, il gap di genere in Italia vola al 43,7% contro una media Ue del 39,6%. Una forbice che si amplia per due ragioni: ai piani alti, dove gli stipendi sono più pesanti, le donne sono di meno. E sono molte quelle che hanno lavori non continuativi, prestazioni interrotte magari per ragioni di welfare familiare, banalmente meno ore lavorate.

Italia in caduta libera

Il Gender Gap Index elaborato dal Wef (Word Economic Forum) dipinge per il nostro Paese una situazione anche più nera, e quel che è peggio, in netto peggioramento. Il divario tra uomini e donne, in Italia, secondo il Wef, è in caduta libera: dal 41esimo posto fatto segnare nel 2015 , siamo passati al 50esimo nel 2016, fino piombare all’82 esimo nel 2017.

Gli indicatori economici e di salute elaborati del Gender Gap Index parlano chiaro. La differenza di possibilità tra uomini e donne su partecipazione e opportunità economiche, porta l’Italia in coda alla classifica: al 118esimo posto su 144 nazioni esaminate.

 

Proprio al gender gap è dedicata la nuova puntata della videorubrica #Legonomics dell’economista Luciano Canova 

https://www.facebook.com/Valori.it/videos/252059078803180/

 

* L’autore è PhD in economia e divulgatore scientifico. Collabora con il Master MEDEA (Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente) della Scuola Enrico Mattei. Tra i suoi libri: “Scelgo, dunque sono. Guida galattica per gli irrazionali in economia” (ed. Egea, 2016) e  “Pop Economy – #Gamification – #Crowfunding – #Big Data”(Hoepli, 2015).