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PG&E, il primo fallimento provocato dai cambiamenti climatici

La storica compagnia elettrica era accusata di aver provocato i maxi-roghi dello scorso autunno in California. La grande siccità ha favorito la catastrofe

La compagnia PG&E è accusata di aver provocato i maxi-roghi dell'autunno 2018 in California © Bureau of Land Management California

Si chiamava Pacific Gas Electric, più nota come PG&E. Negli Stati Uniti, era un colosso dell’energia. Nello scorso mese di gennaio, ha dichiarato il proprio fallimento. «Si tratta del primo default legato ai cambiamenti climatici. E probabilmente non sarà l’ultimo», ha titolato il 18 gennaio il Wall Street Journal.

Un traliccio vetusto avrebbe provocato il rogo che ha ucciso 86 persone in California

La vicenda che ha fatto precipitare un gruppo che forniva elettricità alla metà degli abitanti della California risale allo scorso mese di novembre. Un immenso incendio, sviluppatosi in più focolai, ha devastato lo Stato americano. Provocando 86 morti e distruggendo circa 14mila abitazioni.

La PG&E costretta alla bancarottaA far divampare il rogo si suppone sia stato un problema ad uno dei tralicci dell’alta tensione gestiti dalla PG&E. Un elemento difettoso su una linea da 115mila volt sarebbe entrato in contatto con un palo metallico. Le scintille che ne sono scaturite avrebbero quindi dato fuoco alla vegetazione circostante. Il tutto aggravato da successive, gravi ondate di siccità che hanno reso la terra arida e secca. Così, in breve, è stata la catastrofe.

L’impresa stessa ha stimato in 30 miliardi di dollari il totale dei danni reclamati. Finora, sono 750 le denunce depositate contro la PG&E. Accusata di negligenze ripetute, di utilizzo di infrastrutture troppo vecchie, di aver applicato la cultura del profitto ad ogni costo. Anche mettendo a rischio la sicurezza e «falsificando» rapporti di controllo, secondo quanto riportato dalla stampa nordamericana.

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Gli incendi dell’autunno 2018 in California hanno provocato 86 morti © Bureau of Land Management California

La contea di Butte, devastata dagli incendi: «Colpa di scelte deliberate della PG&E»

Nel 2013, un audit indipendente aveva già evidenziato diversi «problemi di sicurezza». Puntando il dito proprio contro la rete elettrica, giudicata «vetusta» per almeno il 50%. Addirittura, i rapporti parlavano di fili di rame troppo piccoli per poter gestire la tensione. Per questo, la contea di Butte, devastata dall’incendio, non ha usato mezzi termini: «Il rogo è colpa di scelte deliberate della PG&E».

L’inchiesta è ancora agli inizi, ma la società non ha retto e ha invocato il “chapter 11”. Ovvero la procedura fallimentare prevista dalla legge statunitense. A spingere i dirigenti a gettare la spugna è stato probabilmente anche il fatto che tra coloro che hanno fatto causa alla PG&E ci sono tre compagnie d’assicurazione.

Fallimento PG&E, un monito alle altre imprese per impegnarsi contro il climate change?Per poter condannare la compagnia, tuttavia, i giudici dovranno provare una responsabilità diretta nella catastrofe. Secondo alcuni documenti ottenuti dall’agenzia AFP, la linea elettrica – battezzata “Carubou Palermo” – era in servizio dal 1920. All’epoca, a gestirla era la Great Western Power Company. Acquistata nel 1930 proprio dalla PG&E.

Negli anni moltiplicati gli allarmi e gli incidenti

Successivamente, nel 1994, quest’ultima è stata riconosciuta colpevole di 739 casi di «negligenza criminale» per un incendio avvenuto nello stesso anno. L’organismo di controllo dei conti pubblici della California (CPUC) all’epoca aveva rivelato che «77,6 milioni di dollari sono stati tolti al budget per la potatura degli alberi». Ciò per utilizzarlo in altro modo: «Anche per aumentare i proventi degli azionisti», sottolinea la contea di Butte.

Quindi, nel 2010, una condotta del gas della PG&E è esplosa a San Bruno. Uccise otto persone e ne ferì 58. Anche in quel caso l’inchiesta fece emergere gravi mancanze da parte dell’impresa. Fu condannata a pagare una multa da 1,6 miliardi di dollari. Inoltre, la PG&E è stata accusata di corresponsabilità negli incendi del 2017 (che provocarono 40 morti),

Finora, però, il gruppo in qualche modo se l’era cavata. Quello più recente è tuttavia un caso-scuola. Che dimostra, primo nel suo genere, come i cambiamenti climatici impongano rischi immediati. Rischi che molte, troppe imprese hanno finora considerato remoti.