La politica monetaria della BCE ha il ritmo dei Daft Punk

Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE, descrive così la politica monetaria dell'istituto di Francoforte: Harder, Better, Faster, Stronger

I Daft Punk "ispirano" la politica monetaria della Banca centrale europea. Che, speriamo, non si sciolga, a differenza del duo musicale © Corey-Adam Crowley/Flickr

Come sarà la politica monetaria della Banca centrale europea nei prossimi anni? «Harder, Better, Faster, Stronger». Parola di Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della BCE. Ma… aspetta.

Sì, se «Harder, Better, Faster, Stronger» vi ricorda qualcosa è perché Panetta ha esplicitamente citato il titolo di uno dei più grandi successi del duo francese Daft Punk. Alla fine di un intervento a inizio marzo presso l’università Bocconi di Milano sull’evoluzione dell’azione della Banca centrale europea, l’economista si è espresso con queste parole: «Più duri (harder) saranno i nostri sforzi per colmare i divari tra produzione e inflazione, migliori (better) saranno le prospettive dell’economia dell’Eurozona. E più velocemente (faster) ci arriveremo, più il nostro potenziale di crescita sarà forte (stronger)».

«Va usato tutto il PEPP, e anche di più»

Nel corso dell’incontro Panetta aveva dichiarato che «l’innalzamento della curva dei rendimenti nominali ponderati per il Pil non è benvenuto» e, aveva proseguito, «deve essere contrastato». Anche utilizzando l’intera dotazione del PEPP per accrescere il volume degli acquisti di titoli.

La Banca centrale europea ha sede a Francoforte ed è la banca centrale incaricata di attuare la politica monetaria per i Paesi che hanno aderito all’euro.

Il PEPP è il Pandemic emergency purchase programme, il programma di acquisto per l’emergenza pandemica. Si tratta di una misura di politica monetaria non convenzionale avviata dalla BCE nel marzo 2020 per contrastare i gravi rischi prospettati dalla pandemia di coronavirus. Il PEPP è un programma temporaneo di acquisto di titoli del settore pubblico e privato con una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro.

L’11 marzo la Banca centrale europea ha riconfermato l’orientamento della propria politica monetaria, confermando i tassi di interesse e l’ammontare del PEPP. Il Consiglio direttivo dell’istituto di Francoforte ha precisato che nel prossimo trimestre gli acquisti nell’ambito del PEPP avverranno a un ritmo più elevato rispetto ai primi mesi di quest’anno. 

La politica monetaria della Banca centrale europea per rispondere alla crisi

La politica monetaria accomodante della BCE, come quella di altre banche centrali, si è espressa attraverso misure straordinarie. Per esempio iniezioni di liquidità e acquisti di titoli di Stato. Creando però un paradosso che l’economista John Maynard Keynes chiamava “trappola della liquidità”. Una condizione che si verifica quando l’offerta di moneta non agevola la crescita economia, il rilancio dell’occupazione e dei consumi. Ma, al contrario, contribuisce principalmente ad aumentare la distanza tra i mercati finanziari e l’economia reale. Arrivando perfino a incentivare comportamenti e pratiche speculativi.

Di soldi, infatti, ce ne sono così tanti che le borse di tutto il mondo continuano a registrare record. E anche i governi riescono a piazzare i propri titoli di Stato senza alcuna difficoltà. A novembre scorso, ad esempio, il Tesoro ha collocato 7 miliardi di BOT (Buoni ordinari del Tesoro) a 12 mesi a tasso negativo. Con una domanda quasi doppia rispetto all’offerta.

Forse, quindi, per uscire dalla crisi occorrerebbe un approccio diverso. Per citare ancora i Daft Punk, una Revolution (909): invece di insistere con la politica monetaria, sarebbe ora che gli Stati intervenissero con politiche fiscali e investimenti. Lo dice anche il Fondo Monetario Internazionale.