Povertà educativa, le buone pratiche che non fanno perdere la speranza

In molte regioni, le best practice da replicare per migliorare il sistema formativo non mancano. A latitare è una cabina di regia nazionale che le coordini

Le risorse umane progettuali e in parte anche economiche, per salvare i ragazzi italiani dalla dispersione scolastica, ci sono già. Dentro e fuori la scuola, in tutta Italia: vanno replicate e messe a sistema. Per fare ciò occorre, però, un piano nazionale, per creare reti tra famiglie, insegnanti, istituzioni, terzo settore, centri sportivi, ASL, tribunali dei minori.

Dallo Stato ai comuni: manca una regia nazionale

Sono le amministrazioni pubbliche, infatti, da quelle centrali a quelle locali, a dover far sistema e coordinare le iniziative di scuole e privato sociale. Passi necessari per rendere l’insegnamento e l’apprendimento più efficaci, contro il fallimento formativo, in ogni territorio, dai piccoli centri alle metropoli.

In sintesi, sono alcune delle raccomandazioni ribadite nel 2018 dalla Cabina di regia per la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa, coordinata da Marco Rossi Doria.  Ex sottosegretario all’Istruzione, oggi in pensione, primo maestro di strada nei quartieri più emarginati di Napoli.

Napoli laboratorio nazionale contro la povertà educativa

Proprio nella città partenopea, una delle città italiane più colpite dalla dispersione scolastica e dall’abbandono precoce dell’istruzione, si possono individuare diverse buone prassi nazionali, attive e replicabili.

«Il tema della povertà educativa riguarda anche le comunità e non soltanto la scuola, ed è fondamentale la collaborazione tra pubblica amministrazione e privato sociale» racconta a Valori Andrea Morniroli, esperto di welfare che collabora con l’assessorato alla Scuola del Comune di Napoli e con il Forum Disuguaglianza e Diversità.

«Così abbiamo fatto nella nostra città, istituendo un processo partecipato, coinvolgendo famiglie e associazioni di genitori, scuole e docenti, terzo settore, educatori ed esperti». Un tavolo permanente per orientare gli interventi contro la dispersione, a partire dalle esperienze già presenti.

«Sono proprio i territori a decidere, di volta in volta, come utilizzare le risorse. Con laboratori e percorsi anche personalizzati che cercano, ogni giorno, di riconquistare ragazzi e periferie».

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Privato sociale e pubblico alleati

In questo modo sono stati assegnati, attraverso bandi pubblici, fondi per 600mila euro, suddividendo la città in 4 aree. Coinvolgendo 50 scuole e 30 soggetti del privato sociale. Tra i capofila, enti e associazioni che si occupano di prevenzione in ogni contesto, educazione alla legalità, rigenerazione urbana, come la Cooperativa Sociale L’uomo e il legno, la Coop Sociale Orsa Maggiore , la Fondazione Quartieri Spagnoli e la Maestri di Strada Onlus.

Napoli vista dai Maestri di Strada e Trerrote: alla Fiera dell’Est Proprio quest’ultima storica associazione, guidata oggi da Cesare Moreno, è protagonista di una storia esemplare. Lo scorso giugno l’Onlus ha ottenuto, dal comune di Napoli, l’assegnazione in affitto di uno spazio a Ponticelli. Un edificio scolastico abbandonato diventerà così il «Centro Educativo Polifunzionale Ciro Colonna», dedicato al giovane, vittima innocente della camorra. Riconquistandolo al degrado, insieme alla famiglia Colonna, alle associazioni di genitori e del quartiere, agli scout, educatori, Libera.

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Lì verranno creati una mensa, una palestra, lo spazio teatro e le aule per laboratori didattici per i ragazzi della «comunità educante». «Stiamo partendo con un piano di manutenzione programmata, di manutenzione in autocostruzione, ossia con la partecipazione dei cittadini – scrive il presidente Moreno –  in modo che tutto l’edificio sia anche un grande «cantiere scuola» per apprendere a tenere in vita un edifico pubblico e con esso tutte le attività educative e sociali che in esso si svolgono».

Nasce la rete nazionale delle comunità educanti

Sempre dalla Campania, parte un esempio di rete nazionale possibile tra soggetti differenti. «Bella Presenza» coinvolge 60 partner contro la povertà educativa in Campania, Piemonte e Toscana.

«Oltre Napoli – spiega Morniroli, questa volta in veste di presidente della Cooperativa Dedalus – approdiamo a Arezzo, Firenze, Torino e Cuneo, con percorsi tra periferie simili in contesti differenti. L’obiettivo è creare un laboratorio permanente, di ricerca e sperimentazione di metodi, idee e attività, tese a contrastare la povertà educativa».

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Da Stato e Ue due miliardi contro la povertà educativa

«Bella Presenza» è solo uno dei 272 progetti nazionali contro la povertà educativa che ha vinto uno dei bandi lanciati da Con i Bambini, impresa sociale, nata nel 2016, senza scopo di lucro.  Interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD, è il soggetto che gestisce il Fondo Nazionale per il contrasto alla povertà educativa minorile. Un gruzzolo di 360 milioni di euro per tre anni, promosso dalle Fondazioni di origine bancaria, dal Forum del Terzo Settore e dal governo.

Attraverso i primi tre bandi (Prima Infanzia 0-6 anni, Adolescenza 11-17 anni, Nuove Generazioni 5-14 anni), saranno possibili interventi che coinvolgeranno oltre 400mila bambini e ragazzi, insieme alle loro famiglie, che vivono in condizione di disagio. In questo modo sono state messe in rete oltre 6.500 organizzazioni tra terzo settore, mondo della scuola, università e altri enti.

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L’Europa finanzia il nostro sistema d’istruzione

In attesa che gli stanziamenti per la spesa pubblica destinati all’istruzione tornino a salire, dopo essere scesi al minimo storico, al 3,5% sul PIL, non bisogna dimenticare la mano che arriva dalla Ue attraverso i Fondi Strutturali Europei (FSE) e il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FESR).

Il programma «Per la Scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento» di durata settennale, dal 2014 al 2020, ha autorizzato 48.053 progetti di scuole e università di tutta Italia, impegnando la somma di circa 1,554 miliardi.  Fondi che potrebbero essere spesi ancora meglio, come ricorda il documento della cabina di regia di contrasto al fallimento formativo del Miur.

Totale suddivisione progetti autorizzati dal MIUR, Fondo PON 2014 – 2020, Fonte MIUR

Italia, terra di avanguardie educative

Eppure, non mancano le esperienze di innovazione didattica e formativa in Italia. Anche dal buon utilizzo dei fondi PON – FSE  è nato il progetto nazionale Avanguardie educative, promosso dall’Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione e Ricerca educativa (Indire), il più antico ente di ricerca del Ministero dell’Istruzione.

Avanguardie educative si è trasformato in un vero e proprio movimento, con 22 scuole fondatrici che hanno sottoscritto un Manifesto programmatico per l’Innovazione, ufficialmente costituito il 6 novembre 2014 a Genova, aperto a tutte le scuole italiane. Nel 2018 Avanguardie educative è diventato un caso di studio a livello europeo, comparendo nel report “Study on supporting school innovation across Europe“ prodotto dalla Commissione europea.

Fonte portale Innovazione, Indire

 

All’interno della rete delle 902 scuole che attualmente aderiscono, (236 al nord, 216 al centro e ben 450 al sud e nelle isole), si attuano e sperimentano nuovi metodi didattici, come il cooperative learning, dove gli studenti lavorano insieme in piccoli gruppi per raggiungere obiettivi comuni, cercando di migliorare reciprocamente il loro apprendimento. O le flipped classrooms, le classi capovolte, dove tempi e schema di lavoro sono invertiti rispetto alle classi tradizionali, grazie a strumenti e contenuti digitali.

Dal Terzo Settore, formazione continua per ragazzi, docenti e genitori  

Da Nord a Sud, si moltiplicano le iniziative del Terzo Settore per aiutare ragazzi, docenti, famiglie, quartieri e comuni a diventare comunità educanti. A Milano l’anno prossimo, in occasione di Fa’ la cosa giusta, si terrà la terza edizione di Sfide – la scuola di tutti iniziativa di formazione e messa in rete di buone pratiche che coinvolge scuole e insegnanti da Milano a Palermo, con le esperienze più significative.

Tra di esse figurano quelle locali come Fondazione Sicomoro per l’Istruzione Onlus, attiva con la scuola di seconda opportunità a Milano, al quartiere Gratosoglio, a Monza e a Lodi. E c’è anche quella di Save the Children che, con Fuoriclasse in movimento, sta riuscendo a intercettare adolescenti a rischio NEET,  in 170 scuole della penisola. Nel 2018 è nata, poi, Crescere al Sud, la rete che ha riunito 65 organizzazioni per rispondere alla povertà di opportunità, di chi nasce nelle regioni del Mezzogiorno.

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Poca istruzione e analfabetismo funzionale pericolo per democrazia

«Mentre aspettiamo decisioni strutturali da parte del governo, ognuno di noi può dare il proprio contributo alla formazione di futuri cittadini consapevoli» osserva Vanessa Pallucchi, responsabile della Consulta Educazione e Scuola del Forum nazionale del Terzo Settore.

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«Occorre anche educare alla lettura non formale, al dialogo, al saper esprimere motivazioni e sentimenti. È un processo fondamentale per imparare ad assumere decisioni e comprendere i fenomeni, che ci sovrastano, come il cambiamento climatico. La carenza di istruzione e formazione dei nostri ragazzi, unita all’analfabetismo funzionale degli adulti, è una minaccia per la democrazia e la partecipazione».