Troika Laundromat: quei soldi sporchi dalla Russia all’Occidente

Un’inchiesta svela il sistema della banca moscovita Troika Dialog: un sistema efficiente per spostare enormi capitali sporchi, triangolando tra Russia, Europa, Baltico e Caraibi

Matteo Cavallito
Il primo ministro russo Medvedev con il Ceo di Troika Dialog Ruben Vardanian © Kremlin.ru
Matteo Cavallito
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Trasferire capitali dalla Russia all’Europa. Con l’ausilio di società fantasma, paradisi fiscali e rispettabili banche occidentali. Niente di più facile se hai a disposizione un meccanismo collaudato cui nessuno, almeno negli uffici delle autorità di Mosca, sembra prestare particolare attenzione. È un mondo dorato e impunito quello descritto dall’indagine Troika Laundromat, l’inchiesta dell’organizzazione no profit OCCRP e del sito lituano 15min.lt.

Sotto i riflettori le attività della banca d’investimento moscovita Troika Dialog, vero e proprio perno – accusano gli inquirenti – di una uno schema fluido ed efficiente capace di trasferire miliardi di dollari ad Ovest. Con tutto quel che ne segue.

Il banchiere armeno di casa a Davos

Al vertice di Troika Dialog c’è Ruben Vardanyan, figura di spicco del business russo. Banchiere di origine armene, legatissimo – pare di intuire –  al suo Paese natio dove ha avviato maxi progetti caritatevoli a suon di (decine di) milioni di dollari. Un volto noto, che non rifugge la popolarità: nel 2011 si è fatto vedere persino al vertice di Davos, salotto buono della finanza internazionale. Il fulcro della sua vita però resta la capitale. A Mosca ha fondato una scuola di specializzazione, la Moscow School of Management Skolkovo, e negli uffici della sua banca è stato per anni dominus indiscusso: presidente, Ceo e ovviamente primo azionista.

In Russia un business da 2 trilioni di rubli

Tra il 2006 e il 2013 la Troika Dialog ha gestito 4,6 miliardi di dollari di flussi in entrata e 4,8 di volumi in uscita. Le controparti? Grandi major bancarie occidentali come la statunitense Citigroup, l’austriaca Raiffeisen e la tedesca Deutsche Bank.

Le transazioni interne alla ragnatela di società coinvolte – ovvero, come sospettano gli autori dell’inchiesta, i movimenti realizzati con l’obiettivo di nascondere l’origine del denaro – valgono quasi 9 miliardi.

I sospetti sono enormi ma Vardanyan ha sempre respinto ogni addebito. A quanto risulta a OCCRP,  le autorità russe non hanno mai indagato su di lui. Tra il 2006 e il 2010, ha ammesso, i ricavi di Troika Dialog hanno raggiunto quota 2 trilioni di rubli: ovvero una cifra compresa tra i 63 e gli 85 miliardi di dollari, stante la significativa volatilità del mercato dei cambi. All’inizio del 2012 Troika Dialog è stata acquisita da Sberbank.

«Alterare le elezioni, finanziare le fake news»

La versione di Vardanyan parla di Troika Dialog come di una banale società di wealth management: gestione patrimoniale per clienti facoltosi, insomma. Ma per OCCRP le operazioni condotte dalla banca sono, in realtà, il cuore pulsante del Sistema Laundromat. Riciclaggio? Certo. Ma non solo: perché la lavanderia sembra più che altro un vero e proprio meccanismo finanziario nascosto, un metodo collaudato di evasione fiscale, una spina nel fianco per l’economia della Russia; una minaccia per altri Paesi.

Secondo Louise Shelley, direttrice del Terrorism, Transnational Crime, and Corruption Center della George Mason University, il riciclaggio si traduce in gravi perdite per i Paesi emergenti che vedono sparire «un enorme ammontare di capitali necessari per lo sviluppo delle infrastrutture, l’istruzione, la salute e la crescita delle attività imprenditoriali». E il seguito, aggiunge ripresa da OCCRP, è ancora più inquietante:

«Con tutti questi soldi all’estero, puoi fare ogni sorta di nefandezze: interferire nei processi elettorali, finanziare le fake news». Brividi.

Il violoncellista di Putin

Tra i grandi beneficiari della lavanderia, il violoncellista Sergei Roldugin, grande sodale di Vladimir Putin, già coinvolto nella vicenda Panama Papers. Le sue compagnie avrebbero accumulato 69 milioni di dollari dal sistema Laundromat grazie a una maxi frode fiscale. Almeno era questa la versione di Sergei Magnitsky, avvocato russo che aveva denunciato l’operazione. Prima di morire in carcere nel 2009.

Dal Mar dei Caraibi al Baltico

Le operazioni sospette avviate nel 2006 da Troika Dialog coinvolgono tre compagnie offshore domiciliate nelle Isole Vergini Britanniche: la Brightwell Capital, la Gotland Industrial e la Quantus Division Ltd. Sono loro a girare una serie di pagamenti a una compagnia denominata IOS Group incaricata di aprire nuove società che formeranno la rete del Laundromat. È da una di queste, la Kentway SA, per capirci, che parte una quota dei maxi trasferimenti diretti alla Sandalwood Continental Ltd, società collegata proprio a Roldugin.

Ma l’operazione non può essere completata senza un appoggio in Eurolandia. Ed è qui che entra in gioco la celebre banca lituana Ukio. L’istituto ospita i conti di 35 società estere ed è il punto di partenza dei trasferimenti alle banche europee coinvolte che, oggi, sono accusate a vario titolo di non aver effettuato gli opportuni controlli: Commerzbank, Deutsche Bank, l’olandese Ing per citarne solo alcune. Il resto è cronaca. In costante divenire.