Il riscaldamento climatico porta vigne e botti nella patria della birra

Persino in Belgio, patria della birra, aumenta la produzione di vino. "Merito" del riscaldamento globale che permette di coltivare l'uva

Una vigna presso Torgny, in Belgio © Jean-Pol GRANDMONT/Wikimedia Commons

I nomi non li facciamo perché di pubblicità non hanno bisogno. Ma alzi la mano chi non è in grado di nominare almeno due o tre marchi di birra belga. La nazione europea ne è considerata una delle patrie. E la qualità dei prodotti è di assoluto livello, tra le migliori al mondo. Eppure nella monarchia europea c’è un’altra filiera che sta emergendo, inaspettatamente. Portate direttamente dai cambiamenti climatici.

A raccontare la vicenda è il quotidiano francese Reporterre, che parla di vigne rigogliose coperte di uva scura. Chicchi grandi e dolci. «Un paesaggio che ricorda le strade dell’Alsazia. Eppure siamo alla periferia di Bruxelles. Qui dal 2016 una coppia di vignaioli coltiva otto ettari di pinot nero, meunier e chardonnay. In un terreno che un tempo ospitava patate e barbabietole.

Il fattore determinante è il riscaldamento globale

Nel Paese della birra, nel 2022 si contavano 259 produttori di vino in attività. Non si può più parlare di casi sporadici. Nel 2020, sono stati prodotti tre milioni di litri: una cifra ancora modesta, ma che secondo gli esperti è destinata a crescere. I vini valloni e fiamminghi si sono ormai fatti largo anche nei ristoranti più quotati del Belgio. Così come nei quartieri ricchi della capitale, come nel caso di Ixelles, dove sono sorte enoteche specializzate in vini belgi.

E il fattore determinante, appunto, è il riscaldamento globale. Se infatti si produceva vino in epoca romana, una piccola “era glaciale” nel medioevo sterminò le vigne. Eppure, proprio negli ultimi 20 anni, grazie alle temperature sempre più miti, l’uva è tornata.

Il tutto è confermato da un indicatore: l’indice bioclimatico di Huglin, che permette di comprendere quali zone siano propizie per la produzione di vino. Un climatologo intervistato da Reporterre spiega che tale indice «prima del 2000 era troppo basso. Ma ora, la viticoltura in Belgio è possibile. In linea generale, le zone coltivabili si stanno spostando verso Nord. Il Belgio è ormai la Borgogna di 30 anni fa».

«Con il clima che cambia inizieremo a produrre anche vini più dolci»

Così aumenteranno anche i tipi di uve che sarà possibile coltivare nella nazione europea: «Qui in Belgio siamo specializzati nei vini frizzanti. Ma con il clima che cambia, andremo anche su quelli più dolci». Se qualcuno a Nord guadagnerà, certamente qualcuno a Sud perderà. Il riscaldamento globale porterà con sé desertificazioni, ondate di caldo e di siccità estreme. Sarà uno stravolgimento.

Intanto, se qualcuno ancora avesse dubbi sull’esistenza dei cambiamenti climatici, il consiglio è di fare una vacanza nelle nuove “strade del vino” nella patria di Magritte.