La scomparsa dell’amoxicillina è dovuta (anche) a piccoli difetti estetici sulle confezioni

Il programma Cash Investigation ha scoperto che il laboratorio francese che produce amoxicillina ne butta via un sesto per difetti estetici

Le ragioni dietro la scomparsa dell’amoxicillina © Towfiqu barbhuiya/Unsplash

L’amoxicillina, uno degli antibiotici più utilizzati in pediatria, in particolare per il trattamento delle infezioni respiratorie, è uno dei farmaci più venduti nel mondo occidentale. La sua versione “di marca” più nota è il secondo farmaco più venduto in assoluto in Italia. Con circa 40 milioni di scatole all’anno. In Francia si superano i 50 milioni.

Eppure, a un certo punto, nel 2023 era diventato introvabile. Tanto che dovettero intervenire anche la Commissione europea e l’Agenzia europea del farmaco (Ema). La spiegazione più plausibile fu che durante la pandemia la domanda di amoxicillina era diminuita drasticamente, comportando la riduzione o addirittura l’arresto delle linee di produzione, mai più tornate ai livelli prepandemia. Ma forse non è andata proprio così.

Il programma tv francese Cash Investigation ha indagato sulla scomparsa dell’amoxicillina

Cash Investigation, un programma di giornalismo investigativo in onda da quasi quindici anni sul canale francese France 2, ha avanzato altre due ipotesi. La prima ha a che fare con il lobbismo e con le pratiche sleali dei produttori di farmaci. Intervistando il responsabile dei sindacati dei farmacisti, Cash Investigation ha scoperto che molti produttori di amoxicillina approfittando della penuria del farmaco lo offrivano ai farmacisti solo se questi avessero acquistato anche degli altri farmaci prodotti da loro. La seconda farebbe ridere, se non fosse tragica, visto che riguarda appunto una delle terapie più utilizzate per i bambini.

L’inchiesta di Cash Investigation

Secondo il programma tv francese, l’unico laboratorio ancora presente sul territorio francese a produrre amoxicillina ne butta via una quantità incredibile perché le scatole, o i flaconi, non sono «esteticamente perfetti». Questo perché il laboratorio ha clienti in oltre 110 Paesi, tra cui il Giappone. E come ha spiegato il direttore della linea di produzione della fabbrica «piccoli difetti estetici appena visibili, come un’etichetta sgualcita o scheggiata, o anche una piccola imperfezione sul vetro del flacone, sono sufficienti a escluderlo dalla linea di produzione, anche se il medicinale al suo interno non presenta alcun difetto».

E ha scoperto che l’unico laboratorio francese che la produce ne butta via il 10-15% per «difetti estetici»

Nel gennaio 2024 Marie-Stella, questo il nome della giornalista di Cash Investigation, è riuscita a farsi assumere nelle linee di controllo della produzione e del confezionamento dei flaconi di amoxicillina, nell’unico laboratorio francese che ancora la produce. Lo stabilimento si trova nella Mayenne e appartiene al gruppo britannico GlaxoSmithKline (Gsk). Uno dei dieci giganti dell’industria farmaceutica mondiale, con un fatturato nel 2023 di quasi 7 miliardi di dollari e asset per oltre 60 miliardi di dollari. Qui con una telecamera nascosta ha filmato come, in una sola ora di lavoro, sia stata costretta a rimuovere circa cinquanta bottiglie dalla linea di produzione. E lo stesso ha dovuto fare il suo collega.

Questo appunto perché le medicine erano perfettamente funzionanti. Ma erano anche esteticamente imperfette. E questi dettagli, secondo il direttore della linea, sono decisivi perché «potrebbero preoccupare un ipotetico acquirente giapponese, dato che nella loro cultura questo non è accettabile. Quindi ci sarebbe il rischio che i falconi siano gettati nella spazzatura». Per questo, la fabbrica ha deciso di fare da sé. E di buttare via, per quei semplici e minimi difetti estetici, migliaia e migliaia di flaconi che sarebbero potuti benissimo essere venduti in qualsiasi Paese europeo. Secondo lo stesso direttore di linea della produzione, si tratta almeno del 10-15% dell’intera produzione.

Eppure le multinazionali avevano ottenuto soldi pubblici proprio per combattere la penuria di amoxicillina

Ma non è finita qui. Perché approfittando appunto della scarsità di amoxicillina nel periodo post-pandemico, nel 2023 la multinazionale Gsk aveva ottenuto dal governo francese un aumento del 10% sul prezzo di acquisto del farmaco. In cambio, aveva accettato di fornire alla Francia un volume di antibiotici maggiore rispetto all’anno precedente. Cash Investigation ha ovviamente chiesto un commento a Gsk, che ha risposto di non sapere di che cosa stesse parlando il programma. E anche a Gregory Emery, responsabile della Direction Générale de la Santé, che ha detto di non essere a conoscenza dei fatti specifici. Se ne fosse stato informato, ha risposto, avrebbe chiesto al laboratorio di rifornire il mercato francese.