Dopo il danno la beffa: la Fifa non risarcirà le famiglie dei lavoratori morti per Qatar 2022
Il Legacy Fund Plan di Qatar 2022 ignora le responsabilità della Fifa nella tragedia dello sfruttamento della manodopera migrante
La Fifa ha pubblicato un report «senza vincolo legale» per una serie di iniziative di compensazione per quanto successo durante l’organizzazione Mondiali di calcio maschile di Qatar 2022. Ed è una atroce beffa nei confronti delle famiglie dei lavoratori morti nella costruzione degli stadi e delle infrastrutture. Sul piatto il Legacy Fund Plan Qatar 2022 della Fifa mette infatti 50 milioni di dollari in non meglio specificati «progetti di sviluppo». Ma nemmeno un dollaro andrà a risarcire le famiglie delle decine di migliaia di lavoratori migranti morti di sfruttamento, fame, miseria e malattia tra il 2010 e il 2022. Per la gloria del pallone, degli sponsor, dei media e della Fifa di Gianni Infantino.
«Non riuscendo a fornire fondi per risarcire i lavoratori e le loro famiglie per i gravi danni subiti in Qatar, la FIFA sta palesemente ignorando le proprie politiche sui diritti umani. E probabilmente ignora le conclusioni del suo stesso rapporto commissionato, che deve ancora essere pubblicato». Ha detto infatti Steve Cockburn, responsabile dei diritti del lavoro e dello sport di Amnesty International. «Finché la FIFA continuerà a nascondere la testa sotto la sabbia, i lavoratori e le loro famiglie continueranno a subirne le conseguenze».
Anche le voci più critiche interne alla Fifa ora festeggiano
Il Legacy Fund Plan per Qatar 2022, stilato insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who), l’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), stabilisce un fondo di 50 milioni di dollari destinato a sostenere una serie di programmi sociali e di sviluppo. Nemmeno troppo per un’organizzazione che fattura circa 4 miliardi l’anno. E oltretutto ha una serie di evidenti problemi. Non riconosce le responsabilità della Fifa nella tragedia di Qatar 2022. Non ha alcun «valore legale vincolante». E soprattutto non si impegna a risarcire le famiglie dei lavoratori migranti morti.
Gianni Infantino, il caudillo della Fifa, ha parlato di «iniziativa storica». E figuriamoci. Ma con estrema sorpresa anche Lise Klaveness, presidente della federazione calcistica norvegese, e tra le più accese critiche di Infantino in materia di diritti umani, ha deciso di superarlo a destra. «È molto importante che il rapporto sia stato pubblicato. Voglio davvero festeggiare», ha detto al Guardian. «Voglio anche congratularmi con Michael Llamas che guida questo comitato (sui diritti umani ndr.). E con Dominique Blanc della federazione svizzera che ha guidato il lavoro della UEFA su questi aspetti».
Ma per la tragedia di Qatar 2022 non c’è veramente nulla da festeggiare
Una presa di posizione inaudita, visto che non c’è nulla da festeggiare. Perché «Dando 50 milioni di dollari all’Organizzazione mondiale della sanità e alle altre organizzazioni, ma nemmeno un centesimo per le famiglie dei lavoratori migranti morti durante la costruzione degli stadi, questo fondo è solo un altro tentativo di distrarre dalla mancanza di cura o risarcimento da parte della Fifa per le persone danneggiate dalle sue stesse azioni”, come spiega al New York Times Andrea Florence, direttore della Sport and Rights Alliance.
«È vergognoso che la Fifa e il Qatar abbiano lanciato il loro atteso fondo senza alcun riconoscimento della loro chiara responsabilità nei confronti del vasto numero di lavoratori migranti che sono stati sfruttati e, in molti casi, sono morti per rendere possibile la Coppa del Mondo del 2022», ha aggiunto Steve Cockburn di Amnesty International. «Dopo le richieste di risarcimento provenienti da tutto il mondo da parte di tifosi, giocatori, sponsor e associazioni calcistiche. Questo fondo non può essere la fine della storia. La Fifa deve finalmente fare la cosa giusta e risarcire tutti coloro i cui diritti sono stati violati e abusati per rendere possibile la disputa della sua più importante manifestazione».
E anche per Arabia Saudita 2034 ci sarà pochissimo da festeggiare
Come fa notare Amnesty International poi, ci dovrebbe essere una altro rapporto interno della Fifa. Quello sui diritti umani commissionato da Michael Llamas appunto, che nonostante le numerose sollecitazioni ancora non è stato pubblicato. E dopo il colpo di teatro di questo fondo per lo sviluppo da 50 milioni di dollari, difficilmente vedrà la luce. La Fifa, ovviamente, si è rifiutata di commentare le dichiarazioni di Amnesty. Sulla questione poi è intervenuta anche Minky Worden, direttrice delle iniziative globali di Human Rights Watch, chiedendo alla comunità internazionale di prendere provvedimenti. Ma ovviamente la comunità internazionale ama la Fifa e odia i diritti umani.
Lo dimostra, per l’ennesima volta, il favore con cui è stato accolto la settimana scorsa il report della Fifa Human Rights Strategy per Arabia Saudita 2034. Un documento vergognoso che, come raccontato da Valori, ha lo scopo di celebrare le magnifiche sorti progressive sui diritti umani della teocrazia saudita. Un paese nella cui costruzione degli stadi e delle infrastrutture già si comincia a vedere il ripetersi della tragedia di Qatar 2022. E a questo punto è chiaro che questo documento avrà la funzione preventiva. Per fare in modo che, tra dieci anni e altre decine di migliaia di lavoratori, la Fifa potrà dire di avere fatto il possibile per rispettare i diritti umani. E non dovrà risarcire nessuno.