Costa: «contro gli ecoreati, banche dati trasparenti e Daspo per gli autori»

Intervista al neoministro dell'Ambiente, Sergio Costa. Ai primi posti, obiettivo trasparenza e incrocio dei database per contrastare l'ecomafia. E nuove assunzioni mirate

«Occorre che il Ministero dell’Ambiente sia una casa di vetro in cui tutto sia visibile e comprensibile». Parole di Sergio Costa, pronunciate al Senato, alla presentazione delle linee programmatiche del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

«È fondamentale l’incrocio e lo scambio di informazioni tra le banche dati ambientali» ha ribadito alla presentazione del rapporto Ecomafia 2018 e nell’intervista a Valori – e chiedo sia un “Daspo” per chi commette ecoreati che un fondo unico ambientale per sostenere le bonifiche. «Va istituita poi una sorveglianza accurata degli impianti di rifiuti, diventati luoghi sensibili, a causa degli incendi, che non vanno militarizzati ma sicuramente vigilati».

Già generale di Brigata e Comandante regionale dei Carabinieri della Campania, Sergio Costa è stato anche referente per la parte di investigazione sull’ecomafia per la Direzione Nazionale Antimafia. E non nasconde le connivenze dello Stato e il crimine d’impresa alla base dello scempio ambientale in atto nel nostro Paese. A partire dalle Terre dei Fuochi d’Italia, su cui il ministro ha appena presentato il nuovo decreto omonimo.

Ministro Costa nel suo intervento, sia al Senato e alla Camera, ha ribadito come sia importante il dialogo tra banche dati ambientali per combattere l’ecomafia. Ma sappiamo che ci sono fortissimi ritardi, sia a livello regionale che nazionale che hanno favorito l’illegalità.

Lei ha ragione. Ci sono delle banche dati che viaggiano su canali diversi perché nascono da competenze e enti diversi. La competenza nazionale è diversa da quella regionale, da quella provinciale a quella comunale. Ma il Ministero dell’Ambiente comincia ora a fare la sua parte. Pensi solo all’albo gestori dei rifiuti da coordinare con l’Istituto Superiore per l’Ambiente (Ispra) e le Agenzie Regionali (ARPA). O alla stragrande maggioranza di tutti i dati ambientali che sono depositati presso le province e città metropolitane. O, ancora, alle procedure semplificate, che sono di loro competenza. Il Ministero dell’Ambiente può fare una sana “moral suasion” e chiedere l’adesione allo sblocco agli altri enti. Conto che ci sarà qualche presidente di provincia disponibile ad aprire le banche dati. Si tratta di attuare un apertura, “discovered”, con le forze dell’ordine. Con una funzione operativa (e investigativa ndr) ben precisa.

Rifiuti urbani e speciali: banche date gestite da chi dovrebbe essere controllato e il fallimento del SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti). Che cosa propone?

Sul Sistri ci stiamo lavorando. Il Sistri nasce con un’ottima intuizione dal punto di vista politico e anche tecnico su iniziativa del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per permettere l’informatizzazione della tracciabilità dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani della Regione Campania. Adesso deve diventare realtà concreta. Questo è un altro impegno che ho come ministro. Il fascicolo è sul mio tavolo. Ma è un capitolo molto delicato, sto facendo fare delle verifiche all’ufficio legislativo. Sulle banche dati, mi ha già risposto lei: occorre attuare trasparenza e il processo deve partire dal Ministero.

Discariche, ritardi nelle bonifiche dei siti contaminati e procedure di infrazione UE. Il commissario governativo sta compiendo un lavoro importante per far tornare milioni di euro nelle casse pubbliche. Ma quale rimane il ruolo di Sogesid in questa gestione?

Il Generale Vadalà, mio collega fino a pochissimo tempo fa, sta facendo un grande lavoro per la bonifica delle discariche abusive sotto procedura d’infrazione e si deve proseguire. Mentre su Sogesid bisogna ricordare che nasce come società in house del Ministero dell’Economia e delle Finanze ed è vigilata del Ministero dell’Ambiente, per fare le bonifiche dei siti contaminati in carico allo Stato. E credo che sia giusto che venga messa in una posizione prioritaria, nella loro gestione. Ma questo non vuol dire che sia un organo esclusivo: vuol dire che Sogesid deve fare le bonifiche.

Mentre il Ministero dell’Ambiente ha bisogno di fare i proprio concorsi, con i propri tecnici, anche per liberare risorse per Sogesid, affinché possa andare sui territori contaminati e ripristinarli. Ma finché le due cose non collimano, cosa succede? Succede che tante capacità professionali di Sogesid, e ce ne sono, vengono impiegate dentro il Ministero perché c’è un deficit all’interno di personale.

Il Ministero dell’Ambiente, ricordo, è unico che dal 1986, dal momento della sua istituzione, non ha mai avuto la capacità, la fortuna e l’impegno politico per aver concorsi per l’assunzione di nuovo organico. Anzi ha perso tanti collaboratori. Forse, ora, è il caso di arrivarci.

Con quali soldi?

Le risorse economiche le ho già trovate. Ora serve il veicolo normativo per sbloccarle. E che ognuno faccia il lavoro per cui è pagato.