Non sarà uno sterminio a far schierare la Fifa contro Israele

La Fifa conferma che Israele non sarà sospesa. E intanto il Governo Meloni appalta la gestione della partita di Udine al Mossad

La partita Italia-Israele a Udine sarà gestita dal Mossad © Wirestock/iStockPhoto

«La Fifa non può risolvere i problemi geopolitici. Ma può e deve promuovere il calcio in tutto il mondo sfruttandone i valori unificanti, educativi, culturali e umanitari». Con queste parole il presidente Gianni Infantino in buona sostanza ha ribadito una volta per tutte che la Fifa non si è schierata, non si schiera e non si schiererà contro Israele. E fa niente se il governo di Tel Aviv sta commettendo in Palestina uno sterminio che da diversi esperti internazionali è stato definito come genocidio. Le parole di Infantino, presidente della Fifa, sono state pronunciate come intervento introduttivo dei lavori del Consiglio svoltosi a porte chiuse al settimana scorsa a Zurigo. E mettono la parola fine a ogni speranza o speculazione sul fatto che Israele possa e debba essere escluso da tutte le competizioni sportive internazionali. Tra cui le qualificazioni ai Mondiali di Canada, Messico e Usa 2026, per cui Israele sfiderà l’Italia il 14 ottobre a Udine.

Una giornata in cui sono già state convocate diverse meritevoli mobilitazioni dal basso. E proprio in vista delle legittime proteste convocate a Udine il giorno della partita, il governo italiano avrebbe assunto una decisione senza precedenti. Ha infatti autorizzato il Mossad, il servizio segreto estero di Israele, ad agire sul territorio italiano in occasione del match. «È una scelta che non solo è politicamente irresponsabile, ma istituzionalmente inconcepibile», ha dichiarato Marco Grimaldi, deputato di Avs. «Autorizzare il Mossad a operare sul nostro territorio è una decisione che calpesta il diritto internazionale e la dignità della nostra democrazia. Tanto più dopo i rapimenti e le violenze commesse dall’esercito israeliano contro cittadini italiani ed europei. Prelevati illegalmente da navi battenti bandiera italiana».

La Russia subito squalificata dopo l’invasione, Israele ancora no dopo due anni

«Come Fifa ci impegniamo a utilizzare il potere del calcio per unire le persone in un mondo diviso», ha spiegato Infantino. Aggiungendo che il compito della Fifa è quello di «mantenere aperti i canali di dialogo attraverso lo sport». Lo stesso Infantino più avanti si è rivolto commosso alle generiche vittime dei generici conflitti che sconvolgono il mondo. Senza preoccuparsi del fatto che la maggior parte di questi conflitti sono di stampo coloniale. «I nostri pensieri sono rivolti a coloro che soffrono nei numerosi conflitti in corso nel mondo. E il messaggio più importante che il calcio può trasmettere ora è quello di pace e unità», ha detto. Ma evidentemente ci sono conflitti che pesano come ferro, e altri che pesano come piume.

La Russia è stata squalificata dalla Fifa da ogni competizione calcistica internazionale con una velocità incredibile. Appena quattro giorni dopo l’invasione dell’Ucraina. E subito anche la Uefa ha recepito la decisione escludendo i club. Una decisione tutto sommato giusta, per una guerra di conquista che secondo Medici senza Frontiere da febbraio 2022 a maggio 2025 ha causato più di 13mila vittime civili. E centinaia di migliaia di soldati morti o feriti su entrambi i fronti. Ma davanti a Israele, che secondo la Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite «ha commesso e sta continuando a commettere un genocidio nella Striscia di Gaza». Infantino e la Fifa si sono girati dall’altra parte. Come ricordato più volte su Valori, sono evidentemente troppi gli interessi economici e geopolitici in ballo.

Più di 60mila morti a Gaza, in maggioranza donne e bambini

Come ricorda il Guardian, in due anni Israele ha sganciato sulla Striscia di Gaza oltre 100mila tonnellate di esplosivi. Più di quanti hanno colpito Londra, Dresda e Amburgo messe insieme durante la Seconda guerra mondiale. Secondo le stime internazionali le vittime palestinesi sono già oggi più di 60mila, la maggior parte donne e bambini. Mentre la rivista Lancet ha stimato che ogni giorno a Gaza sono uccisi almeno 35 bambini. I pochi piccoli rimasti sopravvivono a stento in una carestia «provocata consapevolmente» dallo Stato di Israele. Stato che per tutta risposta delira di Gaza come «opportunità storica per fare i soldi con la speculazione immobiliare», come ha detto poche settimane fa il ministro delle Finanze israeliano Ben Smotrich.

Ma Israele, nonostante il massacro in corso, resta un alleato di ferro degli Stati Uniti di Donald Trump e dell’Europa. Oltre che degli Emirati Arabi e in qualche modo dell’Arabia Saudita. E la Fifa di Infantino si dimostra un giocattolo di propaganda ideologica nelle mani di Donald Trump e delle teocrazie del Golfo. La cui produzione di combustili fossili alimenta l’Occidente e la crisi climatica che sta devastando la vita umana sul pianeta Terra. Oltre a ricoprire il mondo del calcio di soldi a volontà.  Per questo la Fifa non escluderà mai Israele, neppure davanti a uno sterminio. Anche perché, finora nessuno glielo ha chiesto.

Le richieste dei tifosi e il silenzio delle federazioni nazionali

Al di là della bufala di un sito di estrema destra israeliano su una imminente sospensione di Israele da parte della Uefa, subito rilanciata dal britannico The Times, nessuna federazione nazionale di rilievo ha mai avanzato una richiesta formale alla Fifa per l’esclusione di Israele dalle competizioni internazionali. A parte la Federcalcio palestinese, ovviamente, e pochissime altre. Hanno chiesto di sospendere Israele esperti dell’Onu, professori, giuristi. Pochi politici, pochissimi calciatori e allenatori. Non lo ha chiesto nemmeno il tecnico del Manchester City Pep Guardiola, che pure l’altro giorno ha affermato: «Stiamo assistendo a un genocidio in diretta, dobbiamo fare qualcosa».

La sospensione di Israele dalla Fifa la chiedono invece da due anni a questa parte a grandissima maggioranza la società civile e i tifosi di tutto il mondo. Tutte le persone che non riescono più a voltarsi dall’altra parte davanti agli abomini israeliani. Anche attraverso la campagna «Show Israel the red card», di cui abbiamo raccontato su Valori. Ma tutto questo alla Fifa non interessa. La mancanza di richieste formali da parte delle federazioni più importanti, aiutata dalla circolazione di fake news come quella rilanciata da The Times, ha permesso a Infantino di anticipare i tempi. E, seppure non all’ordine del giorno, di infilare dentro al Consiglio un generico riferimento a Gaza e alla decisione di non sospendere Israele. Così non solo a Udine si giocherà, ma grazie a Giorgia Meloni sul “sovrano” suolo italiano la gestione dell’evento, e la repressione di eventuali proteste, saranno nelle mani di un servizio segreto straniero.

1 Commento

  • P

    Pietro Maresu

    Uno dei messaggi più forti che potremmo mandare sarebbe quello di non partecipare alla partita, immaginate uno stadio completamente vuoto, a parte i sionisti e il mossad

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