Frontex accusata di aver coperto l’abbandono di migranti alla deriva
Un’inchiesta di un consorzio di testate ha lanciato accuse pesantissime contro l’agenzia europea Frontex, il cui direttore si è dimesso
Il direttore dell’agenzia europea Frontex, il francese Fabrice Leggeri, ha rassegnato nella giornata di giovedì 28 aprile le proprie dimissioni. La decisione è stata assunta dopo la pubblicazione di un’inchiesta giornalistica condotta congiuntamente dal quotidiano francese Le Monde, l’organizzazione senza scopo di lucro Lighthouse Reports, il settimanale tedesco Der Spiegel e le testate svizzere SRF e Republik. Secondo l’indagine, l’agenzia comunitaria avrebbe registrato come semplici operazione di “prevenzione di partenze” decine di respingimenti illegali di migranti in arrivo dalla Turchia.
Le operazioni catalogate come “preventive” nel database di Frontex
I fatti si riferiscono al periodo compreso tra i mesi di marzo del 2020 e di settembre del 2021. E sono emersi grazie ad un documento interno di Frontex al quale gli autori dell’inchiesta hanno avuto accesso. L’agenzia europea cataloga infatti tutte le operazioni su un database chiamato JORA (Joint Operations Reporting Application). Inserendo informazioni su data e ora di ciascun evento, numero di persone coinvolte e, in alcuni casi, un breve riassunto dei fatti.
I giornalisti si sono concentrati in particolare sull’operazione Poseidon, tra le frontiere marittime della Grecia e la Turchia. Essa ha compreso 222 operazioni, tutte catalogate, appunto come “prevenzione di partenze”. Incrociando però i dati di JORA con i rapporti di associazioni o della stessa Guardia costiera turca, almeno in 22 casi i migranti sarebbero stati abbandonati a loro stessi. Si tratta di almeno 957 persone, che sono state ritrovate alla deriva, su gommoni di salvataggio senza motore.
I migranti ritrovati sugli stessi gommoni acquistati dalla Marina greca
Tali imbarcazioni sono state fotografate, e il consorzio di media ha potuto vederle: si tratta di canotti arancioni, «corrispondenti ai modelli acquistati dal ministero della Marina della Grecia, attraverso un finanziamento della Commissione europea». Il che fa ipotizzare che «i migranti siano entrati nelle acque territoriali greche prima di essere respinti illegalmente». In altri casi, l’inchiesta afferma che i migranti avrebbero addirittura raggiunto le coste greche. A loro, dunque, sarebbe stato impedito di chiedere asilo nella nazione europea. Il che rappresenta una violazione del diritto internazionale.
Un caso in particolare è stato documentato: il 28 maggio 2021 una cinquantina di persone aveva raggiunto l’isola di Lesbo attorno alle 6 del mattino. Le foto e i dati GPS che i passeggeri avevano condiviso con l’associazione Aegean Boat Report confermerebbero la loro presenza sul suolo europeo. Per non essere visto, il gruppo si sarebbe quindi diviso in due. Secondo le testimonianze degli stessi migranti, la polizia li avrebbe trovati, interrogati e trasferiti in parte su una motovedetta della guardia costiera. Che li avrebbe riportati in acque turche e lasciati alla deriva.
Un comunicato della Guardia costiera turca confermerebbe che, quello stesso giorno, attorno alle 13, 32 persone sono state soccorse al largo di Tchesmé. E preciserebbe perfino che i migranti sarebbero stati abbandonati dai militari greci in mare. Eppure, i fatti sono stati catalogati da Frontex con numero di protocollo 441726 all’interno di JORA, come una semplice operazione preventiva.
Le «ricostruzioni fantasiose» del database JORA
Un dipendente dell’agenzia europea, coperto da anonimato, ha riconosciuto che il database presenta «resoconti che lasciano dubbi» e che a volte sono del tutto «fantasiosi». Un suo collega ha aggiunto: «Tutto ciò che possiamo fare è segnalare agli Stati membri i casi in cui gli elementi che abbiamo a disposizione sono in palese contraddizione con le informazioni che ci vengono fornite». Ma secondo un poliziotto greco, a quel punto, «Frontex non farà mai nulla per mettere il Paese membro in imbarazzo o creargli problemi».
L’inchiesta, in ogni caso, è stata dirompente. Lo confermano le dimissioni di Leggeri, che dirigeva l’agenzia dal 2015 e che già da tempo era oggetto di critiche. In particolare dopo un’altra inchiesta condotta nel 2020 dalla stessa associazione Lighthouse Reports, che aveva rivelato la complicità di una nave dell’agenzia in un caso di respingimento nel mar Egeo.