Se mille miliardi vi sembran pochi
Mille miliardi di dollari: è la cifra inimmaginabile relativa ai profitti delle grandi banche americane dal 2013 ad oggi
Mille miliardi di dollari. In dieci anni. Mille miliardi di dollari di profitti. È quanto hanno realizzato le sei più grandi banche statunitensi (JPMorgan, Bank of America, Wells Fargo, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley). Lo ha rivelato Bloomberg in questi giorni, conteggiando i risultati dal 2013 alle prospettive per l’anno che si è appena chiuso. È un record assoluto per la grande finanza statunitense, anche scontando le fusioni che sono avvenute dopo il 2008 e l’inflazione.
Sì, perché non parliamo di un decennio qualsiasi. Nel 2007-2008 la bolla dei subprime innesca la peggiore crisi finanziaria della storia recente. Il momento emblematico di tale crisi è il fallimento della Lehman Brothers il 15 settembre del 2008. Ma se si parla solo di questo caso, è perché i governi di tutto il mondo, primo tra tutti quello statunitense, sono intervenuti per tenere in piedi le banche e il sistema finanziario con piani di salvataggio per importi mai visti prima nella storia.
Salvataggi che, nelle dichiarazioni e impegni di ogni politico e istituzione, non sarebbero certo arrivati come un assegno in bianco. Mai più una cosa simile, era la parola d’ordine negli anni immediatamente successivi, quando venne promessa un’ondata di nuove regole per frenare lo strapotere della finanza.
A distanza di poco più di un decennio, sembra che le cose siano andate in maniera piuttosto differente. Un decennio non proprio semplice per la classe media, per la main street come viene chiamata negli USA per contrapporla alla finanza di Wall street. Una ripresa altalenante, caratterizzata da forte disoccupazione e crescenti diseguaglianze, fino all’inflazione galoppante degli ultimi mesi.
La finanza, da parte sua, è ripartita come e peggio di prima. La promessa montagna di regole non ha partorito nemmeno il proverbiale topolino. Dal mercato dei derivati al sistema bancario ombra, dalle cartolarizzazioni alla mancanza di trasparenza, nessuno degli strumenti o dei meccanismi che aveva contribuito alla bolla dei subprime è stato di fatto rimesso in discussione.
Nel dettaglio, JPMorgan ha sfiorato i 300 miliardi di dollari di profitti in 10 anni, seguita dalla Bank of America poco sopra i 200, dalla Wells Fargo intorno ai 190 e dalle altre tre, vicine ai 100 miliardi di dollari l’una.
Cifre che colpiscono in modo particolare, se pensiamo al periodo in cui si sono sviluppate, perché uno dei nodi fondamentali che la crisi del 2008 aveva evidenziato era la presenza di alcuni istituti too big to fail, troppo grandi per fallire senza minacciare l’intero sistema economico. Una situazione che di fatto aveva rappresentato un ricatto per i governi, costretti a intervenire per evitare un tracollo generalizzato. Come dire che finché le cose andavano bene le banche hanno privatizzato i profitti. Quando il giocattolo si è rotto i governi hanno dovuto socializzare le perdite.
Non solo negli anni successivi i profitti sono rapidamente tornati alle stelle, ma in particolare con l’Amministrazione Trump le banche hanno visto passare un quadro fiscale particolarmente favorevole. Secondo Bloomberg «le banche che si erano abituate a versare allo Stato 3 dollari ogni 10 di profitti ne hanno dovuti pagare meno di 1 su 5 dal 2018».
E si riparte per un nuovo giro di giostra. Profitti da record, banche sempre più too big to fail anche grazie ai profitti realizzati, rimozione delle regole e mano libera ai mercati. Fino alla prossima crisi. Quando scoppierà, chi sarà chiamato a pagare il conto?