Ogm: ritorno evitato all’ultimo voto

Vietati in Italia, gli Ogm potevano essere riammessi (in altra forma) con tre decreti al voto. Vittoria per ambientalisti e associazioni dell'agricoltura bio e contadina

Gli Ogm sono stati oggetto di una battaglia © nevarpp/iStockPhoto

*AGGIORNAMENTO del 13-1-2021
Soddisfazione dal fronte delle associazioni dell’agricoltura biologica, biodinamica, contadina e ambientaliste per il voto di questo pomeriggio in commissione Agricoltura della Camera. Durante la seduta sono stati approvati i decreti contestati ma condizionati allo stralcio dell’ammissione degli Nbt. Inoltre è stata inserita la precisazione sull’avvenuta sentenza della Corte europea che li equipara agli Ogm “tradizionali”.

Nel frattempo, mentre Italia Viva ritirava dal governo anche la ministra Bellanova, qualcos’altro di significativo avveniva sempre in commissione Agricoltura, ma del Senato: l’approvazione attesa del testo di proposta di legge sull’agricoltura biologica. Un passo decisivo verso il futuro passaggio alle camere.

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Ogm: usciti dalla porta, potrebbero rientrare dalla finestra

Ogm, ma non dovevamo vederci più? Parafrasando la famosissima canzone di Lucio Battisti, gli organismi geneticamente modificati (Ogm, appunto) in agricoltura, la cui semina al momento è vietata per legge su suolo italiano, potrebbero essere autorizzati di nuovo. La “colpa” è di una versione tecnologicamente aggiornata, chiamata Nbt (New Breeding Techniques, cioè nuove tecniche di miglioramento genetico), contemplata da tre decreti legislativi che oggi, 13 gennaio, vanno al voto in commissione Agricoltura della Camera. I testi sono stati fortemente voluti dalla ministra Teresa Bellanova. E, dopo essere passati in sordina alla Commissione del Senato il 28 dicembre, i provvedimenti sono ora criticati. Di più. Aspramente contestati da un fronte folto e compatto di organizzazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica, biodinamica e contadina.

organizzazioni contrarie ai decreti Bellanova che autorizzano Ogm Nbt in Italia
Le organizzazioni contrarie ai decreti Bellanova che autorizzano Ogm Nbt in Italia

«Con il pretesto dell’aggiornamento delle misure fitosanitarie», si legge in una nota diffusa dalle associazioni, i decreti riorganizzano il sistema sementiero nazionale e «aprono la strada alla diffusione degli Organismi geneticamente modificati (Ogm) e dei cosiddetti “nuovi” Ogm (ottenuti tramite le New breeding techniques – Nbt)». E, mentre i sostenitori della ministra si appellano alle differenze che intercorrerebbero tra Ogm e Nbt, una recente sentenza della Corte di giustizia europea li equipara. Da Aiab a Federbio, da Greenpeace al Wwf, da Slow Food ad Associazione Rurale Italiana (ARI), per citare solo alcuni dei contestatori, ribadiscono la nota contrarietà agli Ogm – comunque si chiamino – in nome del principio di precauzione Ue. E paventano impatti economici, finanziari e commerciali non trascurabili e negativi per troppi operatori.

Nuovi Ogm, vecchi problemi, e nessuna vera soluzione

I decreti in dirittura di arrivo sono addirittura quattro, in verità, ma il contraddittorio su base scientifica ne riguarda soprattutto due, e riprende molti degli argomenti che valevano per gli Ogm di “prima generazione”, per quanto tecnicamente differenti. In particolare, in una lettera indirizzata proprio al ministro dell’Agricoltura, l’agronomo Salvatore Ceccarelli confuta l’efficacia durevole degli Nbt e ne sottolinea fragilità e rischi sanitari. Ceccarelli si rifà innanzitutto al «principio fondamentale della biologia che si chiama Teorema Fondamentale della Selezione Naturale (Fisher, 1930)» da cui discendono necessariamente i problemi irrisolti insiti nell’adozione degli organismi geneticamente modificati.

Gli eventi legati al cambiamento climatico sono in aumento nel mondo. – FONTE: La politica agricola comune post 2020 – proposte legislative

Gli Ogm, infatti, dopo 37 anni dai primi studi che li riguardano, non hanno risolto i problemi della fame e della malnutrizione, né sono stati capaci di impedire la selezione naturale di evoluzioni via via più resistenti di erbe infestanti, parassiti o malattie che colpiscono le colture. Infine si sono dimostrati meno capaci di rispondere alle sfide sempre maggiori che i cambiamenti climatici portano agli agricoltori, il cui alleato migliore per affrontarle sul lungo periodo resta la varietà delle popolazioni vegetali – la biodiversità – con le naturali risposte di adattamento all’ambiente.

In mano a poche grandi aziende

In compenso gli Ogm hanno fatto la felicità e i profitti delle aziende sementiere e dei produttori di fitofarmaci – soprattutto multinazionali di peso internazionale – con meccanismi di fidelizzazione “forzata” dei contadini. E, infatti, secondo dati Ocse riportati in un documento di ARI, la concentrazione delle imprese rilevanti sul mercato delle sementi – già di per sé molto concentrato – cresce quando si passa dalle sementi convenzionali a quelle Ogm e da queste al controllo delle informazioni genetiche dematerializzate (DSI).

Perché a quel punto pesano risorse finanziarie e tecnologiche, capacità di lobbying, cartelli industriali e relazioni politiche.

TABELLA - fattori di consolidamento e concentrazione nel mercato globale delle sementi - OECD 2018
TABELLA – fattori di consolidamento e concentrazione nel mercato globale delle sementi – OECD 2018

Gli Ogm saranno difficili da individuare

«Se la commissione Agricoltura della Camera prenderà la stessa decisione di quella del Senato, – scrivono le associazioni – DOP, IGP, vini di qualità, produzione biologica, prodotti dei territori, varietà locali e tradizionali potranno essere contaminate da prodotti ottenuti con le nuove tecniche di genome editing (Nbt) che non saranno etichettati come Ogm e quindi saranno irriconoscibili per i consumatori. Ne risulterà che coloro che vorranno prodotti “Gmo-free” garantiti, per esempio nell’export, rifiuteranno anche i prodotti etichettati come “non-Ogm” per mancanza di certezze».

MAPPA gli OGM nel mondo, 2016 – fonte GMO Answers, finanziata da CropLife International, che riunisce compagnie del settore biotech

Penalizzati i piccoli agricoltori: niente risemina

Infine, con particolare riferimento al decreto legge 211, che va a modificare il sistema sementiero italiano, stando ai critici i più danneggiati sarebbero i piccoli agricoltori. E non è una quota ridotta di soggetti, considerando che sempre ARI afferma che «In Italia, nel settore delle sementi agricole e orticole, le microimprese rappresentano più della metà del numero totale di aziende sementiere (53%); un terzo sono piccole; 12% media e 1,5% grande».

Contestatissimo è, per esempio, l’articolo 1 a proposito della “risemina“. Spiega Antonio Onorati di ARI: «Non è consentita poiché “viola le regole della commercializzazione delle sementi”. Quindi se un contadino risemina il suo raccolto, dopo aver seminato una varietà industriale, commette un atto illegale e e per questo può essere perseguito sia dall’industria sementiera che dagli organi dell’amministrazione».

Al di là del fatto che l’articolo 1 confliggerebbe con il “Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche” che l’Italia ha firmato, la questione della risemina non è però di principio, né attiene a temi di principio che oppongono globalizzazione a Km zero. «Il diritto alla risemina è un modo tradizionale per recuperare il proprio raccolto. Ma soprattutto è un modo per risparmiare sugli acquisti delle sementi, considerato che un quintale di grano viene pagato dagli 80 ai 120 euro al quintale». Impedirla costringerebbe molte piccole aziende agricole ad approvvigionarsi di semi altrove.