Il gas ha effetto serra (e non può salvare il clima)
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Capannoni, depositi, container a perdita d’occhio. Circondati da rettilinei e strade che si intersecano ad angolo retto. E poi altri capannoni, depositi, container. Due pale eoliche girano silenziose, rivolte verso Ovest. Poco più in là, un parcheggio immenso, pieno di macchine. Per raggiungere la zona industriale di Seneffe-Manage, in Belgio, bisogna guidare per 50 km in direzione Sud, da Bruxelles.
È qui, nella provincia dell’Hainaut che, un tempo, confluivano operai e manovali da tutta Europa per lavorare nelle miniere di carbone. Ed è qui, non lontano dall’aeroporto di Charleroi, che il Belgio vuole porre la sua prima pietra per abbandonare il nucleare.
Martedì 23 marzo, la compagnia olandese Eneco (controllata dalla Mitsubishi) ha ottenuto il primo permesso di costruzione per una nuova centrale. Un impianto a ciclo combinato da 870 megawatt. Che, secondo le informazioni fornite dalla stessa Eneco, sarà alimentato per i primi anni da gas naturale. Quindi sarà convertita, sul medio termine, all’idrogeno. Ciò «non appena la produzione sostenibile di questo combustibile e le possibilità di stoccaggio e trasporto saranno adeguate», ha precisato la società olandese. Secondo la quale il progetto risponde perfettamente alla richiesta del governo federale del Belgio di costruire nuovi impianti, nel quadro, appunto, di un abbandono dell’atomo.
Il gas può essere un combustibile di transizione?
Ma al di là delle nazioni che vogliono avviare una strategia di uscita dal nucleare, il gas può rappresentare un combustibile di transizione, nel quadro della lotta ai cambiamenti climatici? È davvero una fonte fossile ma sufficientemente sobria da consentire di centrare il calo delle emissioni globali di gas ad effetto serra?
Secondo l’Unione europea sì. O almeno, così sembra leggendo un documento inviato di recente dalla Commissione ai governi dei Paesi membri. Si tratta di una bozza degli atti delegati, ovvero dei testi sulla cui base si dovrà applicare concretamente la tassonomia delle attività “verdi”.
Una scelta che scontenterebbe fortemente le organizzazioni non governative, che da tempo si battono per evitare che il gas possa essere considerato un’energia di transizione. Il rischio è che attraverso il gas i sistemi energetici europei possano trovarsi di nuovo, per decenni, legati a filo doppio alle energie fossili.
La pressione per far considerare il nucleare sostenibile
Secondo le associazioni ambientaliste il gas non può rappresentare in alcun modo un’energia di transizione. E tantomeno il nucleare. Eppure, proprio in vista delle decisioni che l’Unione europea dovrà assumere sulla classificazione delle attività economiche che dovranno essere considerate sostenibili, il presidente della Francia Emmanuel Macron si è espresso in modo netto.
In una lettera firmata assieme ad altri sei dirigenti europei, tra cui i primi ministri di Ungheria e Polonia, Victor Orban e Mateusz Morawiecki, il leader francese ha chiesto ufficialmente di includere il nucleare tra le energie considerate sostenibili.
Emmanuel Macron chiede che il nucleare sia considerato sostenibile
La strada più sicura e ambiziosa, dal punto di vista ecologico ed economico, è dunque quella che passa per le energie rinnovabili. E l’idrogeno? La centrale a gas di Seneffe-Manage, in Belgio, dovrebbe essere convertita a medio termine proprio a tale fonte di energia. Della quale sono state esaltate in più occasioni le virtù, ma che presenta, anch’essa problematiche di non poco conto.
In Belgio, così come in qualunque altra parte d’Europa, esistono delle soluzioni pronte, sicure, utili per vincere la battaglia dei cambiamenti climatici, creando al contempo posti di lavoro e migliorando l’aria che respiriamo. Si chiamano energie rinnovabili, efficienza energetica, edilizia a impatto zero, lotta agli sprechi.
Con interventi di Mathieu Soete, capo della divisione clima e energia di Greenpeace Belgio, Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, Luca Iacoboni, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace Italia, Andrea Barolini e Rosy Battaglia, giornalisti di Valori.it