Tre indizi fanno una prova

C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi

Cresce in Italia l’esclusione finanziaria. Sempre maggiori difficoltà di accesso al credito per famiglie e imprese. In parallelo cresce anche l’usura, secondo Libera parliamo del 6,5% di aumento, con 100mila imprese a rischio liquidità.

Due segnali che porterebbero a dire che «non ci sono i soldi». Se non fosse per un terzo parametro: di soldi non ce ne sono mai stati cosi tanti. Le Banche Centrali continuano a inondare di liquidità i mercati. Anzi, ce ne sono cosi tanti che chi ha i soldi non sa letteralmente dove metterli, e spesso deve accettare rendimenti negativi. Lo scorso mese il Tesoro ha collocato 7 miliardi di BOT a 12 mesi a tasso negativo (-0.43%), e li ha collocati senza problemi, con una domanda quasi doppia rispetto all’offerta.

Fermiamoci un momento. La finanza, per definizione, dovrebbe mettere in contatto chi ha dei soldi con chi ne ha bisogno, ovvero in termini economici “garantire l’allocazione ottimale delle risorse”.
Ora, di soldi ce ne sono fin troppi, ma chi ne ha bisogno non riesce ad accedervi, e spesso finisce nelle mani delle mafie.

Le conclusioni possibili non sembrano molte: nel migliore dei casi la finanza non funziona. Non riesce a gestire i rischi e non ha gli strumenti adatti per rispondere alle richieste della società. Nel peggiore funziona, ma ha totalmente perso di vista il proprio scopo sociale e si è definitivamente trasformata in un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi, scollegata dal sistema economico di cui dovrebbe essere al servizio.

In entrambi i casi, sembra evidente quanto necessario un cambio di rotta. La finanza etica lo propone da decenni, sia direttamente tramite il proprio operare quotidiano, sia lavorando con reti e campagne per una profonda trasformazione del sistema finanziario internazionale.