Transparency International: i G20 non mantengono le promesse
«I governi del G20, compresi Cina e Stati Uniti, non sono stati in grado di tener fede agli impegni presi per contrastare la corruzione adottando ...
«I governi del G20, compresi Cina e Stati Uniti, non sono stati in grado di tener fede agli impegni presi per contrastare la corruzione adottando leggi per porre fine alla segretezza di società ed entità giuridiche dietro le quali i corrotti mascherano la propria identità e nascondono il denaro guadagnato illecitamente». A spiegarlo è il nuovo rapporto (intitolato Just for Show? Reviewing G20 promises on beneficial ownership) della Ong Transparency International, nel quale si sottolinea come le stime indichino «che ogni anno vengono riciclati fino a 2 mila miliardi di dollari, molti di essi attraverso società che permettono di mantenere segreta l’identità dei titolari effettivi del denaro».
L’analisi “salva” il Regno Unito: «L’unico Paese che sta lavorando attivamente». Ma il giudizio ottenuto da Londra «copre soltanto il diritto interno e non anche gli standard sui beneficiari effettivi delle entità giuridiche e dei trust con sede nei Territori Britannici d’Oltremare e nelle Dipendenze della Corona». Secondo Cobus de Swardt, managing director di Transparency International, «basta scegliere uno qualsiasi dei principali scandali di corruzione della storia recente (Petrobras, FIFA, l’ex-presidente ucraino Viktor Yanukovych), e si troverà che una società anonima è stata usata per pagare tangenti, riciclare e nascondere denaro rubato, o comprare residenze di lusso in posti come Londra o New York. Non ha senso che corrotti e corruttori abbiano queste opportunità per nascondere e riutilizzare i proventi derivanti dai loro illeciti. Che cosa frena i Paesi del G20 dallo sbarrare efficacemente la strada ai corrotti dopo tutte le promesse fatte?».
L’Italia – spiega il rapporto – si trova in una buona posizione, nella categoria “Strong framework”, con un punteggio di 62/100, che premia soprattutto gli sforzi fatti in questi anni per introdurre delle normative specifiche sul monitoraggio dei clienti da parte di banche, notai, avvocati e sulle segnalazioni di operazioni sospette che questi rilevano. Tuttavia, prosegue il documento, «la recente proposta del governo Renzi di alzare la soglia dei pagamenti in contante da 1.000 a 3.000 euro potrebbe in parte inficiare il sistema attuale aprendo opportunità di riutilizzo del denaro da parte dei corrotti senza creare alcun vantaggio per il nostro Paese.
«Il lavoro fatto dal governo italiano negli ultimi anni – spiega Davide Del Monte, dirigente della divisione italiana dell’associazione – è buono ma non basta. Bisogna aumentare la trasparenza delle società attraverso la creazione di un registro centrale pubblico dei beneficiari effettivi. Soprattutto, non bisogna fare passi indietro rispetto a politiche positive adottate in questi anni, come quella relativa alla bassa soglia di utilizzo del contante per i pagamenti. Alzarla, in un Paese come il nostro dove manca la cultura dei pagamenti elettronici, è un assist gratuito ai corrotti che vogliono riutilizzare il denaro guadagnato illecitamente».