275 miliardi di euro di rischi “nascosti” dalle banche europee

C'è grossa crisi, la rubrica di Andrea Baranes che vi spiega perché dovete interessarvi di finanza. Prima che la finanza si interessi di voi

275 miliardi di euro di potenziali perdite. È quanto manca all’appello nei bilanci delle grandi banche, secondo un’analisi della BCE. Cerchiamo di capire meglio.

Statisticamente una certa parte dei crediti erogati da una banca avrà dei problemi e nel peggiore dei casi non verrà rimborsato (mutuatari in difficoltà, imprese che falliscono o altre situazioni). La banca deve essere in grado di coprire le perdite derivanti da questi crediti in sofferenza senza mettere a rischio i soldi depositati dai suoi clienti. In altre parole deve avere da parte dei “soldi suoi”, ovvero il proprio patrimonio.

Già, ma la domanda centrale è: quanto deve mettere da parte una banca? Accantonare patrimonio per coprire eventuali future perdite è infatti un costo, sono soldi propri della banca bloccati, e un limite alla quantità di crediti che si possono erogare.

Le autorità di vigilanza hanno quindi messo a punto dei modelli per valutare il rischio di ogni credito e la corrispondente percentuale di patrimonio che la banca deve accantonare quando lo concede. Tali modelli sono stati rivisti e aggiornati dopo la crisi del 2008. Ma non valgono per tutti, e qui sta il punto fondamentale. È infatti previsto che i maggiori gruppi bancari possano definire e applicare un proprio modello di valutazione dei rischi del credito.

Nelle intenzioni della banca centrale, tali modelli, pur con metodologie e calcoli differenti da quelli applicati per le banche medio-piccole, dovrebbero portare ad analoghi risultati. Ma lo studio pubblicato lo scorso lunedì dalla BCE mostra che non è cosi. Per 65 grandi gruppi di tutta la zona euro i rischi erano sottostimati di un 12%. In soldoni, appunto, la bellezza di 275 miliardi di euro.

Il problema non è “unicamente” che parliamo dei gruppi più grandi che pongono i maggiori rischi sistemici in caso di fallimenti. C’è anche una questione di concorrenza e di parità di condizioni. Sì, perché come detto raccogliere patrimonio e tenerlo accantonato ha un costo, ed è un costo rilevante per una banca. Poterne accantonare di meno a parità di rischi è quindi un bel vantaggio.

Spesso l’Unione europea viene accusata di promuovere regole “a taglia unica” e cucite su misura per i gruppi di maggiore dimensione, penalizzando quindi la specificità delle banche piccole e più legate al territorio. Questa analisi della BCE mostra qualcosa che va ancora oltre. Non solo le regole del gioco sono pensate per i giocatori più grandi, ma questi possono disegnarsene alcune su misura e ottenere un vantaggio rispetto alle banche di minori dimensioni. Con buona pace del libero mercato e della libera concorrenza postulati in tutti i trattati europei.