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Armiamoci di pace

17:04

Kiev, 24 febbraio 2022. Sono le 5 e 5 minuti del mattino. È ancora buio nella capitale dell’Ucraina. Le sirene dell’allarme anti-aereo svegliano per la prima volta la popolazione. Il frastuono dei caccia taglia in due l’alba. Le vibrazioni dei carri armati che entrano da Est e dalla Bielorussia, scuotono i vetri delle finestre. Cadono le prime bombe tra occhi increduli, orecchie tappate, scale di metropolitane scese correndo per trovare un riparo, e motori accesi per incolonnarsi e fuggire. È l’inizio dell’invasione russa. È la guerra, che torna nel cuore dell’Europa.

È passato un anno da quel giorno. Uomini, donne e bambini, in milioni sono scappate dai combattimenti, riparando nelle nazioni vicine e nel resto del Continente. Almeno settemila civili sono rimasti uccisi. Secondo stime dello stato maggiore della Difesa della Norvegia, in dodici mesi di combattimenti i morti tra i militari sarebbero 180mila tra i russi e 100mila tra gli ucraini.

Chi è sopravvissuto, chi non ha voluto o non ha potuto riparare altrove, vive nella paura e in condizioni sempre più critiche. In molte zone dell’Ucraina manca ormai tutto: cibo, acqua potabile, medicinali, beni di prima necessità. È la guerra. Né più né meno.

La guerra, per alcuni, è un affare

Se per chi vive l’orrore di bombardamenti, delle occupazioni di soldati nemici, la paura di non poter dare da mangiare ai propri figli, la guerra si manifesta ogni giorno in tutta la sua brutalità, nei board dei colossi mondiali della produzione di armi, si stringono mani, si incassano assegni e, soprattutto, si firmano contratti.

Per loro, fabbricare e vendere un missile è un business come un altro. Una bomba a mano è un prodotto come un altro. E per chi investe in quelle aziende, le azioni sono titoli come altri. Che da mesi trascinano le Borse di tutto il mondo.

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Un podcast scritto da Andrea Barolini. Con interventi di Ugo Biggeri, presidente di Etica Sgr, e Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete italiana pace e disarmo.

La musica è di Brock Hewitt