Calciomercato: Londra da sola ha speso il triplo dell’Arabia Saudita
I numeri del calciomercato ci dicono che la bolla è gonfiata dai fondi della City londinese, non certo dai campionati arabi
È Londra a gonfiare la bolla del pallone, altro che Riyad. Da quando è nata la Saudi Pro League, in Europa hanno cominciato a incolpare gli arabi di essersi «comprati il calcio» e avere «falsato gli altri campionati». Il tutto per un eccessivo potere di acquisto che non poteva essere pareggiato dai poveri europei. Bene, al termine del calciomercato scopriamo che nell’intero campionato saudita sono stati spesi per gli acquisti 297 milioni di euro. Mentre la sola città di Londra – tra Chelsea (262), Tottenham (145), West Ham (145), Arsenal (109), Brentford (98), Fulham (92) e Crystal Palace (78), per tacere delle altre – ha speso 929 milioni. Più di tre volte tanto rispetto all’intero campionato saudita.
Sarebbe quindi il caso di chiedere scusa, o di accusare la City londinese di falsare i campionati. Grazie all’eccessivo potere d’acquisto dei fondi d’investimento che la reggono a debito, quest’anno la Premier League ha speso infatti oltre 2 miliardi e 350 milioni di euro. Quasi dieci volte quello che hanno speso i sauditi. Ma sarebbe rischioso accusare gli inglesi, perché poi dovremmo guardare in casa nostra. E scoprire che, nonostante gli oltre 5,6 miliardi in debiti su cui si regge il calcio italiano, è la Serie A il secondo campionato per spese di mercato. Secondo il portale Transfermarkt, da cui abbiamo preso tutti i dati, ha speso 998 milioni di euro.
Il solo Chelsea in due anni ha speso più della Saudi Pro League
È vero. Due anni fa c’era stato l’arrivo di Cristiano Ronaldo. E poi l’intervento del fondo sovrano saudita Public Investment Fund. Così, la Saudi Pro League per il calciomercato 2023/24 – quello di Benzema, Neymar, Mahrez, Kanté – aveva speso 977 milioni di euro. Tanti soldi, ma sempre meno della Serie A (circa 1 miliardo nel 2023/24) o della Premier League (2,8 miliardi). Anzi, a dirla tutta, meno di quanto ha speso il solo Chelsea in calciatori nello stesso periodo. Da quando nell’estate del 2022 è stato rilevato dal fondo di private equity BlueCo, in due anni al Chelsea sono stati spesi quasi 1,4 miliardi di euro per una sessantina di acquisti. Senza senso alcuno.
Quest’estate il Chelsea ha speso altri 262 milioni nel calciomercato: 60 per Neto, 52 per Felix, 35 per Dewsbury-Hall, 25 per Jorgensen e così via. Poco meno dell’intera Saudi Pro League. E così il tecnico Maresca si trova con una rosa di 32 giocatori, senza contarne la ventina che si allenano a parte. Difficile che quest’anno il Chelsea faccia peggio degli altri anni della gestione Blue Co, quando è arrivato dodicesimo e undicesimo in campionato. Ma avendo solo quattro punti in tre partite – perso col City, vinto col Wolverhampton e pareggiato col Crystal Palace – difficile faccia molto meglio. Il tutto dopo aver speso 1,4 miliardi di euro, appunto.
La bolla è creata dei fondi d’investimento, non certo dai sauditi
Ma le cose non vanno non solo al Chelsea. O nella Premier League, dove quest’estate il Brighton ha speso 231 milioni di euro, lo United 214 e l’Aston Villa 176. Andando a occupare quattro delle prime cinque posizioni insieme all’Atletico Madrid (185 milioni). Detto della Serie A che non ha i soldi per piangere ma riesce a confermarsi il secondo mercato per spese con 1 miliardo, ecco le altre. La Ligue 1 francese, che fino a ieri non aveva nemmeno i soldi delle televisioni dato che nessuno voleva trasmettere le sue partite, nel calciomercato ha speso 723 milioni. La Bundesliga tedesca 600 milioni.
Chiude la Liga spagnola con 555 milioni. Ma solo perché il trasferimento dell’estate – Mbappé dal Psg al Real – è avvenuto a parametro zero. Solo molto dopo arrivano i sauditi, con 297 milioni. Questo elenco ci dice che, se vogliamo capire chi si è «comprato il calcio» e «lo ha falsato», dobbiamo guardare al cuore pulsante del tardo capitalismo finanziario. Alla City di Londra e non a Riyad. Dobbiamo smettere di incolpare gli arabi e guardare a casa nostra, dove siamo padroni come dice qualcuno. Padroni di spendere soldi che non abbiamo, creare debiti che non si potranno mai pagare, falsare le competizioni e rovinare le passioni.