Le comunità energetiche, ma in cooperativa

Le comunità energetiche aiutano la transizione e democratizzano il settore. Dall'Emilia-Romagna un esempio: facciamole in cooperativa!

Le comunità energetiche producono spesso tramite il fotovoltaico su tetto ©panic_attack/iStockPhoto

Comacchio, ventimila abitanti in provincia di Ferrara. È famosa per essere la città dell’acqua, nella regione storica dell’Emilia, stretta com’è tra le lagune salmastre e il fiume Reno. Nel corso del secolo passato si è caratterizzata anche per un’altra caratteristica, stavolta un fenomeno sociale condiviso con tutta la Regione cui appartiene: il cooperativismo. E oggi questo genere di esperienza si è messo al servizio della transizione ecologica, oltre che della democratizzazione dell’energia. Un esempio capofila per tutta l’Italia, e che permette di capire quali strumenti il settore cooperativo possa mettere a disposizione delle comunità energetiche.

Cos’è una comunità energetica rinnovabile: l’esempio di Castello Green House

Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono gruppi di cittadini che producono autonomamente la loro energia, tipicamente fotovoltaica, spesso vendendo gli eccessi alla rete nazionale e incassando i profitti. Sono realtà relativamente nuove per il nostro Paese – anche se idee simili si trovano agli albori dell’elettrificazione italiana – e negli ultimi anni hanno attirato l’attenzione di molti.

A Comacchio sorgono alcuni degli edifici di proprietà della cooperativa Castello. Si tratta di una realtà attiva dagli anni ‘70 che oggi gestisce 731 appartamenti divisi in 24 complessi condominiali sparsi nella provincia di Ferrara. Sul tetto dei palazzi di Comacchio, Copparo e Ferrara, da maggio di quest’anno svettano pannelli solari nuovi di zecca. Sono quelli della comunità energetica Castello Green House, legata alla cooperativa Castello e tra le prime della zona. I soci producono autonomamente la loro energia, 100% rinnovabile, e ne gestiscono consumo e proventi.

«La CER è aperta a tutti i cittadini, alle piccole e medie imprese, agli enti del terzo settore, agli enti locali, ai condomini che intendono produrre energia da fonti rinnovabili per il proprio autoconsumo e la condivisione virtuale dell’energia prodotta in eccesso tra i membri consumatori della comunità», ha spiegato Massimo Buriani, il presidente della cooperativa.

Energia per Concordia, un progetto nato dal basso

Nella provincia subito a fianco, Modena, un altro esperimento simile ha preso vita a giugno del 2023. Si tratta di Energia per Concordia, comunità energetica nata dall’unione di dodici privati cittadini e tre aziende del territorio. Con Castello Green House condivide le finalità – produrre energia in comunità – e la forma cooperativa, ma si distingue per storia. Il gruppo ferrarese nasce infatti da una coop già formata. Nel caso di Concordia, invece, tutto prende il via da pochi giovani appassionati, che bussando casa per casa e studiando a fondo la normativa hanno messo su il progetto.

Attraverso una nota, sono loro stessi a spiegare l’importanza di una realtà simile sul territorio: «In un contesto di prezzi altalenanti dell’energia e di necessità concreta di promuovere il passaggio a fonti energetiche alternative, la CER rappresenta una soluzione innovativa per condividere e sfruttare in loco l’energia rinnovabile prodotta, riducendo le emissioni di gas serra e il costo dell’energia stessa».

«La cooperativa è la forma migliore per le comunità energetiche»

Chiara Pederzini è ingegnera ambientale e responsabile innovazione e sostenibilità di Legacoop Estense, la realtà che raggruppa le reti cooperative di Ferrara e Modena. Ha seguito tra le altre cose proprio lo sviluppo delle due esperienze di cui sopra. «Legacoop studia il tema delle comunità energetiche rinnovabili da quando esistono», ci spiega. «Da poco abbiamo dato vita al progetto Respira. Si tratta di una rete di soggetti che conosce il tema e si mette a disposizione di chi vuole aprire la propria comunità. Dentro ci sono tecnici, impiantisti, ma anche detentori di capitale che possano finanziare i progetti. Per noi le CER sono un qualcosa di potenzialmente rivoluzionario: entro l’anno vorremmo aprirne 100 in tutta Italia». 

Le comunità energetiche possono strutturarsi per l’ordinamento italiano in più forme: onlus, fondazioni, società a responsabilità limitata. Ma per Pederzini è la struttura cooperativa la scelta vincente. «Il punto è la governance. La cooperativa è per definizione aperta: non ci sono consigli di amministrazione da riunire. Si entra e si esce quando si vuole. E poi ci sono i soldi. Il mondo cooperativo è solido, può mettere a disposizione fondi importanti per iniziare da zero».

L’Emilia-Romagna ha un’antica tradizione di cooperative, e questo aiuta la nascita di comunità energetiche con questa formula. «Chiaro, qui la cultura cooperativa diffusa – assieme ai bandi aperti dalla Regione – ci ha aiutato. Ma le due storie del nostro territorio dimostrano come si possa dar vita al proprio progetto a partire da situazioni differenti. Castello Green House nasce da decenni di storia, Energia per Concordia comincia da zero. Ma entrambe arrivano all’obiettivo: energia pulita e democratica!».


A FestiValori, a Modena, si parlerà di comunità energetiche rinnovabili e solidali (CERS)… giocando. Appuntamento all’ex-Albergo Diurno sabato 19 ottobre a partire dalle 17:00 con “Correnti Nuove”, un gioco di narrazione cooperativo che offre un’esperienza educativa sulle CERS.