Cop29, la reazione delle ong: «È un tradimento»

Le organizzazioni non governative hanno commentato con parole particolarmente dure l’accordo sulla finanza climatica raggiunto alla Cop29

© Kiara Worth/UN Climate change

La Cop29 ha chiuso ormai i battenti a Baku. Dopo due settimane di negoziati estremamente difficili, la delusione è palpabile tra gli attivisti e le attiviste delle organizzazioni non governative. La «decisione» principale assunta – l’unica che può essere considerata tale, poiché gli altri punti sono stati trasformati da impegni in semplici auspici – è stata quella di arrivare a stanziare 300 miliardi di dollari all’anno, entro il 2035, a favore dei Paesi in via di sviluppo. Ma da parte di chi? Ci si attendeva che fossero trasferimenti Nord-Sud del mondo, e invece le nazioni ricche saranno soltanto «in prima linea» recita il testo. 

L’idea di far pagare per le emissioni storiche e in funzione del Pil pro-capite abbandonata

Certo, ciò è probabilmente legato anche alla volontà di chiedere di contribuire alla Cina, nazione considerata ancora in via di sviluppo ma oggettivamente cresciuta enormemente negli ultimi decenni. Ma va detto anche che se si considera il Prodotto interno lordo pro-capite, e gli 1,4 miliardi di abitanti della nazione asiatica, i rapporti di forza cambiano profondamente. E proprio questo riferimento, nelle bozze dei testi pubblicate nel corso della Cop29, era comparso: far contribuire ciascun governo in ragione delle emissioni storiche e del Pil pro-capite. Un’ottima idea e un passo avanti decisivo per la giustizia climatica. Che infatti è stato puntualmente stralciato dal testo definitivo.

Non solo: non si tratterà forzatamente di soldi pubblici, il che avrebbe costituito anche una sorta di risarcimento da parte dei Paesi che si sono arricchiti nel corso dei decenni bruciando carbone, petrolio e gas. Al contrario, i capitali arriveranno da «una varietà di fonti, pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, incluse fonti alternative». 

«I Paesi ricchi hanno costretto quelli poveri ad accettare un accordo sfavorevole»

Per tutto ciò, secondo la rete di ong Réseau Action Climat (la divisione francese del Climate Action Network intenazionale) hanno parlato apertamente di «tradimento» da parte dei Paesi ricchi. «Nei fatti – si legge in un comunicato – i 300 miliardi rappresentano un piccolo aumento rispetto ai 100 miliardi promessi nel 2009, tenuto conto dell’inflazione e delle catastrofi climatiche che non cessano di inanellarsi». 

«Dopo tre anni di discussioni tecniche, i Paesi più responsabili non hanno saputo, né voluto prevedere in anticipo delle fonti di finanziamento che permettano di rispondere ai reali bisogno. Occorre la volontà politica di recuperare denaro dove ce n’è e osare applicare il principio “chi inquina paga”». Al contrario, «approfittando del loro potere e rifiutando di assumersi le loro responsabilità, i Paesi sviluppati hanno costretto quelli più poveri ad accettare questo accordo che è per loro particolarmente favorevole». In questo modo, i ricchi «abbandonano le popolazioni più vulnerabili, ma anche le loro e le generazioni future». 

Greta Thunberg: «Il sistema è progettato per sacrificarci e garantire i profitti di pochi»

L’attivista svedese Greta Thunberg ha da parte sua accolto «senza sorpresa» l’esito dei negoziati alla Cop29 «che si chiude con un altro fallimento. Il testo è pieno di false soluzioni e di promesse vuote». «È chiaro – ha aggiunto l’attivista – che il sistema attuale non funziona. Il processo delle Cop si sta dimostrando parte di un sistema più ampio, costruito sull’ingiustizia e progettato per sacrificare le generazioni attuali e quelle future al fine di consentire a pochi di continuare a intascare profitti giganteschi». 

Non a caso, centinaia di attivisti, mentre si era ormai alle battute finali della conferenza, avevano lanciato un messaggio ai Paesi in via di sviluppo, chiedendo loro di abbandonare i negoziati piuttosto che accettare un accordo al ribasso. Non pochi osservatori, infatti, avevano sottolineato i rischi legati a un documento poco ambizioso, che è una volta approvato diventa di fatto un punto di riferimento per gli anni a venire.