Cosa possiamo aspettarci dalla Germania di Friedrich Merz

Dalle elezioni tedesche è uscito vincitore Friedrich Merz, leader della CDU. Una figura legata al capitalismo finanziario globale

Friedrich Merz, leader della CDU © Sandro Halank/Wikimedia Commons

Il prossimo governo di coalizione tedesco potrebbe essere la combinazione del pensiero di Wolfgang Schauble, grande mentore di Merz, delle posizioni di Mario Draghi e della “dottrina” delle Big Three. Provo a spiegarmi meglio. È evidente che per fronteggiare l’avanzata della destra radicale, Friedrich Merz dovrà aumentare il volume della spesa pubblica. Soprattutto per ridurre le tensioni e le ostilità maturate verso il tradizionale modello di austerità nelle zone più depresse, dove Afd ha stravinto. In questo senso avrà bisogno di maggior debito, abbandonando le teorie dei liberali di Christian Lindner.

Ma, in coerenza con le tesi storiche di Schauble, dovrà contrarre tale debito utilizzando gli spazi fiscali tedeschi, senza alcun ricorso al debito comune europeo. Anzi, l’emissione di debito dovrà avvenire sulla base di una ripresa della competitività tedesca, che dovrebbe rendere il debito decisamente il meno costoso d’Europa. In altre parole, la Germania tornerà a fare la Germania creata da Angela Merkel. Con un rifiuto strutturale di ogni limitazione al surplus commerciale del Paese e con una feroce aggressione nei confronti dei debiti degli altri Stati europei.

Il Rapporto Draghi nella politica economica di Friedrich Merz

Del Rapporto Draghi, Merz riprenderà due punti. Il primo è costituito dall’idea di finanziare la spesa militare con il debito comune sottoscritto dai risparmiatori europei. In pratica, per Merz il debito comune è possibile solo senza finanziamento della Banca centrale europea, con il drenaggio del risparmio, e solo a favore delle spese per la difesa di cui beneficeranno certamente alcuni colossi tedeschi. A cominciare da Rheinmetall, i cui titoli, infatti, stanno già correndo e dove è presente un grande fondo Usa come Fidelity.

Il secondo punto del Rapporto Draghi assunto dal liberista Friedrich Merz potrebbe essere quello di sostenere la costruzione di un mercato unico dei capitali in Europa per valorizzare il risparmio in cui facilitare la creazione di “colossi” finanziari, a partire da Commerzbank, magari legati anche ad un azionariato vicino alle Big Three. La critica a Unicredit da parte di Merz è infatti interpretabile nella logica di una difesa di una banca dove lo Stato tedesco è il secondo azionista e BlackRock il terzo.

I legami tra il futuro cancelliere tedesco e i grandi fondi statunitensi

In tal senso, la storia personale di Friedrich Merz, i suoi legami con BlackRock e con le banche d’affari statunitensi possono facilitare, molto più di quanto sia avvenuto in passato, l’ingresso dei grandi fondi nella proprietà delle aziende tedesche. Sfruttando le tensioni che Trump ha ingenerato all’interno del capitalismo finanziario statunitense e i rischi di volatilità impliciti in un simile contrasto tra finanza trumpiana, vicina agli hedge, al private equity e alle criptovalute, e i colossi del risparmio gestito.

Friedrich Merz infatti, nelle pause della sua vita politica, è stato un importante avvocato d’affari e ha lavorato soprattutto per BlackRock, con posizioni di vertice. A cui ha unito la presenza in Wepa Industrieholding e nella Banca Hsbc Trinkhaus. Nello stesso periodo è stato membro del consiglio di vigilanza della Borsa tedesca, senza grande preoccupazione per l’evidente conflitto d’interessi.

Dunque si tratta di una figura intrinsecamente legata al capitalismo finanziario globale. In particolare ad uno dei “padroni del mondo” che punta ormai, dall’elezione di Trump, ad accrescere la propria presenza europea. In ultima analisi, il governo di coalizione di Merz rischia di essere un nuovo modello di capitalismo decisamente poco europeo e molto più teutonico-americano in chiave anti trumpiana.