Stop al Memorandum Italia-Israele: la diffida dei giuristi

Dieci giuristi chiedono al governo di revocare il Memorandum militare con Israele, ritenuto incostituzionale e complice di crimini internazionali

L'Italia sta per rinnovare il memorandum con Israele nonostante la gravissima situazione in corso a Gaza © Emanuel Acosta/iStockPhoto

Dieci giuristi italiani hanno firmato il 21 maggio 2025 una diffida formale al governo, affinché revochi il Memorandum d’intesa in materia di cooperazione militare e della difesa con Israele. Il Memorandum, entrato in vigore l’8 giugno 2005, si rinnova tacitamente ogni 5 anni. Ciò a meno che non sia “denunciato” (termine tecnico che significa revocato) da una delle due parti. In questo caso, cessa di avere efficacia al sesto mese successivo alla sua notifica.

Vent’anni di Memorandum militare Italia-Israele segnati da violenze sui civili

«Se il governo italiano non farà nulla, l’8 giugno 2025 si rinnoverà la ventennale alleanza militare con Israele. E questo nonostante la gravissima situazione attualmente in corso a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Questo sarebbe il quarto rinnovo», ricorda Ugo Giannangeli, uno dei giuristi che hanno firmato la diffida. «Ogni rinnovo del Memorandum è stato segnato da una violazione del diritto umanitario», prosegue il giurista ricordando come il primo rinnovo sia stato preceduto dall’eccidio di 1.400 palestinesi a Gaza, con l’azione militare denominata “Piombo fuso” (2009).

«Il secondo rinnovo è coinciso con l’azione dell’esercito israeliano “Margine protettivo” (2014-2015). Che ha provocato 2.200 vittime palestinesi (di cui 547 bambini) e migliaia di feriti a Gaza», spiega Giannangeli. E prosegue: «Il terzo rinnovo dopo le 86 settimane della “Grande marcia del ritorno” (2018-2020), durante le quali ogni venerdì i civili palestinesi marciavano fino al confine. Rivendicando il diritto al ritorno dei profughi e quindi l’applicazione della risoluzione 194/1948. I soldati israeliani più volte aprirono il fuoco sulla folla inerme, uccidendo 230 palestinesi e ferendone 33mila».

Ora, al quarto rinnovo, «il massacro di civili ha raggiunto dimensioni inaccettabili, ed è sotto agli occhi del mondo, con autorevoli interventi nel corso del 2024 della Corte internazionale di giustizia dell’Aia (Cig), dell’Onu e della Corte penale internazionale (Cpi). Ora come giuristi, diciamo basta. Abbiamo richiamato il dovere legale, non solo morale, del nostro governo di rispettare i principi costituzionali e i trattati internazionali».

I dieci giuristi hanno inviato la diffida al ministero della Difesa e al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Oltre a Ugo Giannangeli, i firmatari sono Luigi Paccione, Michele Carducci, Veronica Dini, Domenico Gallo, Fausto Giannelli, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Luca Saltalamacchia, Gianluca Vitale.

Perché il Memorandum Italia-Israele viola la Costituzione e i diritti internazionali

La diffida richiama la Costituzione italiana, la Convenzione europea dei diritti umani (Cedu), i trattati dell’Unione europea, nonché la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’Onu. E si basa su due profili di incostituzionalità.

Il primo riguarda la segretezza con cui il Memorandum copre le attività e gli scambi di informazioni tra Italia e Israele, mentre comporta oneri per il bilancio dello Stato. Ai cittadini italiani non è dato conoscere «non solo le ragioni e le finalità del suo utilizzo da parte degli Stati contraenti, ma soprattutto la sua effettiva applicazione negli scenari reali di impiego. Per esempio se riferiti al territorio italiano oppure a quello dello Stato israeliano o addirittura nel “Territorio palestinese occupato”. Su cui, com’è noto, pende una pluridecennale strutturale violazione, da parte dello Stato di Israele, del diritto internazionale e umanitario», spiega la diffida. 

Il tutto è in contraddizione con l’articolo 21 della Costituzione (diritto all’informazione) e con la legge 185/1990 che all’art. 1 comma 6 vieta «l’esportazione ed il transito di materiali di armamento ai Paesi in stato di conflitto armato, la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione, e verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell’uomo». Nel 2024 l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), ufficio tecnico presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maesi), ha infatti sospeso le nuove autorizzazioni all’export di armamenti verso Israele. Come può quindi essere rinnovato il Memorandum?

Segretezza, costi pubblici e mancanza di trasparenza

La seconda grave ragione di incostituzionalità, secondo la diffida, risiede nella coincidenza del Memorandum con una «palese, deliberata, sistematica violazione del diritto internazionale e umanitario di cui invece la Costituzione impone il rispetto», continua la diffida. «A Gaza ci troviamo in un contesto di distruzione, morte e costante mortificazione della dignità della persona umana, con 60mila vittime accertate di cui 18mila bambini, nonché 115mila feriti e oltre 60mila bambini a rischio morte per malnutrizione o malattie e 1.055 bambini in stato di detenzione o restrizione della libertà personale in Cisgiordania. […] Inoltre, dopo le ultime  dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti dello Stato di Israele, è evidente un progetto di annessione territoriale tramite l’uso della forza. Quindi strumenti e conoscenze (militari, di intelligence, di know-how, di impianti e infrastrutture) oggetto del Memorandum saranno finalizzati a perpetuare e a incrementare atti illeciti di aggressione».

Le condanne delle corti internazionali contro Israele nel 2024

La diffida elenca tutti gli atti formali di condanna delle violazioni commesse da Israele. Ciò in particolare nel corso del 2024, che rappresenta un punto di svolta: il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia nel procedimento South Africa vs. Israel ha ravvisato nelle condotte dello Stato di Israele gli estremi del crimine di genocidio. Nel maggio 2024 la Cig ha ordinato a Israele di «interrompere immediatamente le operazioni militari potenzialmente miranti alla distruzione del popolo palestinese».

Il 19 luglio 2024 sempre la Cig ha ribadito l’illegittimità della colonizzazione israeliana nei territori occupati, compresa Gerusalemme Est. Chiarendo che gli altri Stati hanno l’obbligo di non prestare aiuto o assistenza per mantenere la situazione creata dalla presenza illegale di Israele nei Territori palestinesi occupati. Più volte la Corte ha denunciato il regime coloniale, la violazione persistente del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, la segregazione razziale e l’apartheid in cui vivono sei milioni di palestinesi.

L’Assemblea generale dell’Onu con la risoluzione del 13-19 settembre 2024 ha fatto proprio il parere della Cig, confermando definitivamente l’obbligo di tutti gli Stati di astenersi dal fornire allo Stato di Israele qualsiasi forma di cooperazione. E questo a partire dalla fornitura di armi. Secondo la risoluzione delle Nazioni Unite, l’occupazione israeliana deve essere ritirata totalmente e incondizionatamente entro il 17 settembre 2025. Fino a quel momento non deve esservi alcun riconoscimento, assistenza o sostegno a Israele.

Infine, la diffida ricorda l’ordine di arresto emesso dalla Corte penale internazionale il 21 novembre 2024 nei confronti del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant, per crimini di guerra e contro l’umanità.

Il rischio di complicità dell’Italia nei crimini contro i palestinesi

Insomma, se l’Italia non interrompe il Memorandum, «può configurarsi l’ipotesi di concorso o comunque appoggio ai crimini internazionali di uno Stato straniero» spiega Ugo Giannangeli. «Come riporta il parere della Corte internazionale di giustizia del luglio 2024, l’inazione è complicità. Perché l’adesione alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948, impone agli Stati l’obbligo di attivarsi per prevenire e impedire il genocidio. Definito come quegli atti mirati a distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Quindi è concorso in genocidio sia fornire armi, sia non fare nulla per prevenire e opporsi ad esso. Il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni verso Israele sono quindi diventati un dovere, non più solo un’opzione».

Anche Peacelink da tempo denuncia il Memorandum. Secondo Alessandro Marescotti, infatti, «è inaccettabile un’intesa militare con un Paese che bombarda indiscriminatamente scuole, ospedali e campi profughi. Che fa assedi umanitari e reprime sistematicamente i diritti della popolazione civile. Chiediamo quindi a tutti i cittadini di scrivere una lettera ai parlamentari per la revoca del Memorandum».

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