Oltre lo stallo della Cop30: la Colombia rilancia il Fossil Fuel Treaty
La Colombia sostiene il Fossil fuel Treaty e diventa capofila di un’iniziativa senza precedenti per dire addio a carbone, petrolio e gas
È stata la Cop della maturità per il Fossil Fuel Treaty, l’iniziativa per un Trattato globale di non-proliferazione dei combustibili fossili. La trentesima Conferenza delle parti sul clima svolta a Belém, infatti, ha dimostrato come questa iniziativa sia oggi un faro per chi è realmente intenzionato a consegnare carbone, petrolio e gas alla storia. Con la Colombia come protagonista.
Da un porto carbonifero della Colombia prenderà il via l’addio alle fonti fossili
L’ultimo giorno di Cop30 il governo della Colombia, che sostiene il Fossil Fuel Treaty, ha reso note in una conferenza stampa la data e la sede della prima Conferenza internazionale per la giusta transizione dalle fonti fossili. Si terrà il 28-29 aprile 2026 a Santa Marta. Insieme al governo presieduto da Gustavo Petro, co-organizzatrice sarà l’Olanda. È la prima volta nella storia in cui si tiene un evento del genere.
La scelta di Santa Marta ovviamente non è casuale. Si tratta di una città portuale che ha un importante ruolo nelle esportazioni di carbone, di cui la Colombia è il quinto produttore mondiale. Una scelta che intende lanciare un messaggio chiarissimo e dirompente: il piano per chiudere l’era delle fossili si inizierà a costruire in un Paese che da loro dipende largamente ma intende voltare pagina. Per farlo, però, ha bisogno di una cooperazione internazionale senza precedenti per non lasciare nessuno indietro. È il concetto di “giusta transizione”, uno dei tre pilastri del Fossil Fuel Treaty, insieme allo stop immediato all’espansione delle fossili e alla loro eliminazione graduale.
La futura conferenza in Colombia è il più grande successo del Fossil Fuel Treaty
L’annuncio, storico, si può considerare il maggior successo dell’iniziativa del Fossil Fuel Treaty da quando è stata lanciata ufficialmente, quasi in sordina, a fine 2020. Ma ha acquisito ancora maggiore significato perché è arrivato poche ore dopo che alla Cop30 aveva iniziato a circolare la bozza della mutirão che non menzionava nemmeno le fonti fossili. Un’assenza ingombrante che ha trovato conferma nel testo finale. Non poteva essere più stridente il contrasto tra l’andamento dei negoziati ufficiali e la volontà espressa nella partecipatissima ed elettrizzante conferenza stampa conclusasi con i relatori che si davano le mani con le braccia levate al cielo, stile Accordo di Parigi.
A condurre con piglio deciso la conferenza stampa, affiancata dalla vice-premier olandese e ministra per le Politiche climatiche Sophie Hermans, è stata Irene Vélez Torres, ministra dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile della Colombia. «Il fatto che questa stanza sia gremita la dice lunga su quanto sia opportuno il momento in cui lanciare questo appello», ha esordito. «Questa Cop non può concludersi senza una chiara, giusta ed equa roadmap per l’eliminazione graduale su scala globale delle fonti fossili. C’è un consenso crescente tra le persone del mondo. Noi governi abbiamo la responsabilità morale di farci portavoce della domanda popolare di giustizia climatica e di eliminazione dei combustibili fossili».
Le nazioni del Pacifico, numerose delle quali sostengono ufficialmente il Treaty, si sono già impegnate a convocare un incontro successivo a quello di Santa Marta. Con l’obiettivo di promuovere i risultati che saranno stati raggiunti.
La Dichiarazione di Belém sulla giusta transizione dai combustibili fossili
Oltre ad annunciare le date dello storico evento di Santa Marta, nella conferenza stampa è stata lanciata la Dichiarazione di Belém sulla giusta transizione dai combustibili fossili. Una risposta diretta alla richiesta, fatta all’avvio della Cop30 dal presidente brasiliano Lula, di definire una tabella di marcia condivisa su scala globale per guidare la transizione dalle fonti fossili.
A sostenere la Dichiarazione di Belém sono 24 Paesi, fra cui nove europei. Si tratta di Australia, Austria, Belgio, Cambogia, Cile, Costa Rica, Danimarca, Figi, Finlandia, Irlanda, Giamaica, Kenya, Lussemburgo, Isole Marshall, Messico, Micronesia, Nepal, Olanda, Panama, Spagna, Slovenia, Vanuatu, Tuvalu. Assente l’Italia.
Il sostegno della Cambogia e l’appello dei vescovi cattolici britannici
La Cop30 è stata anche l’occasione per annunciare l’ingresso di un nuovo Paese nelle discussioni per arrivare al trattato di non-proliferazione delle fossili. Si tratta della Cambogia ed è il diciottesimo. «Abbiamo bisogno di un maggiore sostegno internazionale», ha dichiarato il segretario di Stato del Consiglio dei ministri del Regno di Cambogia, Soung Sophorn. «Il che include i finanziamenti per il clima, il trasferimento di tecnologia, lo sviluppo delle capacità e i partenariati per diversificare i nostri sistemi energetici e garantire che i lavoratori e le comunità non vengano lasciati indietro
Un sostegno importante è arrivato sempre nei giorni della Cop30 dai vescovi cattolici di Inghilterra e Galles che, al termine della loro riunione plenaria autunnale, hanno formalmente chiesto al governo del Regno Unito di sostenere il Treaty. Quest’ultimo gode di un vasto consenso nel mondo cattolico, con il Movimento Laudato Si’ che è stato fra i suoi primi e maggiori sostenitori. Nell’insieme, ha raccolto il sostegno di oltre 600 istituzioni religiose a livello internazionale.




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