I numeri verità sui migranti: calano gli sbarchi, aumentano gli irregolari
Con le nuove norme, crescono del 48% i migranti che non riescono a ottenere il permesso di soggiorno. Si allarga così il bacino dei senza diritti
Diminuiscono gli sbarchi, aumentano gli irregolari. Il decreto Sicurezza, dati alla mano, aggrava la gestione dell’accoglienza in Italia, anziché risolverla.
Come annunciato dallo stesso ministro Salvini, solo 666 migranti sono sbarcati sulle coste della penisola da gennaio scorso al 24 aprile. Ma sono ben 18.408 le persone che hanno ottenuto un diniego alla richiesta di asilo, presso le commissioni territoriali, nei primi tre mesi del 2019.
In diretta dal @Viminale dopo la riunione su sicurezza, terrorismo, estremismo islamico e immigrazione. https://t.co/xeqssziYfZ
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) April 24, 2019
Migranti irregolari, +50% in un anno
Crescono, così, del 47,7% rispetto allo stesso periodo del 2018, coloro che non riescono a ottenere un permesso di soggiorno. Ma, ironia della sorte, non possono essere espulsi. Secondo i dati del Viminale, elaborati da Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, nel primo trimestre di quest’anno, solo 1.606 persone sono state rimpatriate nei Paesi di origine. Quindi, 16.802 sono rimaste, a oggi, nel nostro paese senza documenti regolari, quasi il 50% in più dello scorso anno.
La situazione peraltro era già delineata. A metterla nero su bianco era proprio il documento di programmazione per il prossimo triennio del ministero dell’Interno, sottoscritto da Matteo Salvini a marzo scorso. Nel documento si leggeva: «Nonostante la significativa riduzione degli sbarchi di immigrati (pari circa all’80% nel 2018 rispetto al 2017), le presenze nelle strutture di accoglienza rappresentano ancora un numero considerevole, con riflessi anche sui costi a carico dell’Erario, circostanza ancor più critica se riferita agli esiti dell’esame delle domande di asilo, che per circa metà dei richiedenti, secondo le statistiche degli ultimi anni, non si tramuta in un titolo valido a permanere in Italia»
Salvini smentisce sé stesso: non c’è emergenza migranti da 4 anni e mezzo
E ancora una volta i numeri lo confermano. «Tra giugno 2018 e marzo 2019, circa 51mila stranieri sono diventati nuovi irregolari in Italia. Di questi, circa 11mila sono la conseguenza diretta del «decreto Sicurezza» sottolinea a Valori Matteo Villa, ricercatore di Ispi, che da anni monitora il fenomeno migrazione».
Stando a quanto dichiarato da Matteo Salvini, «90mila è il massimo stimabile di immigrati irregolari di questi ultimi quattro anni e mezzo». Quindi non c’è più la tanto decantata «emergenza migranti»? No, il numero indicato dal ministro, come ricostruito da Ispi, va sommato all’umanità sommersa, costretta all’illegalità, ormai da anni, nel nostro Paese.
Le persone straniere senza permesso di soggiorno nel 2015, in Italia, erano infatti 404mila, secondo le stime di Ismu, la Fondazione su Iniziative e Studi sulla Multietnicità, allora presieduta da Gian Carlo Blangiardo, nuovo presidente di Istat fortemente voluto dalla Lega, per un totale di 494mila. Anzi, l’elaborazione di Ismu a fine 2018 parla, addirittura, di 533mila persone irregolari.
Peruviani, Venezuelani, Kosovari e Albanesi in testa alla classifica dei richiedenti asilo
Sono ancora centinaia di migliaia le persone straniere che non sono state ufficialmente accolte, nel nostro Paese, attraverso le precedenti sanatorie (l’ultima risale al 2012). E che non sono riconducibili alle migliaia di migranti giunte nella penisola via mare, negli ultimi anni, dai paesi africani e mediterranei. Basti pensare che solo una parte, circa 30mila persone, viene regolarizzata, ogni anno, attraverso il cosiddetto «decreto flussi».
Analizzando le nazionalità dei richiedenti asilo in questi ultimi mesi, emerge come la percentuale più alta sia quella, per esempio, di cittadini provenienti dai paesi latino-americani (Perù, Venezuela). Seguite da quelli balcanici (Kosovo e Albania), asiatici (Sri-Lanka), dell’Europa Orientale come la Georgia e Ucraina. Insieme a Turchia, Somalia e Eritrea.
Permesso umanitario: il caos causato dalle nuove regole
Un altro fattore che ha portato all’aumento degli irregolari, come previsto dagli istituti di ricerca e dalle ONG, è poi la controversa “abolizione” del permesso umanitario, voluta sempre dal decreto Sicurezza. Come denuncia a Valori Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi, Associazione Studi Giuridici Italiana, la confusa applicazione della legge 132/2018 sta creando enormi problemi proprio alle Commissioni Territoriali per il diritto d’asilo che devono esaminare mediamente 6-7mila richieste di asilo ogni mese.
https://www.facebook.com/161109749618/posts/10159452825934619/
«Intanto, la norma che abolisce il permesso di soggiorno per motivi umanitari non è, a nostro avviso e secondo la sentenza della Corte di Cassazione del 19 febbraio, retroattiva alla data di entrata in vigore del decreto Sicurezza, il 5 ottobre 2018 -precisa Schiavone- come invece era stato comunicato da una circolare della Commissione Nazionale».
Sentenza ribaltata, però, lo scorso 3 maggio, dal pronunciamento della Prima Sezione della Suprema Corte, la quale «nega che il momento della presentazione della domanda di permesso umanitario, corrisponda alla manifestazione della volontà della persona di chiedere asilo, come invece previsto dall’articolo 10, comma 3, della nostra Costituzione- sottolinea il vicepresidente di Asgi.
Commissioni territoriali nel panico
Gianfranco Schiavone è chiaro: «Tutto ciò sta portando ancora più caos nelle Commissioni territoriali, aggravando il loro carico di lavoro. Si produce sia un ulteriore contenzioso, con l’aumento di ricorsi di chi ha diritto all’accoglienza e sia un danno erariale. Ora attendiamo, al più presto, il pronunciamento definitivo Sezioni Unite della Corte di Cassazione».
Ecco perché le Commissioni territoriali, incaricate di valutare le singole domande di richiesta, nonostante il potenziamento del personale, non riescono a incrementare il numero di pratiche da assolvere mensilmente. Una realtà ben diversa da quella descritta in conferenza stampa dal dal ministro Salvini.
Intanto, dall’entrata in vigore della legge 132/2018, l’aumento dei dinieghi alle stesse richieste è salito dal 58% del 2017, all’82% nel febbraio 2019. Sempre secondo le elaborazioni di Ispi, buona parte dell’aumento, e di conseguenza delle persone che diventano automaticamente irregolari, è dovuta proprio alla diminuzione dei permessi di tipo umanitario, scesi dal 25% al 2%.
A questo, poi, precisa il vicepresidente di Asgi, si è aggiunta un’altra scorretta interpretazione della legge. Il rifiuto dei comuni di registrare all’anagrafe i richiedenti asilo. «Quello che sta accadendo in molte amministrazioni è un’applicazione «sportiva» della norma. Cioè, anziché rigettare la domanda, l’utenza viene allontanata. In questo modo non abbiamo neanche la possibilità che il diniego possa essere impugnato. Una modalità tutta italica che crea illegalità».
E di nuovo la palla passa ai giudici
Da qui la richiesta, attraverso una lettera pubblica inviata a oltre 90 Comuni di Italia e all’Anci, dalla campagna Campagna LasciateCIEntrare (di cui ASGI fa parte) di iscrivere all’anagrafe tutti i richiedenti asilo. Anche qui la giurisprudenza sta «precisando» la cattiva interpretazione della norma. Il Tribunale di Firenze, lo scorso 18 marzo, ha affermato l’inesistenza del divieto di iscrizione anagrafica nel decreto Sicurezza e ha sancito l’obbligo al sindaco di Scandicci, in questo caso, ad iscrivere un richiedente asilo.
https://www.facebook.com/161109749618/posts/10159483613014619/