Acqua: emergenza planetaria. Fondamentale anche per gli investitori responsabili
L'Onu lancia l'allarme: oltre due miliardi di persone vivono in Paesi esposti a siccità, 3 persone su 10 non hanno accesso ad acqua potabile sicura
«Le guerre del prossimo secolo si combatteranno per l’acqua». Così dichiarava nel 1995 l’allora vicepresidente della Banca Mondiale Ismail Serageldin. Sono passati venticinque anni e oggi l’acqua, indispensabile per il benessere degli individui e per lo svolgimento delle attività economiche, è una risorsa sempre più scarsa. In linea con la previsione di Serageldin, le guerre per quello che viene definito ”oro bianco” sono già cominciate e continuano ad aumentare: tra il 2000 e il 2009 ne sono state censite 94; tra il 2010 e il 2018 il numero è quasi triplicato.
L’acqua è un tema chiave anche per gli investitori responsabili, che sempre più spesso inseriscono la variabile acqua all’interno dei criteri di responsabilità ambientale, sociale e di governance adottati. Una priorità etica (per salvaguardare l’ambiente), ma anche un potenziale rischio economico.
Un diritto umano
Il 28 luglio del 2010 le Nazioni Unite hanno adottato una risoluzione che riconosce l’accesso all’acqua e all’igiene come diritto inalienabile dell’uomo. Per le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le risorse idriche devono essere sufficienti (tra i 50 e i 100 litri al giorno per persona), sane e accessibili secondo condizioni coerenti alle esigenze fisiche, geografiche, culturali ed economiche di ciascun individuo.
Inoltre l’acqua è tra i temi che compongono l’Agenda delle Nazioni Unite per il 2030. In particolare, il sesto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG6) riguarda l’acqua pulita e i servizi igienico-sanitari, individuando alcuni target in ambiti specifici come: accesso a risorse potabili, contrasto all’inquinamento, riciclo, efficienza, gestione integrata, protezione degli eco-sistemi, coinvolgimento e responsabilizzazione delle comunità locali. Garantire acqua potabile e condizioni igieniche minime sono requisiti essenziali per la piena realizzazione di tutti i diritti della persona e per lo svolgimento delle attività sociali ed economiche nel loro complesso: il tema interseca dunque la maggior parte degli altri SDGs.
In Italia è ancora aperto il dibattito sulla privatizzazione delle risorse idriche in riferimento ai diritti di gestione del bene pubblico (per esempio, l’economista Riccardo Petrella si è battuto per il riconoscimento dell’acqua come bene comune). A seguito del referendum di giugno 2011 sono state abrogate le leggi in merito alla privatizzazione dell’acqua: tuttavia, i decreti attuativi che avrebbero dovuto portare la gestione dalle società private al settore pubblico non hanno ancora trovato attuazione.
Una risorsa sempre più scarsa
Pur essendo essenziale per la vita dell’uomo, l’acqua è una risorsa ancora poco accessibile per ampie porzioni della popolazione. Il 22 marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua, le Nazioni Unite hanno presentato l’edizione 2019 del report annuale sullo sviluppo delle risorse idriche “Leaving no one behind”, che ha tracciato un quadro drammatico: oltre due miliardi di persone vivono in Paesi soggetti a tassi elevati di siccità; tre persone su dieci non hanno accesso ad acqua potabile sicura e circa metà delle persone che consumano acqua proveniente da fonti non protette vive nell’Africa subsahariana. I livelli di stress idrico continueranno a crescere, soprattutto per effetto del degrado ambientale e dei cambiamenti climatici. Inoltre, la domanda a uso industriale e domestico è destinata a crescere dell’1% all’anno fino al 2050, superando di circa il 20-30% i livelli attuali. Proseguendo a questi ritmi di pressione delle risorse idriche, il 45% del PIL globale sarà a rischio entro il 2050. Inoltre, la siccità è una delle cause alla base dei flussi migratori interni e internazionali.
Il report dell’Onu sull’accesso alle risorse idriche “Leaving no one Behind 2019”
I rischi per le aziende e per gli investitori
L’acqua è una risorsa vitale per le attività economiche. Secondo le Nazioni Unite, l’agricoltura è responsabile del 70% dei suoi consumi globali, il settore industriale pesa per un ulteriore 20%.
I problemi legati all’acqua costituiscono un rischio significativo per imprese e investitori: su 296 aziende analizzate da CDP (ex Carbon Disclosure Project) nell’ambito del Global Water Report 2018, sono state calcolate perdite economiche legate all’acqua per oltre 38 miliardi di dollari nel solo 2018 (dovute, per esempio, a danni alle strutture produttive, all’aumento dei costi operativi e di compliance, a multe o adeguamento a nuove normative). Attività estrattive, produzione energetica, biotech e farmaceutico sono i settori maggiormente esposti.
Le società sono sempre più consapevoli dei rischi economico-finanziari legati all’acqua: il 75% ha misurato e pubblicato informazioni sul tema e più del doppio rispetto alla precedente rilevazione del 2015 ha fissato target di riduzione dei consumi. Tuttavia, la consapevolezza non si traduce ancora in cambiamenti radicali nei processi di produzione e nelle strategie di business: rispetto al 2015, il 50% delle società analizzate ha riportato un incremento dei consumi; di queste, la concentrazione è maggiore nei settori alimentare, tessile, energetico, chimico, farmaceutico e minerario. La domanda cresce soprattutto in Asia, per questioni demografiche combinate a ritmi sostenuti di crescita della produzione.
L’attenzione degli investitori responsabili
La gravità dell’emergenza sta portando sempre più investitori responsabili ad adottare approcci e strategie che integrano i criteri di responsabilità ambientale, sociale e di governance (o ESG) tenendo conto della variabile acqua. Tra i grandi istituti finanziari internazionali, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) è il soggetto maggiormente attivo nel settore: ha finanziato circa 1.400 progetti per un totale di 64 miliardi di euro, di cui 2,4 miliardi solo nel 2018. L’impatto stimato è un miglioramento dell’accesso all’acqua potabile per 20 milioni di persone.
Nel 2018 la Banca Mondiale ha lanciato il primo “water bond” per evidenziare il ruolo fondamentale delle risorse idriche e oceaniche nell’ambito dello sviluppo sostenibile. L’obiettivo è raccogliere almeno 3 miliardi di dollari per finanziare progetti idrici, servizi igienico-sanitari e protezione marina.
Le strategie di investimento sostenibile e responsabile (SRI)
Tra gli strumenti finanziari attualmente più diffusi, i green bond consentono di investire in progetti con ricadute positive in termini ambientali e sociali, per esempio nella gestione sostenibile delle risorse idriche.
Inoltre, la finanza sostenibile può fornire agli operatori SRI molti strumenti e approcci per ridurre i rischi idrici e per strutturare politiche e strategie di business in grado di generare cambiamenti positivi per l’ambiente e per la società.
Vediamo due esempi: l’engagement e gli investimenti tematici.
- L’engagement
L’engagement può contribuire a risolvere il problema della carenza di dati sulle criticità ambientali, sociali ed economico-finanziarie legate all’acqua: gli investitori possono chiedere alle società investite informazioni sulle attività a elevato consumo idrico, sulla quota di ricavi esposta a rischi legati all’acqua e sulle aree geografiche soggette con maggior frequenza a problemi di siccità, dove la continuità della attività aziendali, il funzionamento degli impianti e la salute dei lavoratori possono risultare compromesse.
Attraverso CDP, nel 2018, 650 investitori istituzionali hanno chiesto a oltre 1.500 tra le principali società quotate del mondo di fornire una rendicontazione sulle attività e sui rischi legati all’acqua, ottenendo circa il 50% delle risposte.
Con questi dati, gli investitori possono chiedere alle aziende di includere una pianificazione relativa all’acqua nell’analisi dei rischi; inoltre, possono incoraggiarle ad adottare modelli di produzione e strategie di business più responsabili.
Per esempio, il network di investitori istituzionali europei Shareholders for Change individua la gestione delle risorse idriche come uno dei principali temi sociali su cui impostare il dialogo e l’azionariato attivo con le aziende investite.
Approfondimento
Azionisti attivi, ecco i nostri piani sulle multinazionali per il 2019
Multinazionali, ambiente, giustizia sociale. Da Parigi la rete di azionisti Shareholders for Change (SfC) prepara un 2019 all’insegna dell’engagement
Alcuni settori industriali a elevato consumo di acqua, come quello della carta, hanno adottato processi e soluzioni innovativi per il recupero e il riciclo delle risorse idriche: a parità di carta prodotta, in Italia negli ultimi trent’anni i consumi sono stati dimezzati; inoltre, secondo il Rapporto Ambientale Assocarta nel 2015 il fabbisogno (2112 milioni di metri cubi) è stato soddisfatto per il 90% con acqua riciclata.
- Gli investimenti tematici
Un altro approccio SRI che viene comunemente adottato dagli investitori per impegnarsi sul tema dell’acqua è rappresentato dagli investimenti tematici.
Nell’ambito di questa strategia, i team di gestione individuano i cosiddetti “megatrend”, ovvero fenomeni di vario tipo (es: economici, ambientali, sociali, demografici o tecnologici) che sono candidati a cambiare radicalmente gli attuali sistemi socio-economici: hanno quindi un significativo potenziale di crescita nel lungo periodo e in questo senso possono costituire un’interessante opportunità d’investimento. Individuando tendenze strutturali i gestori selezionano titoli di aziende attive in diversi settori che possono beneficiare di un aumento del valore nel lungo periodo: per esempio, prendendo in considerazione la scarsità delle risorse idriche, i fondi tematici si concentrano su società specializzate in attività di gestione delle risorse idriche e in grado di proporre soluzioni innovative e sostenibili in ambiti come il recupero delle acque reflue, la valutazione della qualità o la desalinizzazione.