Istat: in Italia 5 milioni di poveri. 1.260.000 sono minorenni
Persone con un titolo di studio basso, stranieri, famiglie numerose, con minorenni a carico, in particolare nel Mezzogiorno. Sono i poveri nel nostro Paese
La povertà in Italia c’è, eccome. E non migliora. Nel 2018 le famiglie povere (in condizioni di povertà assoluta) nel nostro Paese erano oltre 1,8 milioni (pari al 7% delle totale delle famiglie italiane), 5 milioni di individui poveri (l’8,4% del totale). Siamo ai livelli massimi dal 2005, nessun miglioramento rispetto all’anno precedente, ma almeno la crescita della povertà si è fermata dopo tre anni.
La povertà si concentra soprattutto al Sud, tra le persone con un titolo di studio inferiore e tra gli stranieri. Colpisce in particolare le famiglie numerose, con minorenni a carico e quelle con un solo genitore
È questa la fotografia del nostro Paese scattata dall’Istat che ieri (18 giugno) ha pubblicato Rapporto sulla povertà in Italia nel 2018.
Se la povertà colpisce bambini e adolescenti
Uno dei dati che colpisce di più è quello sui minorenni: sono 1 milione e 260 mila i minori in povertà assoluta, pari al 12,6%. L’incidenza dei minori in povertà va dal 10,1% nel Centro fino al 15,7% nel Mezzogiorno, sostanzialmente stabile rispetto al 2017. Le famiglie con minori in povertà assoluta sono oltre 725mila, con un’incidenza dell’11,3% (oltre quattro punti più alta del 7,0% medio nazionale).
Anche nel 2018, la povertà assoluta aumenta per le famiglie con figli conviventi, soprattutto se minori: si va dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con 3 o più figli minori. Tra le famiglie con un solo genitore la povertà è più diffusa rispetto alla media, con un’incidenza dell’11%, in aumento rispetto all’anno precedente, quando era pari a 9,1%.
Analizzando i dati in base all’età, l’incidenza della povertà assoluta fra i minori ha i valori più elevati per i ragazzi tra i 7 e i 13 anni (13,4%) e tra i 14 e i 17 anni (12,9%) rispetto alle classi 0-3 anni e 4-6 anni (11,5% circa).
In Lombardia quasi un bambino su tre a rischio povertà ed esclusione sociale
A rinforzare l’allarme dell’Istat sull’incidenza della povertà tra i minorenni (più che altro ad anticiparlo) è arrivato anche il rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia: i dati regione per regione 2018”, curato dal “Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, presentato a Milano lo scorso 13 giugno (qualche girono prima del report dell’istituto statistico). Una pubblicazione che fotografa la situazione dei minori in Italia su base territoriale a partire dai dati disponibili dalle fonti ufficiali disaggregati su scala regionale, con particolare riferimento a: dati demografici; ambiente familiare e misure alternative; educazione, gioco e attività culturali; salute, disabilità e servizi di base; povertà e protezione.
In Lombardia, i minori che vivono in condizione di povertà relativa rappresentano il 14% dei residenti. Quelli a rischio povertà ed esclusione sociale sono il 22,8%. «Resta critica l’esigibilità del diritto allo studio e all’educazione per i bambini e i ragazzi con disabilità – sottolineano i ricercatori – e sono tuttora evidenti importanti difformità territoriali nell’offerta di servizi di tutela della salute, in particolare per maternità e prima infanzia. La Lombardia, inoltre, è la seconda regione italiana, per numero di presenze di minorenni migranti soli: il 7,8% del totale delle presenze (973 nel 2018)».
La geografia del disagio nello stivale
I poveri vivono soprattutto nel Sud Italia. L’stat rileva, infatti, come l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma notevolmente superiore nel Mezzogiorno (9,6% nel Sud e 10,8% nelle Isole) rispetto alle altre aree (6,1% nel Nord-Ovest e 5,3% nel Nord-est e del Centro). Rispetto al 2017, le famiglie in povertà relativa aumentano al Nord (salgono da 5,9% al 6,6%), mentre nel Mezzogiorno c’è una dinamica opposta (dal 24,7% nel 2017 al 22,1% nel 2018), con una riduzione dell’incidenza sia nel Sud (da 24,1% a 22,3%) sia nelle Isole (da 25,9% a 21,6%).
Anche in termini di individui, il maggior numero di poveri (oltre due milioni e 350mila, di cui due terzi nel Sud e un terzo nelle Isole) risiede nelle regioni del Mezzogiorno (46,7%), il 37,6% nelle regioni del Nord, circa 1 milione e 900mila individui (il 22,7% nel Nord-ovest e il 14,8% nel Nord-est). L’incidenza di povertà individuale è pari a 11,1% nel Sud, 12,0% nelle Isole, mentre nel Nord e nel Centro è molto più bassa e pari a 6,9% e 6,6% (nel Nord-ovest 7,2%, nel Nord-est 6,5%).
Più studi, meno sei povero
La diffusione della povertà diminuisce al crescere del titolo di studio. Tra chi ha conseguito un titolo almeno di scuola secondaria superiore l’incidenza della povertà assoluta è pari al 3,8%. Si attesta su valori attorno al 10% tra chi ha al massimo la licenza di scuola media.
Associata al titolo di studio è la condizione professionale e la posizione nella professione della persona di riferimento: se dirigente, quadro o impiegato, la famiglia è meno a rischio di povertà assoluta, con l’incidenza che si attesta intorno all’1,5%. Se la persona di riferimento è operaio o assimilato, la povertà riguarda il 12,3% delle famiglie. Tra le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione questa quota sale al 27,6%.