Sheila Bair: ecco come le banche sottovalutano i rischi
Secondo la ex presidentessa della Fdic, i capital ratio non costituiscono un indicatore sufficientemente valido per comprendere la capacità degli istituti di credito di fronteggiare ...
«Un recente rapporto del Senato americano ha rivelato attraverso e-mail, conversazioni telefoniche e altre prove che i manager di JPMorgan Chase hanno manipolato i metodi di valutazione interni, al fine di ottenere ratio di capitalizzazione migliori. Si tratta di modelli di rischio comuni e di certo non illegali. Ma possono consentire alle banche di dare all’opinione pubblica una falsa sensazione di sicurezza riguardo alle condizioni di salute del settore finanziario». A scriverlo sulle colonne del Wall Street Journal è Sheila Bair – dal 2006 al 2011 numero uno della Federal Deposit Insurance Corporation, uno dei principali organismi regolatori americani – che punta in questo modo il dito contro gli escamotage che gli istituti di credito adottano per “migliorare” la loro immagine.
In particolare, l’ex presidentessa della Fdic si concentra proprio sui capital ratios, che costituiscono un indicatore della capacità delle banche di assorbire eventuali perdite senza ritrovarsi insolventi. Il dato di un colosso come Bank of America, spiega, è ad esempio pari all‘11, 4%; ma se calcolato secondo criteri più severi scenderebbe al 7, 8%. E, in generale, i tre più grandi istituti americani (oltre a BofA, anche Citigroup e JPMorgan) prendono in considerazione solamente una parte degli asset in loro possesso per calcolare i ratio di capitalizzazione. «Le grandi banche calcolano il montante totale solo per il 55%», prosegue la Bair, il che comporta un inevitabile, forte sottovalutazione dei rischi.