Nel nome di papa Francesco: un’altra economia è possibile
"The Economy of Francesco", evento voluto da papa Francesco per dare un'anima all'economia, prende vita dal 19 al 21 novembre. Ad Assisi e in 120 Paesi.
La crisi sanitaria ed economica innescata dal Covid-19 può essere una straordinaria opportunità di cambiamento per l’economia globale, che può diventare davvero sostenibile, essere finalmente al servizio dell’uomo e dell’ambiente e non della speculazione finanziaria. Per fare ciò occorre un patto generazionale. Con gli economisti e gli imprenditori del domani, per un futuro più giusto, che non dimentichi i poveri della Terra e la parità di genere.
Sono questi, in estrema sintesi, i temi al centro dell’evento internazionale «The Economy of Francesco» che verrà diffuso online dal Sacro Convento di Assisi dal 19 al 21 novembre. L’incontro, annunciato dal Pontefice in una lettera pubblicata un anno e mezzo fa, nasce proprio dalla volontà di Papa Francesco di voler incontrare «chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare un’economia diversa. Che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda» .
Da Assisi in 120 paesi nel mondo
La tre giorni, presentata in conferenza stampa nelle scorse settimane, è stata organizzata grazie all’impulso del Comitato presieduto dal vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino. Costituito tra la Diocesi di Assisi, l’Istituto Serafico, il comune di Assisi e l’Economia di Comunione, con il supporto, a nome della Santa Sede, del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. L’evento prevede, come annunciato da padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento, almeno 12 collegamenti con 120 nazioni e si concluderà con una maratona online di 24 ore che farà il giro del pianeta. Mentre la responsabilità di ridurre l’impatto ambientale dell’evento è stata affidata a Fra’ Sole, progetto di sostenibilità del complesso monumentale del Sacro Convento della Basilica.
«The Economy of Francesco» sarà animato dagli interventi di coloro che il Papa stesso ha definito «cultori e cultrici della scienza economica», insieme a filosofi, sociologi, esperti di salute pubblica, imprenditori che risponderanno alle domande della folta platea dei partecipanti qualificati. Alla fine di ottobre, infatti, erano oltre duemila gli iscritti da tutto il mondo che seguiranno gli incontri, raggruppati in hub territoriali.
Da Yunus a Marmot, l’economia sostenibile incontra 2000 giovani
Il programma, curato dal direttore scientifico Luigino Bruni, uno dei massimi esperti dell’economia di comunione e civile, prevede, oltre ad un video messaggio dello stesso Papa Francesco, i contributi di premi Nobel come Amartya Sen e Muhammad Yunus, insieme a coloro che sono impegnati da tempo, a livello mondiale, nello sviluppo dell’economia sostenibile, dell’etica, della giustizia sociale. Da Vandana Shiva a Sir Michael Marmot, da Jeffrey Sachs a Kate Raworth.
Tra gli italiani, Mariana Mazzucato, Leonardo Becchetti, Carlo Petrini, Stefano Zamagni e Consuelo Corradi. Economisti, attivisti, studiosi e imprenditori che hanno a cuore la tutela dell’ambiente, della salute e la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, che si sono messi a disposizione del pontefice per sostenere il patto per dare “un’anima all’economia di domani”.
Suor Alessandra Smerilli: «L’Economia di Francesco è già in costruzione»
In questi mesi, «The Economy of Francesco», inizialmente previsto per il 26 marzo 2020 e rimandato a causa del Covid-19, si è trasformato. Quello che avrebbe dovuto rappresentare l’inizio di un percorso, complice le vie infinite del web, è già evoluto in una vera e propria piattaforma collaborativa. In cui le migliaia di giovani si sono confrontati. «Pandemia e lockdown, tra le tante preoccupazioni e dolori che ci stanno procurando, hanno anche prodotto un effetto collaterale imprevisto», ha sottolineato suor Alessandra Smerilli, docente ordinario di Economia politica presso la Pontifica facoltà di Scienze dell’educazione Auxilium e membro del Comitato scientifico dell’Economia di Francesco.
«Anziché incontrarci per soli tre giorni, ci si è preparati per nove mesi». A distanza i partecipanti, infatti, si sono potuti iscrivere e collegare tra di loro grazie alla creazione di 12 gruppi di lavoro, soprannominati «villaggi tematici», intorno ai nodi cruciali da sciogliere per affrontare per il cambiamento dell’economia attuale. Ognuno di essi contraddistinto da una tensione, a cui si aggiunge nell’accostamento, una sottile contrapposizione. Come «lavoro e cura», «finanza e umanità», «management e dono», «agricoltura e giustizia», «energia e povertà», «profitto e vocazione», «policy for happiness», «il CO2 della disuguaglianza», «business and peace», «imprese e transizione», «vita e stili di vita» e «donne per l’economia».
Non ci può essere giustizia ambientale senza giustizia sociale
Dai lavori sono emersi, come ha anticipato suor Alessandra Smerilli, temi trasversali, come quella della rivalutazione della cura all’interno della società e dell’economia. Insieme al bisogno di uno sguardo più femminile e di una maggiore partecipazione delle donne per una economia e una finanza più inclusive. «L’Economia di Francesco è già nata in questi mesi, tra queste centinaia di giovani, in modo concreto, con lo sguardo rivolto a chi è in difficoltà», ha ribadito suor Smerilli. «Non presenteranno documenti, non scriveranno un trattato. Ma prepareranno delle proposte, ci diranno come vogliono impegnarsi e ci chiederanno aiuto».
Uno dei passaggi cruciali, che è il medesimo che lega le due encicliche di Papa Francesco, Laudato Sì e Fratelli tutti, che è ben chiaro a tutti, relatori e partecipanti di ogni età, è che non ci può essere giustizia ambientale senza giustizia sociale. Come ha sottolineato Luigino Bruni, «non basta una economia green per avere una economia di Francesco. Occorre anche l’inclusione dei poveri, il protagonismo dei giovani, la coltivazione della vita interiore».
Luigino Bruni: «Il capitale spirituale è il primo asset che manca alle imprese»
Serve, quindi, un cambio di passo. Ridare valore ai beni relazionali e ai beni morali, nell’impresa, nell’economia, nel lavoro. Così come formare una classe dirigente preparata a tornare a investire sulle risorse umane. «Il capitale spirituale è il primo asset che manca nelle imprese, e gli effetti sono ben visibili», ha ribadito il direttore scientifico dell’Economia di Francesco. «Senza una nuova stagione di investimento nel capitale sociale da parte degli imprenditori – ha aggiunto – la pandemia del prossimo futuro sarà la depressione di massa. Quella di lavoratori che non troveranno più dentro di sé le risorse morali per spendere una vita per il lavoro e la professione».
La strada tracciata nell’ultima lettera enciclica di papa Francesco torna così a essere rivoluzionaria e anticipatrice dei cambiamenti necessari all’umanità, come la crisi globale ha reso sempre più evidente. Luigino Bruni ne è fermamente convinto: «Fratelli tutti ci ha offerto spunti di cui non possiamo non tenere conto nei lavori di The Economy of Francesco. L’idea centrale nell’enciclica è che nostro fratello non è solo chi ci è vicino. Si tratta di un tema molto caro anche all’economista indiano Amartya Sen, uno degli ispiratori del nostro evento. La stessa idea che è anche il cuore della vita di san Francesco d’Assisi».