Fondi pensione europei: chi investe responsabilmente. E chi no
Quali casse previdenziali investono pensando a criteri ESG? La risposta in una ricerca di Re:Common. Promossi Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Francia. Bocciata la Germania
Come vengono investiti i soldi dei pensionati europei? O meglio, i fondi pensione del Vecchio continente considerano anche criteri ambientali, sociali e di buona gestione aziendale (ESG, environmental, social e governance) nella scelta dei titoli in cui investire? È questa la domanda a cui hanno tentato di rispondere i ricercatori di Re:Common nella ricerca “Buone prassi nella gestione di fondi pensione in base a criteri ESG in alcuni Paesi europei”.
La risposta, per essere sintetici, potrebbe essere “sì”per molti dei Paesi considerati, come Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Francia. “No” per la Germania.
Strategie di engagement, piani di riduzione dell’impatto ambientale, esclusione dei titoli più controversi e, in alcuni casi, massima trasparenza sul portafoglio degli investimenti. Sono queste le principali buone prassi adottate da alcune delle maggiori casse previdenziali europee.
Occhio sull’Italia
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22 casse analizzate: 1.600 miliardi di euro
Lo studio prende in considerazione una platea di 22 casse di previdenza – le danesi ATP, PFA e Danica; le francesiFRR, Ircantec, RAFP e PRO BTP; le olandesi ABP,PFZW, PME e PGGM; le svedesi Alecta, AP7 e AMF; le tedesche Telekom-Pensionsfonds, E.ON Pension Trust, Barmer Pensionskasse, BASF Pensionskasse, Allianz Pensionskasse, BVV, BÄV e VBL – dedicate a determinate categorie di lavoratori. Le casse analizzate gestiscono asset per un controvalore complessivo di oltre 1.600 miliardi di euro.
Italia bocciata
L’anno scorso si erano posti la stessa domanda riguardo le casse pensionistiche italiane(nel rapporto “L’esposizione al settore fossile dei principali fondi pensione negoziali e casse di previdenza italiani”, pubblicata nel novembre del 2018). E l’Italia non ne era uscita molto bene. La ricerca aveva evidenziato una generale scarsa trasparenza dei fondi previdenziali e un orientamento a strategie di investimento ESG ancora molto elementare e poco diffuso.
L’Europa va molto meglio
Questa volta è toccato ad alcuni Paesi europei: i più avanzati nell’investimento socialmente responsabile. Sono stati analizzati Paesi Bassi, Svezia, Danimarca, Francia e Germania. Per ogni Paese considerato sono state scelte le tipologie di fondi assimilabili ai fondi negoziali o alle casse di previdenza italiani: casse previdenziali aziendali, settoriali, casse delle professioni liberali, casse dei dipendenti pubblici, ecc. E sono state osservate le scelte effettuate in ambito di trasparenza, adozione di criteri ESG, disinvestimento dalle fonti fossili e strategie di azionariato attivo o engagement.
Promossi Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svezia
Com’era prevedibile, il livello di trasparenza delle casse di previdenza e il loro approccio agli investimenti ESG sono risultati essere molto diversi da Paese a Paese e profondamente influenzati dall’esistenza o meno di normative nazionali che richiedano esplicitamente l’adozione di determinati criteri o, più semplicemente, la pubblicazione di determinati parametri (rischi ESG, impronta di carbonio, ecc.)
Le casse pensionistiche di Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svezia si possono considerare a un livello avanzato dal punto di vista della trasparenza e dell’adozione di criteri ESG, grazie alla pubblicazione di report di sostenibilità, ad attività di engagement nei confronti delle imprese nelle quali investono, all’esclusione (in genere parziale) dal portafoglio di imprese esposte al settore delle fonti fossili (carbone, petrolio e gas) e al monitoraggio e riduzione dell’impronta di carbonio (carbon footprint) dei portafogli di investimento.
Le buone prassi
Ecco alcune buone orassi che i ricercatori di Re:Common hanno individuato nelle casse pensionistiche di Danimarca, Francia, Paesi Bassi e Svezia.
- I fondi analizzati in questi quattro Paesi, in particolare, integrano i fattori ESG nell’analisi e nella gestione del portafoglio.
- I fondi sono impegnati in attività di engagement con le imprese nelle quali investono.
- Le casse monitorano la propria carbon footprint che risulta sempre inferiore rispetto a quella registrata da un benchmark di mercato (tipicamente in indice o un mix di indici differenti) e si adoperano per ridurre l’impatto ambientale dei loro investimenti.
- Abbastanza diffuse sono anche le strategie di esclusione che implicano in alcuni casi il disinvestimento da settori controversi come il tabaccoe le arminon convenzionali.
- Il disinvestimento dal settore fossile appare relativamente modesto ma non mancano le esclusioni delle aziende che operano nei settori più problematici (sabbie bituminose) o che sono esposte in modo eccessivo sul carbone. Diversi fondi scelgono di non investire in quelle aziende per le quali il carbone contribuisce in modo eccessivo ai ricavi totali (con percentuali di incidenza sul
- Sul fronte della trasparenza risultano particolarmente rilevanti i casi di PFZW (Paesi Bassi) e FRR (Francia). I due fondi, a differenza di tutti gli altri omologhi osservati, rendono nota la composizione del proprio portafoglio pubblicando la lista completa degli investimenti.
Bocciata la Germania
Diverso il caso della Germania (molto più simile all’Italia). Qui casse pensionistiche aziendali, casse di previdenza delle professioni liberali e fondi pensione complementari per il pubblico impiego evidenziano un significativo ritardo nell’adozione di criteri di investimento ESG o di strategie di engagement con le imprese.
Con alcune eccezioni.
- Il fondo pensione del colosso Deutsche Telekom, ad esempio, seleziona i titoli in portafoglio seguendo una strategia best-in-class e conduce al tempo stesso un’attività di engagement con le imprese ispirata agli SDGs (Sustainable Development Goals) delle Nazioni Unite. Il fondo esclude inoltre le aziende che operano nel settore delle armi controverse e che hanno ripetutamente violato i principi dell’UN Global Compact.
- Rilevante il caso della cassa di previdenza dei medici del Land di Berlino, la Berliner Ärzteversorgung. Alla fine del 2016, su pressione dei suoi aderenti, la cassa ha disinvestito dalle società in portafoglio che generavano più del 25% del proprio fatturato o della produzione energetica grazie al carbone. Un caso unico nel panorama delle casse tedesche.