Glori: il posto giusto

Un luogo da cui ripartire, "Glori: the place to be"

Glori è una delle otto frazioni di Molini di Triora, in valle Argentina, provincia di Imperia © Indigo Photography

«Ci siamo arrivati per caso, dopo tanti anni di ricerca. Da Milano sembrava troppo lontano, troppo remoto. Invece, è stato amore a prima vista. Come se Glori ci avesse un po’ cercato». Sara è uno dei 36 abitanti di Glori, una delle otto frazioni di Molini di Triora, comune aggrappato alle montagne della valle Argentina. Siamo nell’entroterra ligure, in provincia di Imperia, a 570 metri d’altezza sul mare. Una frazione che a sua volta ha tre borgate incastonate nel verde, Roggeri, Fontanili e Glori Superiore. Con il suo compagno, oggi è la titolare dell’unico ristorante-bar “L’Oste e la Strega”, «la prima porta del paese» ci spiega. E uno dei soci di «Glori: the place to Be», associazione di promozione sociale nata proprio tra i residenti per prendersi cura di un territorio magnifico, ma a forte rischio di spopolamento

«In realtà il paese non è mai stato completamente deserto. C’è sempre stato un nucleo di abitanti che ha resistito all’abbandono. Ma negli ultimi 5 anni e soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, ha ripreso vita. Ci sono nuove famiglie. Sono tornati a nascere i bambini. Si corre e si gioca tra i carrugi. Ed è bellissimo». Ma cosa vuol dire concretamente lasciare la città e scegliere di vivere in un borgo di montagna? «Ognuno di noi ha la propria casa, attività, vita. Ma viviamo la dimensione di una comunità, completamente diversa da quella che si vive in una metropoli». 

Non una comune o un eco-villaggio, sottolinea Sara, ma un insieme di persone che hanno stabilito un profondo legame con il luogo in cui vivono. Luogo dove la solidarietà e la sostenibilità sono di casa. «La pandemia ha solo rafforzato l’attenzione per il nostro prossimo. Non abbiamo avuto bisogno di servizi o aiuti dal comune, almeno durante il primo lockdown. Con la buona volontà abbiamo fatto fronte ai piccoli ma fondamentali bisogni per le persone anziane del paese, come la spesa a domicilio, la consegna dei farmaci». 

Un’attenzione collettiva per il territorio e l’ambiente che parte dalla riduzione della produzione di rifiuti, con l’abolizione dell’usa e getta per sagre e feste grazie alla “stoviglioteca”, un set di piatti e stoviglie riciclabili e lavabili ad uso comune. «Esempio che vorremmo che in tanti replicassero», sottolinea Sara. Fino al cercare di curare e prevenire le ferite inferte dai cambiamenti climatici e dal dissesto idrogeologico. «A ottobre c’è stata una grossa alluvione nella nostra valle. Ma tutti i lavori di intervento che potevamo fare come cittadini li abbiamo realizzati in autonomia». Anche per questa ragione «Glori: the place to Be» prevede un’intensa attività nei prossimi anni.

«L’associazione ci dà il modo di poter agire in modo totalmente non profit, ma anche ufficiale, per contribuire a riqualificare il paese». E c’è tanto da fare per ridare vita ad un borgo, dallo scoprire storie e tradizioni antiche della vita contadina, al recupero delle mulattiere e dei sentieri. «Stiamo risistemando l’antico forno di Ninin, una donna che è stata una vera istituzione qui, proprio perché sapeva occuparsi della comunità, a partire dai più piccoli», racconta Sara. «Il luogo dove lei preparava il pane per tutti, diventerà uno spazio espositivo, allestiremo una mostra fotografica. Vogliamo raccontare a chi ci viene a trovare l’origine di questo luogo e perché ci ha così attratto».

I soci dell'associazione di promozione sociale "Glori: the place to Be" © Indigo Photography
I soci dell’associazione di promozione sociale “Glori: the place to Be” © Indigo Photography

Un turismo sostenibile che può aiutare a sostenere l’autofinanziamento per interventi anche più “massicci” sul territorio che, se abbandonato, resta sotto minaccia del dissesto. «C’è tantissimo da fare. Mantenere i sentieri agibili e percorribili da tutti. Recuperare le antiche mulattiere, coperte da rovi e frane. Sistemare e mettere in sicurezza i muretti a secco, curare il bosco. Questa è una terra che ha bisogno di essere accudita da mani umane». 

Una ricerca di equilibrio tra natura e uomo che ha dato vita all’insediamento delle aziende agricole che sono proprio alla base della rinascita di Glori. «La prima è stata l’azienda agricola Cloris, fondata da Luca, il primo a riscoprire il piccolo borgo. Seguita dall’azienda agricola Biodiversamente. Una terza si dovrebbe aggiungere entro l’estate». Arrivando in paese, il visitatore potrà osservare come al bosco si alterni la coltivazione della lavanda. «Un’essenza già coltivata anticamente, oggi utilizzata per uso alimentare e medico. E iniziano ad esserci anche le coltivazioni di zafferano», spiega Sara. Profumi che si riversano nei sapori di un’alimentazione a km 0. «Noi stessi utilizziamo nella nostra cucina il più possibile i prodotti che vengono coltivati e raccolti qui. E tanti in paese hanno scelto di prendersi cura di un orto». 

Ma c’è qualcosa che manca a Glori? «Non ci manca nulla, abbiamo la volontà di procurarci tutto. Bisogna lavorare per creare reti umane e di servizi alle comunità», conclude Sara. «Anche per questo ci piacerebbe vedere che le istituzioni a tutti livelli tornino ad occuparsi di territori interni. Chi viene a Glori ci dice che è bellissimo. Noi che lo viviamo sappiamo che si può fare ancora di più». 

Per saperne di più su Glori, frazione di Molini di Triora, segui la pagina facebook di Glori: the place to Be.


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Questo articolo è stato pubblicato in Storie dal futuro, la newsletter dedicata al racconto e al ritratto dei protagonisti del cambiamento che Valori.it invia ogni lunedì. Se vuoi riceverla iscriviti alla newsletter e seleziona “Economia sostenibile” tra i tuoi interessi.