Gli NFT, speculazione o nuova frontiera del copyright?
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I non-fungible token potrebbero rappresentare una vera e propria rivoluzione nel mondo della gestione dei diritti d’autore. Gli NFT, infatti, sono basati su un concetto diametralmente opposto rispetto a quello attuale. Se infatti i diritti sono gestiti oggi quasi unicamente in modo centralizzato, il sistema dei certificati digitali si basa sulle blockchain. E dunque, di fatto, su una decentralizzazione del trattamento dei dati.
Ma si tratta di qualcosa che aiuterà chi quei diritti d’autore li detiene, ovvero gli autori delle opere? La realtà è che, ad oggi, in assenza di un quadro normativo di riferimento risulta ancora difficile comprendere sia, da un lato, la reale portata del cambiamento. Sia, dall’altro, decifrare quale potrà essere il futuro di tale nuova tecnologia. È noto, però, che sono in molti a puntarvi. Non soltanto chi ha creato un’opera o chi gestisce i sistemi di blockchain (che rappresenterebbero il protocollo di riferimento, in futuro).
Gli NFT tra presente, futuro e necessità di norme ad hoc
Ma anche le stesse società responsabili attualmente della gestione, come nel caso italiano della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE), che ha già deciso di produrre un quantitativo enorme di NFT e osserva da anni con attenzione l’evoluzione del settore.
In questo podcast cerchiamo di comprendere, anche da un punto di vista tecnico, in cosa consistono i non-fungible token, come funzionano e quali prospettive aprono, almeno da un punto di vista potenziale. Ad aiutarci a farlo è Mariano Carozzi, esperto del settore che dopo aver lavorato presso Banca Sella, ha fondato Prestiamoci, prima piattaforma di P2P landing in Italia. Il suo è un punto di vista accorto ma non pessimista. Gli NFT dovranno infatti essere gestiti in modo adeguato e la stessa tecnologia dovrà essere governata, anche per ciò che attiene alle norme che dovranno regolamentarla. Ma le potenzialità di un cambiamento utile anche per gli autori dei contenuti esiste.