Armi sostenibili. Di cosa stiamo parlando?
Si moltiplicano le paradossali richieste per fare rientrare le armi negli investimenti cosiddetti sostenibili
Sei vegetariano. Vai al ristorante e ti portano una bistecca con patate. Provi a spiegare che non mangi carne, ma ti rispondono che da oggi sono considerati vegetariani anche piatti a base di carne. Basta che il contorno occupi almeno un terzo del piatto. Cosa pensi? Che anche chi mangia bistecche è di colpo diventato vegetariano, o che hanno stravolto il significato della parola?
Allo stesso modo, stiamo assistendo a un moltiplicarsi di posizionamenti, dichiarazioni, eventi per fare rientrare anche le armi nelle definizioni di “sostenibilità”. E in particolare per non escludere gli investimenti in armi dal percorso sulla finanza sostenibile promosso dall’Unione europea. Non solo le lobby del settore, ma anche una buona parte del mondo istituzionale spinge in questa direzione. Ricordiamo un posizionamento dei ministri della Difesa europei, cosi come potremmo citare incontri e iniziative della più varia natura.
Come investire in armi e continuare a dichiararsi sostenibili
Ultimo in ordine di tempo un convegno organizzato dalla Commissione europea, e in particolare dalla Direzione dell’Industria, dello Spazio e della Difesa (DG-DEFIS) lo scorso 27 novembre. Un’intera giornata dedicata ai rapporti tra finanza e industria della difesa, che ha ruotato intorno a un tema onnipresente: come superare le esclusioni o i limiti all’investimento in armi da parte dei fondi sostenibili e ESG.
Praticamente ogni relatore intervenuto nella giornata, dalla stessa Commissione al mondo finanziario a quello produttivo, ha spiegato che non ci sarebbe nessun motivo per escludere le armi dai fondi sostenibili. Ripetendo slogan come «nessuna sostenibilità senza sicurezza». E arrivando a definire «approcci tossici» alla sostenibilità quelli che escludono il settore delle armi.
Un approccio che nel corso del convegno non ammetteva repliche di sorta. Un referente della rete di investitori istituzionali Shareholders for Change che seguiva on line è stato espulso dalla videoconferenza unicamente per avere posto alcune domande nella chat. È stato riammesso solo dopo più di un’ora e dopo le proteste di altri partecipanti.
Ma se tutto è sostenibile, allora nulla lo è
Per chi da sempre promuove e pratica la finanza etica e sostenibile, questa posizione è semplicemente inaccettabile. Lo ha recentemente ribadito la GABV, rete internazionale che riunisce oltre 70 banche sparse nei cinque continenti. Affermando in suo documento che «il finanziamento delle armi non può rientrare in alcun modo in, anzi è in contrasto con, qualsiasi definizione di finanza sostenibile».
Ma prima ancora basterebbe ricordare la storia della finanza sostenibile. I primi casi, già nel XIX secolo, di investimenti che ponevano attenzione a questioni non strettamente finanziarie furono dei fondi religiosi negli Stati Uniti, che decisero di escludere le “azioni del peccato”. Tra queste, oltre ad alcol o gioco d’azzardo, l’unica attività onnipresente era la completa esclusione delle imprese del settore delle armi. Da allora è stato cosi per ogni fondo sostenibile o responsabile. Fino a oggi.
Dire che le armi non possono rientrare in simili definizioni non significa in alcun modo vietarne il finanziamento. Un gestore di un fondo può continuare a investire in armi, ma non può farlo dichiarandosi sostenibile. Il motivo è semplice. Se tutto è sostenibile, nulla lo è. Includere le armi significherebbe svuotare completamente di senso la stessa parola sostenibilità.
Le parole sono importanti: anche e soprattutto sulle armi
Se succedesse, l’unica opzione per i milioni di clienti e risparmiatori che chiedono a banche e gestori finanziari di investire i propri soldi in accordo con i propri principi, sarebbe cambiare termini e definizioni. Abbandonare completamente il percorso sulla finanza sostenibile in Europa. Continueremo a escludere le armi, solo usando altre parole per dirlo.
Se qualcuno viene a dirmi che le bistecche rientrano nella definizione di vegetariano quando io non voglio mangiare carne, semplicemente smetto di usare quella parola. E ne trovo un’altra per continuare a indicare il cibo che voglio mangiare.
La discussione oggi è tutta qui. Non si sta decidendo se includere o meno le armi nella finanza sostenibile. Si sta decidendo se la parola “sostenibilità” debba avere ancora un qualche significato. O se dovremo abbandonarla e iniziare a chiamare le cose in un altro modo.