Stati Uniti, alle assemblee degli azionisti cala il sipario sulla sostenibilità

Alle assemblee degli azionisti delle grandi società statunitensi, le risoluzioni ambientali e sociali sono sempre meno. E ricevono sempre meno sostegno

Alle assemblee degli azionisti delle corporation statunitensi si parla sempre meno di sostenibilità © Hoàng Ngọc Huy/Unsplash

La stagione delle assemblee degli azionisti delle grandi corporation statunitensi si chiude con un magro bottino per chi le vede come luoghi in cui spronare dall’interno un cambiamento positivo. Di tutte le risoluzioni a tema ambientale che sono state presentate, e che sono comunque molte meno rispetto all’anno scorso, nessuna è stata approvata. È la prima volta che accade dal 2019, riferisce il Financial Times citando i dati di The Conference Board. Dal 2022, quando il movimento per la finanza sostenibile era al culmine della popolarità e riusciva a far approvare ben 14 risoluzioni ambientali, sono passati appena due anni. Due anni e, soprattutto, un cambio di presidenza. Con i repubblicani di Donald Trump che controllano la Casa Bianca e il Congresso, chi sostiene istanze ambientali, sociali e di governance (Esg) è malvisto. E i grandi fondi si adeguano.

Vanguard boccia (di nuovo) tutte le risoluzioni ambientali e sociali

Grandi fondi come Vanguard, il secondo (dopo BlackRock) per volume di asset gestiti. Che già lo scorso anno aveva votato contro ogni singola risoluzione a tema ambientale e sociale alle assemblee degli azionisti delle società statunitensi. E quest’anno ha replicato. L’unica differenza sta nel fatto che ne ha dovute esaminare meno: nel 2024 erano circa 400, nel 2025 appena 261. Anche in questo caso salta all’occhio il drastico cambiamento di rotta in un arco di tempo relativamente breve. Nel 2021, quando il presidente degli Stati Uniti era Joe Biden e parlare di sostenibilità portava consensi, ne aveva supportate addirittura il 46%.

Vanguard ha cercato di giustificare questi dati in parte con i cambiamenti nelle regole della Securities and Exchange Commission, in parte col fatto che le proposte arrivate fino al voto fossero molte meno. La società ci ha tenuto a precisare di averle valutate una per una, ritenendo che non affrontassero «rischi finanziariamente rilevanti per gli azionisti» o che fossero «eccessivamente prescrittive nelle richieste» (è il caso delle mozioni che chiedevano piani di riduzione delle emissioni di gas serra). Ha votato anche contro le mozioni anti-Esg che, a differenza delle altre, nell’ultimo biennio sono sempre più numerose.

Una stagione delle assemblee degli azionisti svuotata dal dibattito

Un’analisi di EY su questa stagione di assemblee degli azionisti conferma che le evoluzioni normative volute dalla Securities and Exchange Commission hanno avuto un peso. Perché l’agenzia, che equivale alla nostra Consob, ha eliminato le linee guida SLB 14L introdotte durante l’amministrazione Biden. Queste ultime rendevano più difficile, per le aziende, bloccare le mozioni degli azionisti che toccano temi «di ampio interesse sociale». Formalmente la Sec è un’agenzia indipendente e bipartisan. Nei fatti, l’amministrazione in carica nomina il presidente ed esercita una forte influenza sulla sua linea politica. Si spiega così il ritorno a linee guida che, di fatto, mettono i bastoni tra le ruote a chi intende fare engagement.

L’impatto è stato immediato. Nelle assemblee degli azionisti delle società che compongono l’indice S&P 1500, e che rappresentano circa il 90% della capitalizzazione di mercato statunitense, quest’anno sono state presentate 659 proposte. Nel 2024 erano 829. Ne sono state effettivamente votate circa 400, il 24% in meno rispetto allo scorso anno. Il dato è complessivo e, dunque, tiene conto di risoluzioni che vertono sugli argomenti più vari. Quelle relative ai rischi climatici e alla transizione energetica sono 48, contro le 74 del 2024. Le proposte anti-Esg sono un centinaio ma, mediamente, incassano a malapena il 2% dei sì da parte degli azionisti. Molto meno rispetto alle – pur impopolari – proposte ambientali. Almeno per ora, dunque, sono solo prese di posizione prive di ripercussioni concrete.

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