Anche sei banche italiane nel programma per realizzare i caccia F-35

Sei banche italiane fanno transitare sui loro conti oltre 20 milioni di euro, derivanti dalle esportazioni di componenti dei caccia F-35

Linda Maggiori
Sei banche italiane sono coinvolte nel programma che realizza i caccia F-35 © U.S. Air Force photo by Master Sgt. Richard P./Wikimedia Commons
Linda Maggiori
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Sono sei le banche italiane coinvolte nel Joint Strike Fighter (JSF), il controverso programma intergovernativo voluto e diretto dagli Stati Uniti che realizza gli F-35. I cacciabombardieri di ultima generazione usati anche dall’esercito israeliano per bombardare la Striscia di Gaza.

Quali banche italiane sono coinvolte nelle esportazioni di componenti degli F-35

Nella “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, relativa all’anno 2023 e redatta ai sensi della legge 185/90 (Volume 2 dal ministero Economia e finanze) si legge che sono coinvolte nel programma Joint Strike Fighter Banca Nazionale del Lavoro (Bnl), Banca Popolare di Milano (Bpm), Banca Popolare Emilia-Romagna (Bper), Crédit Agricole Italia, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Queste banche fanno transitare sui loro conti oltre 20 milioni di euro, derivanti dalle esportazioni di componenti degli F-35. Di preciso si tratta di 547.654 euro transitati nei conti di Bnl, 2.523.463 euro per Bpm, 3.884.815 di euro per Bper, 4.161.670 euro nella banca Crédit Agricole Italia, 5.414.437 euro per Intesa Sanpaolo e 4.207.353 per Unicredit.

banche italiane coinvolte nel programma per gli F-35
Estratto della tabella “programmi intergovernativi, Relazione attività 2023 del ministero dell’Economia e delle finanze, Operazioni disciplinate dall’art. 27, legge 09/07/1990, n. 185”. Focus sulle banche coinvolte nel programma JSF

Recentemente 230 organizzazioni in tutto il mondo hanno chiesto di fermare ogni traffico diretto e indiretto dei componenti. «Il programma dei caccia F-35 è emblematico della complicità dell’Occidente nei crimini di Israele contro i palestinesi», ha detto Katie Fallon, responsabile advocacy della Campaign Against Arms Trade. «Questi jet sono stati determinanti nei 466 giorni di bombardamenti israeliani su Gaza e in violazioni che includono crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Dopo il recente raggiungimento del cessate il fuoco limitato, il governo statunitense, partner principale del programma F-35, ha minacciato Gaza di una pulizia etnica di massa e di uno sfollamento forzato. Questo programma d’armamento fornisce il consenso materiale e politico di tutti i partner occidentali affinché questi crimini continuino».

L’Italia è il secondo partner del programma Joint Strike Fighter dopo il Regno Unito

L’Italia è il secondo partner del JSF dopo il Regno Unito. In provincia di Novara, a Cameri, c’è il centro europeo di assemblaggio, riparazione e aggiornamento degli F-35 (MRO&U). Nel nostro Paese sono numerose le aziende coinvolte nella supply chain di questo programma, che vede come capofila la statunitense Lockheed Martin. Tra le imprese nostrane coinvolte troviamo Aerea, Officina meridionale di precisione meccanica, Aviogei, Forgital, LMA, Moog Italiana, N.C.M. Spa, Pratt & Whitney Military Italy Srl, Secondo Mona Spa, Elettronica Aster Spa, Hypertac S.p.A, Leonardo, Piaggio Aereo Industries, Pietro Rosa Tbm Srl, Ge Avio. La potenza letale degli F-35 è enorme, anche perché dal 2024 sono stati abilitati a trasportare le nuove bombe nucleari B61/12, progettate e costruite negli Stati Uniti e stoccate anche nelle basi italiane (e non solo).

D’altra parte il programma F-35 sta suscitando sempre più perplessità perché alimenta la dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti. Secondo Christophe Gomart, ex capo dell’intelligence militare francese ed eurodeputato del Partito popolare europeo (Ppe), gli F-35 europei non potrebbero operare senza il consenso del Pentagono. Sua la famosa frase: «Se gli Stati Uniti attaccassero la Groenlandia, nessun Paese europeo potrebbe far decollare i suoi F-35 per difenderla. Perché questi jet sono dotati di un sistema di blocco che impedirebbe il volo se il piano non fosse approvato dal Pentagono». L’Italia nel settembre 2024 ha però deciso di comprare altri 25 caccia F-35, per una spesa complessiva di 7 miliardi entro il 2035. 

Non solo F-35: quanto sono vicine le banche italiane al commercio di armi

Le sei banche coinvolte nel programma JSF, d’altra parte, non si fermano a questo progetto, ma finanziano ampiamente il commercio di armi anche su altri fronti e altri programmi intergovernativi.

Sempre secondo la relazione ministeriale ai sensi della legge 185/90, Crédit Agricole Corporate and Investment Bank, di proprietà francese, ha finanziato e dato garanzie per il commercio di armi per un totale di 522 milioni di euro (anno 2023). Mentre la controllata Crédit Agricole Italia per 79 milioni di euro. Particolare è la storia di questa banca francese che a partire dal 2007 ha acquisito da Intesa Sanpaolo le varie casse di risparmio locali. A partire da Cariparma, FriulAdria, Cassa Risparmio La Spezia, fino alla Cassa di Risparmio di Rimini, Cassa di Risparmio di Cesena e Cassa di Risparmio di San Miniato, creando così Crédit Agricole Italia con sede a Parma.

Poi c’è Intesa Sanpaolo che nel 2023 ha dato finanziamenti/garanzie per quasi un miliardo di euro (968.676.719 euro) per export/import di armi e pezzi di armamenti. La supera solo Unicredit che ha dato finanziamenti e garanzie per un miliardo e mezzo, sempre nel settore armi. Un po’ meno hanno fatto Bper (con 19 milioni di euro) e Bnl (con 15 milioni di euro).

Le banche europee che finanziano chi fornisce armi a Israele

Ritroviamo Crédit Agricole (gruppo francese), Intesa, UniCredit e Bpm anche nel rapporto The companies arming Israel and their financiers (giugno 2024) tra le prime venti banche europee che hanno sostenuto le aziende armiere più coinvolte nell’esportazione di armi a Israele da gennaio 2021 ad agosto 2023. Aziende del calibro di Boeing, General Dynamics, Leonardo, Lockheed Martin, RTX, Rolls-Royce. Nel dettaglio, Crédit Agricole ha contribuito con circa 5 miliardi di euro, tramite prestiti e/o sottoscrizioni alle aziende citate. Unicredit con 1 miliardo e 600 milioni, Banco Bpm con 303 milioni di euro, Intesa Sanpaolo con 657 milioni di euro. Su un totale europeo di circa 36,7 miliardi di euro.

banche israele
I primi 20 creditori europei che hanno fornito prestiti e/o servizi di sottoscrizione alle aziende selezionate nel periodo da gennaio 2021 ad agosto 2023. I dati sono stati recuperati dalle banche dati Bloomberg e Refinitiv Eikon da Profundo. Tutte le cifre sono in milioni di euro © The companies arming Israel and their financiers

Crédit Agricole e Intesa Sanpaolo sono anche tra i top 20 investitori europei che detengono azioni e/o obbligazioni nelle aziende già citate. Rispettivamente 521 milioni di euro e 205 milioni di euro. D’altra parte, Banca Nazionale del Lavoro, Intesa Sanpaolo, UniCredit e UniCredit Factoring Spa, Banco BPM, Crédit Agricole Corporate and Investment Bank e Crédit Agricole Italia fanno parte di un gruppo di banche e istituti finanziari con cui Leonardo (azienda statale di armamenti e tra i più grandi esportatori di armi in Israele) ha sottoscritto dei protocolli di intesa per supportare finanziariamente la propria catena di fornitura. 

Sulla scia di questa consapevolezza, a Faenza alcuni comitati pacifisti hanno chiesto di togliere la banca Crédit Agricole Italia dai soci della Fondazione MIC Museo Internazionale Ceramiche di Faenza. Un ente famoso a livello internazionale e insignito del titolo “Monumento messaggero di una cultura di pace-Unesco”. «Un museo monumento per la pace non dovrebbe avere tra i suoi soci banche armate», è l’appello.