BloombergGPT, la finanza avrà la sua intelligenza artificiale
Si chiamerà BloombergGPT e si baserà sull’immensa mole di dati finanziari della società americana. Ma con quali criteri?
L’intelligenza artificiale fa il suo ingresso ufficiale nel mondo della finanza. Se già in molti si erano cimentati nel cercare di carpire informazioni – e magari consigli sugli investimenti – utilizzando l’ormai celebre ChatGPT (di recente vietata in Italia), ora è il colosso americano Bloomberg ad annunciare il lancio di un sistema ad hoc. Si chiamerà BloombergGPT e potrà “allenarsi” sull’immensa mole di dati finanziari raccolti dalla stessa società statunitense.
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BloombergGPT, la ChatGPT dedicata alla finanza
Quest’ultima è attiva infatti dal 1981. Da allora, ha potuto generare quella che definisce «la più grande massa di dati di un settore specifico mai costruita». Il funzionamento dovrebbe essere simile a quello di ChatGPT, basato sul cosiddetto “large language model” (LLM), che permette di fornire risposta a domande poste con un linguaggio non tecnico.
Per le imprese, BloombergGPT potrebbe essere utile per capire se un’informazione comporterà una reazione positiva o negativa sui mercati. Ciò proprio grazie alla specializzazione del database utilizzato. Ma il sistema dovrebbe anche permettere di effettuare con più facilità delle ricerche nel database dell’azienda.
Secondo quanto riportato dal quotidiano economico francese Les Echos, BloombergGPT «è stato “istruito” su un corpus di oltre 700 miliardi di token (frammenti di testo)». Di cui 363 miliardi provengono proprio dai dati interni dell’azienda, che sono stati selezionati appositamente: «Essi includono delle informazioni di attualità, dei comunicati stampa, dei documenti reperiti su internet, messaggi presenti sui social network e nei nostri archivi», ha specificato l’impresa. La restante parte del database è costituita da fonti di pubblico dominio.
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I dubbi sui criteri imposti all’algoritmo
L’algoritmo d’intelligenza artificiale – assicurano i ricercatori dell’azienda e dell’università Johns Hopkins, che hanno collaborato alla creazione dello strumento – si baserà su «50 miliardi di parametri». Si tratterebbe dunque di un corpus di “istruzioni” estremamente ampio, che dovrebbe garantire l’attendibilità delle risposte fornite da BloombergGPT.
Le domande e i dubbi, tuttavia, non sono pochi: chi ha fornito queste istruzioni? Su cosa ci si è basati per sceglierli? In che modo verranno “pesati” i dati “pescati”? Conterà di più la fonte o piuttosto la quantità (il che inevitabilmente premierebbe le informazioni e le valutazioni “mainstream”)? Ciò che sembra certo è che si sta aprendo una nuova era, anche per il mondo della finanza.