Blue bond: cosa sono e come funzionano gli investimenti per salvare mari e oceani

Crescono i blue bond, obbligazioni sostenibili dedicate alla salute degli oceani. Ma funzionano davvero? Ecco rischi e opportunità

La vita nei mari e negli oceani © LFPuntel/iStockPhoto

L’acqua dei mari e degli oceani copre oltre due terzi del globo terrestre, contiene la maggior parte della vita e delle specie animali e produce la metà dell’ossigeno che respiriamo sulla Terra. Per questo e per molto altro la vita umana dipende dalla salute dei mari e degli oceani. E anche l’economia. Le Nazioni Unite stimano che la “ocean economy” abbia un valore compreso tra i 3 e i 6mila miliardi di dollari all’anno. Tra il 3% e il 6% dell’economia globale, dunque. Ma gli esseri umani sembrano non volerlo comprendere, continuando a usare mari e oceani come discariche. A riconoscere importanza delle acque è arrivata invece la finanza. Lo si capisce dalla crescita degli investimenti nei blue bond.

Blue bond: l’ascesa nei mercati finanziari e cosa la sta guidando

I blue bond sono in buona sostanza una sottocategoria dei green bond. Puntano a un uso sostenibile delle risorse marine e alla promozione di tutte le attività economiche sostenibili correlate. Il primo blue bond è abbastanza recente. È stato emesso dal governo delle Seychelles nel 2018 con il nome di Seychelles Blue Bond. Un prestito obbligazionario da 15 milioni di dollari con il supporto della Banca mondiale e del Global Environment Facility. Pian piano queste obbligazioni sono cresciute, e nel 2024 rappresentavano circa lo 0,2% dell’emissione complessiva di bond sostenibili. E dal 2024 si sono diffuse in ogni ambito della finanza, da quella sostenibile a quella puramente speculativa degli Etf o dei fondi di private equity.

«Nel giro di pochi anni sono emersi fondi azionari, Etf (fondi indicizzati quotati), ma soprattutto fondi di private equity (titoli non quotati). E di recente abbiamo assistito anche al lancio di fondi obbligazionari. Tutti in qualche modo raggruppabili nella categoria dei blue bond», dice a Le Monde Hortense Bioy, direttrice della ricerca sugli investimenti sostenibili di Morningstar. «Le scelte di investimento di questi veicoli sono tutte legate ai cambiamenti climatici e alle pressioni sugli oceani. L’idea è di investire per contribuire a rispettare questo ecosistema. Salvaguardarne la biodiversità, migliorare la qualità dell’acqua e ridurre l’inquinamento, in particolare quello causato dalla plastica».

Blue bond: un’opportunità di investimento, non solo filantropia

«Non si tratta di filantropia, ma di un’opportunità di investimento», dice al quotidiano francese Kris Atkinson, gestore del Blue Transition Bond Fund. Un fondo lanciato da Fidelity, rivolto alle aziende con i rating finanziari più elevati e focalizzate sulla salute degli oceani e delle acque dolci. In generale, infatti, l’economia blu è infatti un sistema abbastanza complesso. E raccoglie al suo interno tutte le aziende che operano in terra e in mare con un legame diretto o indiretto con gli ecosistemi marittimi. Possono concentrarsi ad esempio sulla creazione e sullo sviluppo di soluzioni innovative per migliorare la qualità dell’acqua, ridurre l’inquinamento, promuovere la pesca sostenibile, l’economia circolare e contribuire alla rigenerazione della biodiversità acquatica.

Ma i blue bond possono interessare anche aziende che producono robot sottomarini. O semplicemente sviluppano nuovi metodi di pesca. «In generale possono essere aziende industriali legate all’oceano (pesca, trasporto marittimo) o meno (industria alimentare, packaging). Queste ultime si impegnano a decarbonizzare le loro attività (meno consumo di acqua, meno sprechi)», dice ancora Bioy. Ma come abbiamo visto con i green bond, di cui i blue bond sono parte, molto spesso questi impegni non sono sufficienti. È rimangono sulla carta. Anzi, come raccontato recentemente su Valori, a volte si finisce addirittura con il non rispettare nemmeno gli stessi minimi standard che li definiscono.

L’Onu punta sui blue bond per salvare gli oceani

Per fortuna, della crescita e dell’importanza dei blue bond, e di un’economia blu realmente sostenibile, sembrano essersene accorte anche le istituzioni politiche transnazionali. La Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani del 2025, dal 9 al 13 giugno a Nizza, sarà infatti incentrata su: “Accelerare l’azione e mobilitare tutti gli attori per la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani”. Si cercherà quindi di sostenere l’attuazione dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile 14 (Sdg14), con tre priorità principali. La prima è «lavorare per il completamento dei processi multilaterali legati all’oceano». La terza vuole «rafforzare e diffondere meglio le conoscenze legate alle scienze marine per migliorare il processo decisionale». La seconda intende invece «mobilitare risorse finanziarie per l’Sdg14 e sostenere lo sviluppo di un’economia blu sostenibile». Ed è quella che riguarda più da vicino i blue bond. Staremo a vedere.

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